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Perché Trump spaventa il Brasile*

L’elezione di Donald Trump dopo una campagna elettorale incentrata sul ritorno alla politica protezionista ha creato forti preoccupazioni in Brasile. Ma sul piano commerciale la situazione è molto più favorevole di quanto si pensi. I problemi potrebbero venire dalle turbolenze finanziarie.

Il Punto

2017, primo anno di Trump e avvio della Brexit vera. Con Usa e Regno Unito obbligati a crescere e a importare di più, a beneficiarne potrebbe essere la Ue. Molto però dipende dalle decisioni delle multinazionali e dalla capacità dei governi dell’Europa continentale di attrarne gli investimenti.
Archiviata come gaffe ministeriale la frase del ministro Poletti sui giovani che emigrano “e in molti casi è bene che rimangano dove sono”, mettiamo a fuoco il problema attraverso i numeri. Che dal 2009 si sono impennati. Sono per lo più persone istruite in cerca di prospettive migliori. Molti dal Sud. Dove non ritornano.
Il ministro degli Interni Minniti annuncia un giro di vite sugli stranieri non in regola: molte più espulsioni e riapertura dei Cie. Ma passare ai fatti è un’impresa titanica. Per contrastare l’irregolarità meglio puntare su corridoi umanitari con una selezione alla partenza, riaprire i flussi per tipo di lavoro, organizzare rimpatri volontari assistiti.
Grande economista e vero scienziato sociale interessato al dialogo tra discipline, Anthony Atkinson ha gettato le basi della moderna teoria della misurazione della disuguaglianza, riportandola ai suoi fondamenti etici. Con il chiodo fisso di politiche di welfare per contrastare povertà e iniquità e di un’Europa che metta al centro le persone e il loro benessere. Lascia un’eredità scientifica fondamentale e – a chi ha avuto l’onore di lavorare o studiare con lui – il ricordo di una grande carica umana.
Tra Natale e l’Epifania lavoce.info ha aggiornato quotidianamente il sito con nuovi articoli. Parlando di Monte dei Paschi, corporate governance, oro delle banche centrali, qualità dell’istruzione, politiche demografiche, alternanza scuola-lavoro, lotta ai cambiamenti climatici, scuole paritarie.

Buon 2017 a lettori e autori!

Tre nuovi ingressi in redazione: Paolo Balduzzi, Silvia Merler e Alessandro Santoro che i lettori de lavoce.info già conoscono attraverso numerosi loro interventi. Ci daranno contributi originali e di alto livello rispettivamente su temi politico-istituzionali, banca e politica monetaria, fisco e finanza pubblica. A Paolo, Silvia e Alessandro un caloroso benvenuto. 

Ritorno al protezionismo: ecco dov’è il paradosso

Nel mondo tira un’aria preoccupante di rifiuto del libero scambio. Brexit e Trump sono i sintomi di una nuova forma di nazionalismo. Che respinge gli accordi di libero scambio e promuove l’innalzamento di barriere. Un paradosso, dato che la globalizzazione ha abbattuto la povertà estrema.

Il Punto

Quanto scendono i costi della politica a seguito della riforma costituzionale oggetto del referendum del 4 dicembre? In un articolo precedente abbiamo stimato un totale di 161 milioni. In quello che pubblichiamo oggi il calcolo salirebbe fino a circa 500 milioni. Una bella differenza, su cui continueremo a discutere.
Con la riforma i consiglieri regionali e i sindaci avranno il Senato tutto per loro ma vedranno insieme sancito il processo di ri-centralizzazione già in atto. Alle regioni finanziariamente virtuose, però, lo stato potrà dare più autonomia rispetto alle altre. Sfuggono a questo principio (almeno temporaneamente) le regioni a statuto speciale e le province di Trento e Bolzano. Lì la riforma si applicherà solo dopo la modifica dei loro statuti, “d’intesa” con lo stato. Di fatto è un potere di veto sulle materie di loro competenza. Ingiustificato.
Cosa farà dei conti pubblici Donald Trump? Pare che “per rendere l’America di nuovo grande” il futuro presidente ricorra al taglio delle tasse, anche se non sono certo esclusi aumenti di spesa. In ogni caso, l’espansione sarà finanziata a debito nella speranza – tutta da dimostrare – che ciò rinvigorisca la crescita di lungo periodo. Il possibile mutamento di rotta dell’amministrazione Trump sull’ambiente ha trasformato la conferenza di Marrakech – in teoria un nuovo passo verso la riduzione delle emissioni di CO2 – in uno sterile esercizio. A una settimana dalla conclusione nessuno ricorda più nulla dei suoi risultati.
È legge il decreto fiscale che dovrebbe rafforzare la lotta all’evasione. Per ora, malgrado i 14,9 miliardi di riscossione record vantati dal premier, ci sono segni di indebolimento dell’attività, sia dal lato dei controlli che di quello degli incassi. A meno che non si classifichino come un successo i ritardati versamenti indotti dalla crisi.
È insufficiente a una vera trasparenza la tracciabilità dei pagamenti nei subappalti. Per ripulire il sottobosco in cui vegetano corruzione ed evasione occorre che la fattura elettronica sia imposta anche per i rapporti fra privati che riguardano le opere pubbliche. A cominciare dalla ricostruzione post-terremoto.

Tommaso Nannicini, sottosegretario alla Presidenza del consiglio, e Stefano Gagliarducci, consigliere economico del Presidente del consiglio, entrambi nel Comitato strategico per il contrasto alla povertà educativa (il primo ne è presidente), commentano l’articolo di Martini, Romano e Trivellato “Se la valutazione si fa con i fichi secchi”.

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Clima incerto a Marrakech

Lo spauracchio del possibile mutamento di rotta dell’amministrazione Usa sul cambiamento climatico ha reso la Cop 22 di Marrakech un esercizio che sarà subito dimenticato. Nessun passo avanti sulle questioni rimaste aperte dopo l’Accordo di Parigi. Intanto la temperatura continua ad aumentare.

Il Punto

Dalla consultazione del 4 dicembre ci si attende – lo dice il testo del quesito referendario – un risparmio di costi della politica. Stimiamo – con margini di incertezza – un risparmio massimo per il contribuente di 140 milioni due anni dopo l’entrata in vigore della riforma, e di 160 milioni a regime. Oltre all’articolo, la versione e-book di 12 pagine. Con la riforma costituzionale sottoposta al giudizio degli elettori sarebbero ammessi referendum consultivi e propositivi, una soglia più alta per le leggi d’iniziativa popolare e uno sconto sul quorum del referendum consultivo se le firme sono oltre 800 mila. Sempre su referendum e dintorni: un sistema (quasi) monocamerale genera maggiore stabilità del governo? In teoria sì. In pratica, il bicameralismo non è la sola causa dell’effimera durata media dei governi italiani, la più breve tra i sistemi parlamentari europei. Esecutivi a scadenza fanno riforme poco incisive, orientate solo agli obiettivi di breve.
Se i sondaggisti americani – che hanno sbagliato le previsioni sulle presidenziali – avessero tenuto d’occhio quello che i cittadini cercavano sui motori di ricerca, avrebbero capito meglio le tendenze dell’elettorato. Che sono sfuggite ai metodi tradizionali di indagine.
Parlando di ridurre le emissioni, bisogna partire dal fatto che i vari paesi del mondo producono CO2 in misura diseguale. C’è chi ne produce troppa rispetto alla sua popolazione (il Nord America) e chi – come l’India – ne produce meno di quanto potrebbe “permettersi”. In mezzo la Cina che inquina suppergiù in linea con la sua demografia. Il secondo di tre articoli.
Nel bilancio dell’ultimo periodo di programmazione dei fondi europei ancora una volta l’Italia si è mossa come un elefante tra i cristalli. Progetti e pagamenti in ritardo, rischio di perdere i finanziamenti e, dove ci sono stati risultati positivi, contributo modesto alla crescita. Per il futuro serve attenersi a regole più rigorose.

Marisa Civardi risponde ai commenti al suo articolo “Referendum costituzionale bocciato dal metodo statistico

Presidenziali Usa: cosa cercavano gli elettori

I sondaggi sulle presidenziali Usa si sono dimostrati sbagliati. Se invece analizziamo le ricerche su Google, vediamo che la vittoria di Donald Trump era prevedibile. Quanto alla campagna elettorale, solo quattro anni fa si dava molta più attenzione al programma. L’ossessione degli scandali.

Il Punto

Obama lascia a Donald Trump un’America che cresce del 2 per cento e una disoccupazione sotto il 5 per cento. Ai molti americani scontenti il neo-presidente Usa ha promesso più infrastrutture e forti tagli di tasse, che faranno salire la domanda interna ma anche il debito pubblico e il disavanzo commerciale.
Abolito (o quasi) in Italia il finanziamento pubblico ai partiti da oltre 20 anni, torna in auge in altri paesi. Dove si pensa invece di vietare le donazioni private sostituendole con finanziamenti statali. Qual è il modello più trasparente? Qualche indicazione utile dal caso della piccola Lituania.
Sempre più fumatori passano alla sigaretta elettronica. Uno studio mostra che a usare la “e-cig” sono soprattutto i consumatori più abbienti e più istruiti. In ogni caso, sarebbe bene che le autorità sanitarie ne chiarissero meglio gli effetti potenziali.
Le proteste dei fattorini Foodora riaccendono un faro sul lavoro falsamente autonomo e senza garanzie. Il Jobs act ha mandato in soffitta i contratti co.co.co. e torna alla grande una forma di rapporto ben nota: la finta partita Iva. Vediamo perché i tentativi di estendere qualche tutela a queste figure non sono riusciti.

 

Hillary o the Donald? Così reagiranno i mercati finanziari

Cosa accadrà sui mercati finanziari dopo le presidenziali americane? Una vittoria repubblicana potrebbe comportare una forte caduta delle borse, non solo negli Stati Uniti. L’elezione della candidata democratica potrebbe portare a un aumento dei tassi d’interesse e a una riduzione della volatilità.

Clinton-Trump: la sfida in diretta

Manca poco alle elezioni presidenziali americane e la campagna elettorale è più accesa che mai. Archiviati i primi dibattiti televisivi (vinti tutti da Hillary, a detta degli esperti) e schivando scandali e polemiche di ogni genere, è bene dare un’occhiata ai sondaggi per cercare di capire dove l’opinione pubblica americana si stia effettivamente indirizzando.

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