L’ascesa al potere di uomini forti in molti paesi sembra un fenomeno quasi inarrestabile. Rappresentano una minaccia per la democrazia, a cominciare da Putin. Si spiega così, forse, la determinazione di Biden nel sostenere la resistenza ucraina.
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La guerra in Ucraina ha inevitabili conseguenze su crescita, commerci e inflazione a livello mondiale. Ma cosa succederà quando sarà terminata? Alle previsioni fosche si contrappongono scenari più ottimistici, di continuità con l’ordine attuale.
Se escono dall’anonimato e dall’illegalità e se vengono ben regolamentate, le criptovalute possono dare un valido contributo a molte cause. Lo dimostra l’utilizzo che ne fa il governo ucraino per garantire l’afflusso di donazioni nel corso della guerra.
Vladimir Putin è al potere in Russia dal 1999, con un consenso interno rimasto sempre alto. L’andamento di tre variabili macroeconomiche aiuta a capire le ragioni economiche della sua popolarità. E forse a prevederne le mosse nel prossimo futuro.
Per ora, la guerra in Ucraina non ha provocato un terremoto sui mercati finanziari internazionali. Ma è difficile immaginare una rapida soluzione della crisi. E la crescita economica mondiale è destinata a rallentare per le sanzioni e per l’inflazione.
I dazi Usa contro la Cina hanno danneggiato soprattutto i consumatori americani, mentre aumentano commercio internazionale ed esportazioni di altri paesi. Sono effetti da valutare con attenzione prima di avviare nuove crociate.
Sono attendibili le rosee stime della Commissione e di altri organismi internazionali sull’economia italiana? In tempi tanto incerti è difficile fare previsioni. Ma è probabile che l’inflazione duri più a lungo di quanto sostengono le banche centrali.
Rony Hamaui è intervenuto a Focus Economia su Radio 24 dell’11 novembre per commentare le nuove previsioni della Commissione europea sulla crescita.
Nuove nuvole si stagliano sull’orizzonte internazionale: quelle della stagflazione. Non sarà probabilmente forte e duratura come negli anni Settanta, ma l’economia mondiale potrebbe rallentare e una moderata inflazione durare più a lungo del previsto.
Le banche centrali dei principali paesi sviluppati, Bce in testa, si muovono nella stessa direzione. Cercano di uscire dalla logica emergenziale iper-espansiva degli ultimi due anni con molta prudenza. La scelta ha diverse ragioni, tutte comprensibili.