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La ripresa italiana: il traino di esportazioni e consumi, il freno delle importazioni

Grafico pil

L’Istat ha pubblicato i dati annuali di consuntivo del 2016 sulla crescita del Pil e delle sue componenti di domanda interna ed estera. La crescita è cominciata modestamente nel 2014 (+0,1 per cento) e proseguita a passo più spedito nel 2015 e 2016, che hanno fatto registrare rispettivamente un +0,8 e +0,9 per cento. La crescita complessiva del Pil nel 2014-16 rispetto al minimo del 2013 è stata dunque dell’1,8 per cento. In questi anni il passo dell’Italia è stato meno spedito di quello degli altri grandi paesi europei e della media dell’eurozona. Ma il divario di crescita rispetto all’Europa è diminuito nel tempo.
Come si vede dal grafico, la crescita del Pil è stata trainata da due voci, consumi ed export. I consumi delle famiglie sono saliti complessivamente del 3,2 per cento, particolarmente nel 2015, l’anno di maggiore efficacia del bonus degli 80 euro. L’export ha raggiunto il suo massimo di sempre nel 2016, con una crescita del 9,8 per cento rispetto ai livelli 2013. A frenare la crescita del Pil è stato l’inusuale boom delle importazioni che – con il loro +13,5 per cento – sono aumentate percentualmente addirittura più rapidamente delle esportazioni.
Rispetto ad analoghi episodi di ripresa economica del passato, famiglie e aziende italiane hanno soddisfatto la loro accresciuta domanda di consumi e investimenti acquistando più beni e servizi prodotti all’estero. Un segno di maggiore internazionalizzazione ma anche di perdita di competitività dei produttori italiani. Soprattutto, un chiaro e pesante lascito della lunga crisi di questi anni.

La ripresa si consolida all’1 per cento

pil giusto

L’Istat comunica che anche nel quarto trimestre 2016 è proseguita la crescita del prodotto interno lordo italiano. L’anno si è chiuso con un +0,2 per cento rispetto al terzo trimestre 2016 e un +1,1 per cento rispetto al quarto trimestre del 2015.
Sono numeri che rivelano una crescita finalmente in consolidamento verso l’uno per cento, seppure ancora inferiore a quanto si osserva nell’eurozona (il cui prodotto interno lordo nel quarto trimestre 2016 è salito dello 0,5 per cento sul trimestre precedente e dell’ 1,8 per cento rispetto a un anno prima). Guardando indietro nel tempo, il Pil (al netto dell’inflazione) ha toccato un punto di massimo nel primo trimestre 2008 (pari a 100 nel nostro grafico). Dopo le due recessioni del 2008-09 e del 2011-12, il Pil dell’Italia ha toccato il minimo nella prima metà del 2013 (-9,4 per cento in meno rispetto al primo trimestre 2008). La – graduale – ripresa vera e propria è cominciata nel primo trimestre 2015. Ad oggi, dopo otto trimestri di ripresa, mancano ancora 7,5 punti percentuali rispetto ai massimi di inizio 2008.

Crescita: piccolo è brutto, ma a volte conviene

Perché la ripresa dell’economia italiana resta anemica? Si può accusare la piccola dimensione delle imprese, che ostacola gli investimenti e l’innovazione. Ma a determinare la competitività è il confronto tra produttività e costi. E questi ultimi per le grandi aziende sono di gran lunga più alti.

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