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L’orologio delle riforme

Sui siti governativi e sui media abbondano i cronoprogrammi delle riforme del governo. Per i  non addetti ai lavori è però difficile orientarsi sul quando e sul cosa è stato promesso esattamente. E a che punto sono i passaggi legislativi. Proviamo a semplificare l’accesso a una materia tanto importante e tanto ostica con il nostro “orologio delle riforme”. Scaricate il file pdf, cliccate sui link e seguitene gli aggiornamenti sul sito.

Banche popolari, la fine di un’era

Il Governo sembra intenzionato ad abolire il voto capitario nelle banche popolari. Sarebbe una vera svolta, soprattutto se dovesse riguardare solo quelle sopra una certa dimensione. Il voto per azione migliorerebbe il governo societario e accrescerebbe il grado di concorrenza nel mercato bancario.

Il tortuoso cammino delle semplificazioni

Con l’approvazione dell’agenda della semplificazione, il Governo cerca di dare organicità alle misure che dovrebbero rendere più efficienti e celeri le procedure amministrative. E aiutare la ripresa. Peccato che i risultati si vedranno tra due anni: forse il crono-programma è da rivedere.

Nove mesi di Governo Renzi

Nove mesi fa Matteo Renzi ha inaugurato il suo Governo con un fuoco di fila di impegni e promesse. E nel tempo ha confermato questo suo stile. Ma cosa ha realizzato e cosa no finora? Tema per tema, le valutazioni de lavoce.info.

Tu chiamale, se vuoi, consultazioni

Si fa presto a dire “consultazione”. Realizzarla in modo corretto ed efficace significa rispettare un metodo che prevede di dar conto pubblicamente dei commenti e dei suggerimenti dei cittadini e di spiegare le ragioni alla base delle decisioni prese. Non è il percorso seguito finora dal Governo. 

L’euro è una trappola?

Confronto tra Hans-Werner Sinn e Massimo Bordignon
La situazione dell’euro area e con essa dell’Unione Europea continua a destare forti preoccupazioni, con disoccupazione in crescita e forti rischi di deflazione. Ancora più preoccupanti sono i conflitti tra i paesi membri su come uscire dalla crisi, tra chi sostiene la necessità di mantenere le politiche di rigore e chi ritiene invece indispensabile utilizzare politiche fiscali e monetarie più espansive. Le recenti scelte di Francia e Italia sulle proprie politiche di bilancio, in conflitto con le norme europee, come le difficoltà della Banca centrale europea a perseguire le proprie politiche, sono una chiara evidenza della situazione di stallo in cui si dibatte l’area.  Di questi temi si è discusso al convegno di settembre de lavoce.info, dove Hans-Werner Sinn ha presentato il suo recente libro “The Euro Trap”(Oxford University Press, 2014) in un dibattito coordinato da Massimo Bordignon e in cui è intervenuto Francesco Giavazzi. Pubblichiamo un carteggio (in inglese) tra Massimo Bordignon e Hans-Werner Sinn sulle tesi principali del libro e sulle possibili soluzioni o non soluzioni della crisi dell’euro.

Da dove partire per la riforma del welfare

Il welfare italiano è certamente da riformare. Ma occorre farlo in modo coerente, evitando di accentuare la frammentarietà del sistema. Bene introdurre politiche universali di sostegno al costo dei figli e garantire forme di reddito a chi si trova in povertà.

Per la crescita non bastano le riforme italiane

La crisi italiana dipende da più cause. E se le riforme strutturali possono risolvere quelle strettamente legate al nostro sistema produttivo, poco riusciranno a fare per quanto riguarda una situazione economica globale di stagnazione. Ma è soprattutto l’Europa che deve cambiare politica.

Fare bene i tagli per farne meno

Se si vuole evitare di sottoporre un paese allo stremo a una cura da cavallo, il Governo ha una sola strada a disposizione: portare a termine almeno una riforma strutturale entro ottobre. E per farlo, può usare la Legge di stabilità per una profonda razionalizzazione della spesa pubblica.

Terzo settore sotto la lente d’ingrandimento

I “dati elementari” del Censimento 2011 mostrano che il terzo settore è cresciuto meno di quanto si pensi: l’aumento dell’occupazione è concentrato nelle istituzioni più vecchie. Ma il Governo sembra intenzionato a privilegiare le start-up di nuove imprese sociali.

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