Nell’emergenza economica la cassa integrazione in deroga è uno strumento utile per dare un sostegno ai lavoratori. Ma procedure complesse e farraginose producono gravi ritardi nell’erogazione. Per cambiare serve più coraggio degli amministratori pubblici.
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È paradossale che il governo stanzi ingenti risorse per fornire liquidità alle imprese attraverso le banche, mentre le pubbliche amministrazioni non pagano i propri debiti. Eppure, somme già stanziate in bilancio non si trasformano in pagamenti effettivi.
Le minori entrate dovute alle misure di blocco delle attività potrebbero causare un disavanzo generalizzato di tutti gli enti locali nel 2020. Mentre aumentano le spese per la sanità. Ecco cosa deve fare lo stato centrale per aiutare regioni e comuni.
Il sistema ospedaliero è messo a dura prova dal Covid-19. Sotto accusa sono i tagli ai posti letto degli ultimi anni, anche se quelli in terapia intensiva sono aumentati. Per il dopo-epidemia si profila l’opportunità di un piano Marshall della sanità.
Manca il coordinamento nelle azioni di contrasto al coronavirus. Non solo tra stati in Europa ma anche tra regioni e governo centrale in Italia. Il risultato è quello di aumentare la confusione tra le persone. Che sarebbero rassicurate dalla definizione centrale di affidabili protocolli nazionali e locali. Nelle località colpite dall’epidemia si afferma lo smart working, il lavoro da casa. Che avviene secondo un quadro di regole appesantito da requisiti burocratici ora appropriatamente sospesi. In attesa di essere rivisti definitivamente.
I rifiuti sono tali ovunque e vanno gestiti, ma ogni regione fa a modo suo. Anche perché – solo da noi – si distingue tra gli “urbani” (da smaltire localmente) e gli “speciali”, cedibili a prezzi di mercato. Con una convenienza economica a trasformare gli urbani in speciali.
La Germania era, con l’Italia, uno dei paesi Ue con la popolazione più anziana. Negli ultimi anni però ha cambiato passo cominciando a crescere demograficamente con l’afflusso di immigrati (ora quasi 12 su 100 residenti), anche attratti dall’efficiente welfare tedesco. È un modello da imitare?
Per battere l’evasione fiscale va bene che il fisco raccolga più informazioni ampliando la fatturazione elettronica e favorendo fiscalmente i pagamenti tracciabili. Ma poi i dati vanno usati con modelli e algoritmi. E bisogna anche perseguire l’evasione fatta da società fantasma formalmente in regola che “si scordano” di versare il dovuto.
Il voto in Umbria di domenica è stato un test elettorale di entità modesta (solo 1,4 per cento dei votanti nazionali) ma con significato nazionale. Se la coalizione di governo vuole contenere l’avanzata del centrodestra a guida Salvini, deve produrre risultati e in fretta.
Costa caro dare più flessibilità sull’età di pensionamento. Ci vorranno dieci anni per assorbire l’onere derivante da quota 100. Ma quasi il 90 per cento dell’aumento della spesa pensionistica dei prossimi 30 anni verrà dal blocco dell’adeguamento automatico delle condizioni di anzianità contributiva. Sullo sfondo resta il fatto che saremo sempre di meno e più anziani. Con l’Italia paese demograficamente più debole dell’Europa, a sua volta unico continente al mondo che nei prossimi decenni avrà un calo demografico. Urge programmare il futuro, a partire da scuola, lavoro e pensioni. L’Italia non è più il paese del boom edilizio, quando il cittadino medio, appena riusciva a risparmiare, investiva nel mattone. Le compravendite sono in ripresa dal 2014, ma i prezzi e le nuove costruzioni ristagnano. Lo sviluppo immobiliare ormai dipende dalle ristrutturazioni.
Le tratte di treno Messina-Catania e Palermo-Catania potranno costare salatissimo. Al contribuente italiano. Se due nuovi progetti saranno realizzati, ci sarà un conto superiore alla Tav Torino-Lione. Un’analisi costi-benefici calcola un buco totale di quasi 1,4 miliardi. Nuove “cattedrali nel deserto”?
Il podcast de lavoce.info
Il nuovo podcast lavoce in capitolo. Parliamo di “Immaginare l’euro dopo Draghi”, con Tommaso Monacelli.
Il sistema delineato dalle intese con le tre regioni che chiedono l’autonomia aumenterà il divario nella qualità e quantità dei servizi offerti a livello regionale. Si dovrebbero sciogliere i nodi dei fabbisogni standard e degli incrementi di gettito che restano nel territorio.
L’avvio del federalismo differenziato sembra allontanarsi. Non solo restano da sciogliere alcuni nodi politici. C’è anche una difficoltà tecnica: l’impossibilità di regionalizzare oltre la metà dei trasferimenti dello stato, come messo in evidenza dal Def.