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Il Punto

Con la fusione di Fca e Psa, il baricentro dell’azienda torna in Europa. Ecco perché la nascita di Stellantis, attesa nei prossimi anni da scelte strategiche cruciali, non è una cattiva notizia per i marchi italiani. Tante le questioni sollevate dalla vicenda GameStop: i delicati rapporti tra social, finanza e diritto societario pongono problemi inediti, di fronte ai quali gli strumenti giuridici tradizionali non bastano più.
Due i miliardi assegnati dal Pnrr agli investimenti nella filiera dell’idrogeno “verde”. Una scelta netta, che esclude incentivi per altre varianti a basso impatto sulle quali l’Italia potrebbe invece puntare. Situazione critica anche in materia di acqua e rifiuti: nel primo caso le risorse stanziate per il servizio idrico sono insufficienti, nel secondo ci si limita a enunciare principi generali senza una strategia di lungo periodo. Un’altra lacuna del Piano riguarda il cammino verso la parità di genere: poco più di sei mesi fa il team di Colao l’aveva inserita tra i tre assi fondamentali per il rilancio del paese, ora i fondi latitano.

Spesso un grafico vale più di tante parole: seguite la nostra rubrica “La parola ai grafici”.
Donne, giovani e lavoratori autonomi o con contratti a termine i più colpiti dalla recessione: il nostro slideshow sull’andamento dell’occupazione nel 2020.

Tra Fca e Psa un buon matrimonio

Fca e Psa hanno costituito il quarto gruppo automobilistico nel mondo. Con un baricentro tornato in Europa, dovrà affrontare sfide titaniche che dipenderanno da scelte strategiche. Ma la fusione non è un male per i listini dei marchi italiani.

Fca e Psa: le incognite di una fusione

Fca e Psa vogliono costruire un gruppo automobilistico europeo forte. Ma al di là dei vantaggi per gli azionisti, il successo della fusione dipende dalle concrete scelte organizzative e industriali. Quali sono le prospettive degli stabilimenti italiani.

Il Punto

Mentre il ministro “degli Esteri” Luigi Di Maio attacca le aperture domenicali e raccoglie il frutto delle sue scelte passate sul caso Ilva, la maggioranza litiga su una legge di bilancio priva di vere coperture anche a causa di un Pil essenzialmente piatto da sette trimestri, con uno zero virgola atteso anche per il 2020. Nonostante tutto, l’industria italiana prova a guardare avanti con l’annunciata fusione tra Fca e Psa. A guadagnarci saranno di certo gli azionisti. Se andrà bene anche agli “altri”:  lavoratori, progettisti, fornitori, rete distributiva e attività post-vendita. Dipenderà dal non scontato successo operativo dell’aggregazione.
Fa discutere la proposta di subordinare l’iscrizione ai social network alla presentazione di un documento d’identità. L’obbligo sarebbe aggirabile e si rischia di trasformare le buone intenzioni di partenza in vincoli alla libertà di espressione. Ma c’è un’alternativa: l’identità digitale protetta. Che ha più senso se introdotta nella Ue e non solo in Italia.
Il rinnovo del memorandum Italia-Libia del 2017 conferma l’intenzione del governo Conte 2 di impedire gli arrivi di profughi attraverso l’azione poco umanitaria di un “paese” nel caos. Ai (pochi) passi avanti nella redistribuzione dei migranti in Ue non è seguita la revisione degli accordi di Dublino. Forse ne manca la volontà da parte della componente M5s del governo.
Il Cile sembrava un’isola felice in America Latina, con alta crescita, bassa inflazione e poco debito. E invece è piombato nello scontro violento tra piazza ed esercito. Sullo sfondo rimane un’economia modernizzata ma ancora dipendente dall’export di rame e piena di disuguaglianze ignorate per troppi anni.

Il podcast de lavoce.info
Il nuovo podcast lavoce in capitolo. Parliamo di “Progettare il salario minimo”, con Andrea Garnero.

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