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Migranti: aria nuova da Washington

Joe Biden ha iniziato la sua presidenza con un pacchetto di ordini esecutivi che riguardano anche le politiche migratorie. Non si limitano a cancellare le misure più odiose dell’amministrazione Trump, ma prefigurano un ambizioso disegno riformatore.

Illusione Biden per l’Europa

La presidenza Trump non è stata una parentesi. Anche con Biden non si tornerà al disegno multilaterale di Obama. L’Europa dovrebbe tenerne conto e proseguire sulla strada dell’autonomia strategica dagli Stati Uniti, in economia come nella geopolitica.

Usa, dopo il 3 novembre niente sarà come prima

Bisogna partire dal bilancio della presidenza Trump per capire cosa potrà accadere negli Stati Uniti dopo il voto. Sarà comunque difficile ricostruire la coesione sociale. E lo stesso risultato delle elezioni potrebbe essere messo in discussione.

Perché Obama vuol far sapere quanto guadagnano le donne

Il partito democratico e le donne

Qualche giorno fa, il presidente Obama ha reso noto un progetto per cui tutte le imprese statunitensi con più di cento dipendenti dovranno fornire i dati sugli stipendi alla Equal Employment Opportunity Commission (Eeoc). Sembra noioso, vero? Effettivamente, la maggior parte delle questioni che riguardano le risorse umane e il rispetto della legge lo sono. Ma grazie al suo tempismo, il piano del presidente potrebbe finire per avere un impatto nelle imminenti elezioni presidenziali. Potrebbe sembrare inverosimile, ma bisogna considerare un aspetto. Hillary Clinton, che sembra essere il candidato democratico preferito di Barack Obama, non riscuote particolare successo tra chi dovrebbe essere considerato il suo sostenitore chiave: il pubblico femminile. Il suo messaggio elettorale “è ora che una donna entri alla Casa Bianca” non sembra risuonare molto all’interno di questo target o, almeno non tanto quanto dovrebbe. Secondo un recente sondaggio di USA Today, tra le donne di età compresa tra i 18 e i 34 anni Hillary Clinton ottiene il 31 per cento di consensi e rimane dietro a Bernie Sanders, che in quella fascia di età raggiunge il 50 per cento. Più in generale, negli ultimi anni i sondaggi hanno mostrato che le donne più mature sono maggiormente portate a votare in base al genere, a differenza delle più giovani. È la fine della questione di genere? Il cosiddetto gender gap non è una costante universale della politica americana: è emerso negli anni Ottanta, quando l’elettorato femminile ha spinto il partito democratico a reagire contro l’opposizione del partito repubblicano all’aborto. Ma oggi le questioni di pari opportunità potrebbero essere uscite dalle priorità della campagna elettorale o la Clinton non è capace di costruirci qualcosa sopra. In entrambi i casi, si tratta di una cattiva notizia per il partito democratico, che da sempre fa affidamento sul gender gap. Ancora peggio, sembra che Donald Trump stia guadagnando popolarità con la sua campagna contro il “politicamente corretto”: un altro indice, forse, che il pendolo potrebbe oscillare dall’altro lato e non riconoscere il tema della parità di genere come tema fondamentale delle primarie. La Clinton e il partito democratico hanno dunque bisogno di innalzare il profilo delle pari opportunità rendendole parte della campagna elettorale. E una serie di nuove e controverse rivelazioni sulle differenze nei salari nelle aziende americane potrebbe aiutarli nel compito.

I dati sui salari

Si ritorna quindi alla questione dei dati sui salari richiesti dalla Equal Employment Opportunity Commission e che per la prima volta forniranno una rappresentazione degli stipendi degli impiegati per etnia, genere e occupazione. Saranno anche in grado di cambiare le regole del gioco? Magari. Le aziende hanno gelosamente custodito le informazioni sui salari essenzialmente per due ragioni. In primo luogo, per il morale dei dipendenti: per definizione, in qualsiasi gruppo metà dei dipendenti è pagata meno rispetto alla paga mediana nello stesso gruppo. Scoprire una cosa del genere danneggerebbe il loro morale. In secondo luogo, questi dati sono una minaccia. Infatti, quando informazioni del genere si diffondono in un gruppo, alcune categorie protette (le donne, le minoranze o i lavoratori più anziani) trovano conferma alla loro percezione di essere pagati meno rispetto alla media. La pubblicazione dei dati darebbe avvio a cause giudiziarie e a quel punto l’onere della prova sarebbe del datore di lavoro, che si troverebbe nella situazione di dover giustificare le disparità. Anche qualora dovesse vincere la causa, il datore di lavoro avrebbe comunque danni di reputazione. Come fonte di polemica, i dati sui salari si prospettano essere un vaso di Pandora per l’equità di genere. Nella maggior parte delle aziende, le donne in media percepiscono un reddito minore rispetto a quello degli uomini. Parte della disuguaglianza sembra riflettere differenze nelle mansioni o negli obiettivi del dipendente, e una parte può genuinamente riflettere un errore. Il compito di districare gli errori dagli altri fattori è estremamente delicato e probabilmente deve essere condotto caso per caso. Se dobbiamo giudicare in base al suo comportamento passato, è probabile che l’Eeoc non esiti a fare affermazioni forti in pubblico, affermazioni che porteranno al sorgere di controversie. Nessuno intende dire che svelare queste informazioni sia sbagliato: è importante conoscere i fatti. Il punto è che il processo attraverso il quale saranno rivelate sicuramente innalzerà il profilo dell’equità di genere a questione politica. Se la questione dovesse emergere poco prima delle elezioni presidenziali di novembre, andrebbe a beneficio del candidato democratico, specialmente se quel candidato fosse Hillary Clinton. C’è tempo sufficiente per raccogliere i dati? L’Eeoc ha affermato che si propone di ottenerli entro settembre. Sarebbe interessante vedere se, per una volta, il governo può operare secondo un’agenda stringente. Se i dati dovessero essere diffusi prima delle elezioni, le presidenziali potrebbero davvero diventare una questione di equità di genere.

(Traduzione a cura di Mariasole Lisciandro)

Quelle stragi con armi “legali”

Un’altra strage di innocenti in America. Questa volta, dieci vittime in Oregon.  I mass media sono costernati, il presidente Obama è frustrato ma dice che purtroppo lui non può farci niente perché il Congresso non vuole. Stragi simili si susseguono con regolarità agghiacciante negli Stati Uniti.

Il Punto

Montagne russe sui mercati finanziari di tutto il mondo, con un’alternanza di giornate nere e rimbalzi. Stavolta l’origine è in Cina, dove i dirigenti di Pechino stanno sperimentando l’introduzione di strumenti di libero mercato nella loro economia. Il tutto accompagnato dal tradizionale dirigismo del regime.
Con un eccesso retorico Barack Obama definisce le sue misure contro il cambiamento climatico come il passo più importante mai compiuto dagli Usa in questa direzione. In realtà si vuole ridurre l’energia generata dal carbone, assecondando cambiamenti già indotti dalla crisi e dalla tecnologia. Bene, comunque, questo piano in vista della prossima conferenza sul clima di Parigi.
Se i voti all’esame di maturità sono stati molto migliori nelle scuole del Sud rispetto a quelle del Centro-Nord, vuol dire che gli studenti delle prime sono più preparati e gli altri più somari? Di sicuro, incrociando i dati con quelli dei test Invalsi e Pisa, saltano fuori rilevanti differenze nel metro di giudizio.
In Italia serve introdurre il salario minimo legale. Ma facciamo che la fissazione del suo livello sia sottratta agli umori della politica. Meglio che il compito sia affidato a una commissione indipendente che tenga conto di vari elementi: dall’effetto disincentivo sulle assunzioni alla sua decurtazione causa tasse e contributi. Comunque utile guardare alla Germania, dove il salario minimo di 8,50 euro all’ora è stato introdotto otto mesi fa. Tra gli effetti certi – sinora – il crollo del numero dei mini-job, i contratti precari tedeschi.
Le politiche del lavoro dei paesi europei nell’ultimo ventennio hanno aumentato la flessibilità sperando che crescesse l’occupazione. Ma ciò non è avvenuto perché la deregulation ha toccato solo qualche settore del mercato del lavoro. Lasciando alcuni super-garantiti e altri nel far west della precarietà.
Un commento di Marcello Esposito a “Droghe leggere: la legalizzazione è un buon affare” di Piero David e Ferdinando Ofria. E la risposta degli autori.
Convegno de lavoce.info
Il convegno annuale riservato agli amici de lavoce avrà come titolo “La politica economica ai tempi della crisi”. Si terrà la mattina di mercoledì 30 settembre – con inizio alle ore 9 – all’Università Cattolica di Milano. SAVE THE DATE, dunque, vi aspettiamo!

Obama e l’inquinamento: bravo ma non esageriamo

Il Clean Power Plan annunciato da Obama a inizio agosto è stato presentato come innovativo e molto ambizioso. In realtà c’è più retorica che sostanza. Perché segue l’onda di cambiamenti strutturali già in corso. Buoni comunque molti contenuti in vista della conferenza sul clima di Parigi.

Poche opportunità di crescita nella diseguaglianza

La diseguaglianza non sempre crea incentivi ed è un riconoscimento del merito. Anzi, spesso è vero il contrario e un’elevata diseguaglianza nella distribuzione dei redditi si traduce in una diseguaglianza di opportunità. Azione perequativa dello Stato, mobilità sociale e ruolo dell’istruzione.

Il Punto

Mentre il Tesoro deve rinnovare i vertici delle società partecipate, paragoniamo remunerazioni e curricula degli attuali Ad e presidenti di aziende pubbliche con quelli in imprese britanniche equivalenti. Così si scopre che “Spendere meno si può”. Una nuova puntata della nostra inchiesta su sprechi e privilegi del paese. Tra questi, le pensioni dei vertici dell’Arma dei Carabinieri. Che si sono fatti raddoppiare la pensione nel mezzo della crisi, mentre milioni di italiani stringevano la cinghia.
Sono in uno stato peggiore dei peggiori scenari i bilanci delle fondazioni bancarie. Lo certifica uno studio di Mediobanca. Ma per il presidente dell’Acri Guzzetti quello che conta è non perdere il controllo delle banche.
La Grande crisi ha tagliato i redditi. Di tutti gli italiani. Aumentando di 4 milioni il numero di poveri. Lo documenta l’ultima indagine Banca d’Italia sui redditi delle famiglie. Obama ha annunciato misure a favore dei più poveri che però avranno un’efficacia limitata. Forse anche per questo la sua analisi della dinamica delle disuguaglianze negli Stati Uniti è molto carente.
È decisamente una politica non convenzionale quella suggerita alla Banca centrale europea dalle colonne del Financial Times: la Bce dovrebbe comprare azioni anziché riempirsi la pancia di indigesti titoli degli stati in sofferenza. Vediamo i potenziali vantaggi e i limiti di questa proposta.

 

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Diseguaglianza, la parola che Obama non ha pronunciato

Nel discorso sullo stato dell’Unione, Obama ha fatto importanti proposte di politica sociale. Che però avranno un’efficacia limitata. Nessun accenno al livello di diseguaglianza che è in continua crescita. Il rischio è che si traduca in minori opportunità per le future generazioni.

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