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Mezzogiorno tra buone notizie e nuovi affanni

Nel biennio 2015-16 l’industria manifatturiera nelle regioni meridionali è tornata a crescere e sono aumentate le esportazioni. Non era scontato dopo la crisi. Però altri segnali sono estremamente preoccupanti. Per esempio, quelli sulla demografia.

Divario Nord-Sud: un rimedio dal ritorno al federalismo*

La grande recessione ha lasciato un’Italia ancora più divisa e diseguale. Gli effetti della crisi sono stati molto più profondi nel Mezzogiorno. La riapertura al federalismo fiscale e infrastrutturale può risultare determinante nei prossimi anni.

Se i mali del Sud iniziano in classe

I risultati 2016 delle prove Invalsi nella scuola primaria e secondaria mostrano le solite differenze territoriali. Ma non alle elementari, dove i punteggi sono sostanzialmente omogenei. Dai dati sembra emergere una diversa modalità di aggregazione degli alunni per scuole e classi fra Nord e Sud.

Nord e Sud divisi anche dalle infrastrutture

Dal 1992 gli investimenti in infrastrutture nel Mezzogiorno hanno continuato a scendere, compresi quelli per interventi di tipo sociale, come la costruzione di scuole e ospedali. È vero che il Sud deve fare la sua parte per utilizzare meglio le risorse. Ma non può essere considerato una causa persa.

Se il cervello in fuga rimane nella rete*

Fermare la fuga dei cervelli dalle regioni del Sud è forse impossibile. Un programma di mobilità per studenti della Regione Sardegna dimostra che può essere più realistico capitalizzare su reti e contatti internazionali generati da esperienze all’estero. Trasformando così la fuga in circolazione.

Il Punto

Per governo e Banca d’Italia il sistema bancario italiano è sano e la volatilità delle borse esagerata. E così si esclude il ricorso a bail-out e bail-in per la risoluzione delle crisi del  settore. Per ora. I margini per ricapitalizzare le banche con fondi pubblici senza coinvolgere gli obbligazionisti comunque ci sono.
Prima le molestie sessuali di Capodanno alle donne di Colonia, poi gli attentati ad opera di rifugiati e migranti: perché la Germania è uno dei paesi ad alto rischio di non-integrazione degli stranieri? I profughi sono tanti. Ma una loro distribuzione più uniforme sul territorio tedesco potrebbe ridurne gli effetti negativi.
All’indomani del tentato golpe in Turchia, Erdogan comprime le libertà con il rischio di avviare il paese anche verso una crisi economica. Perché investimenti esteri e il turismo non saranno più quelli di prima. Il premier turco sa che Ue e Usa hanno bisogno del suo paese. Ma è vero anche il contrario.
Si ferma la crescita africana dopo anni di boom. Pesano il calo del prezzo delle materie prime esportate, la frenata dello sviluppo della Cina – grande investitore – e la diffusione della corruzione. All’orizzonte, una crescita demografica senza precedenti che moltiplicherà il numero dei giovani disoccupati.
Ha radici antiche la scarsa qualità della classe dirigente al Sud. Lo dimostra con i dati uno studio che confronta l’efficacia della Cassa per il Mezzogiorno gestita in modo centralizzato fino al 1965 con il periodo successivo, quando l’autonomia territoriale l’ha consegnata ai potentati politici locali.
Sono arrivati a 1,5 milioni i contribuenti che scelgono di tassare i loro ricavi da canone con la cedolare secca. Più di quelli che lo fanno attraverso l’Irpef. Ma, al netto, lo stato perde gettito. Forse è il caso di rivedere il meccanismo dell’imposta, magari limitando i benefici a chi affitta a canone concordato.

L’articolo “Troppo educati per lavorare” di Caroleo e Pastore, pubblicato su lavoce.info nel 2013, è stato rilanciato sui social network in questi giorni. Gli autori rispondono ai numerosi commenti raccolti.

Convegno de lavoce.info
Il convegno annuale riservato agli amici de lavoce avrà come titolo “Le riforme fatte e quelle da fare“. Si terrà la mattina di mercoledì 14 settembre all’Università Bocconi di Milano. Vi aspettiamo per incontrarvi di persona, dopo tante interazioni digitali!
La prima parte dell’incontro è riservata alla redazione de lavoce e ai nostri sostenitori più affezionati, chi ci ha finanziato con almeno 100 euro nell’ultimo anno o cumulativamente negli ultimi tre anni (chi non l’ha fatto, è ancora in tempo per compiere la donazione).

Crescita del Sud: una rondine non fa primavera

I dati 2015 per il Mezzogiorno sono incoraggianti. Si tratta di un segnale positivo, ma è difficile credere che sia una svolta. Poco è cambiato nella società meridionale e nelle politiche per lo sviluppo di quelle aree. Necessari interventi coraggiosi che arrestino la fuga delle risorse migliori.

Vecchie logiche nei patti per il Sud

I patti per il Sud proposti dal governo non sono una nuova modalità di programmazione. Si limitano a ripresentare liste di progetti predisposte senza criteri di razionalità economica. Né sono previste risorse aggiuntive. La riedizione della fallimentare programmazione negoziata degli anni Novanta.

Il Punto

La Commissione europea impone ai governi politiche fiscali restrittive in nome di stime del prodotto potenziale irrealistiche. Meglio piuttosto utilizzare soltanto il Pil nominale effettivo. È proprio alla luce di queste stime che è stato imposto al Governo italiano di dimezzare il contenuto espansivo della manovra. La legge di Stabilità mette sul piatto meno di 2 miliardi nel 2015 per la decontribuzione delle assunzioni a tempo indeterminato, ipotizzando circa 1 milione di neo-assunti. Vuol dire pensare che non ci saranno effetti aggiuntivi, solo sostituzione di trasformazioni di contratti a termine in contratti a tempo indeterminato che avrebbero avuto luogo comunque. Ma anche solo limitandosi a questa cifra, le risorse a disposizione potrebbero non bastare.
Mentre avvia l’operazione Tfr in busta paga (un Dossier raccoglie gli interventi su lavoce.info), il Governo dovrebbe mandare a tutti i contribuenti la “busta arancione” proposta su questo sito più di 11 anni fa.
A un anno dalla partenza del programma europeo Garanzia giovani la nostra previsione che in Italia sarebbe stato un flop purtroppo si è avverata. E anche nel resto dell’Unione è servito ben poco a risolvere il problema della disoccupazione giovanile. Ecco cosa fare per salvare il salvabile. Contabilità del divario Nord-Sud: in cinque anni di crisi, le regioni del Mezzogiorno hanno perso 583 mila posti di lavoro, il 60 per cento della distruzione di lavoro nella penisola. Non regge più il modello di economia assistita che ha funzionato (male) sino a pochi anni fa.
Ingorgo istituzionale tra Stato e Regioni sulla vendita delle case popolari. Il ministero delle Infrastrutture ne vuole la competenza mentre gli enti locali dispongono già di loro normative per i piani di alienazione degli alloggi pubblici. Un braccio di ferro che nasce più da motivazioni elettoralistiche che economiche.
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Quel dualismo tra Nord e Sud nel mercato del lavoro

Riuscirà il Jobs Act a migliorare la situazione dell’occupazione nel breve periodo? I dati del mercato del lavoro italiano dopo la crisi evidenziano ancora una volta che il principale problema non è l’articolo 18, ma il dualismo territoriale Nord-Sud. Ed è su questo che bisogna intervenire.

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