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Effetto coronavirus sulle pensioni

La crisi innescata dal Covid-19 mette in discussione il nostro sistema previdenziale? Buone pensioni dipendono dal buon funzionamento dell’economia e dell’occupazione. Al debito si può ricorrere nel breve periodo, ma poi va garantita la sostenibilità.

Il Punto

Dopo un’iniziale noncuranza, le borse si sono accorte che il coronavirus potrebbe diventare una pandemia, cioè un’epidemia che riguarda tutti. Così è nata la settimana di mercato peggiore dal 2008, con venti di recessione alimentati dall’incertezza sul futuro e dal rischio di interruzioni produttive. Proprio la tenaglia tra consumi rinviati e stop alla globalizzazione della produzione è una particolarità della crisi in corso rispetto ad altri episodi del passato. Insieme alla sua caratteristica di globalità che chiama in causa risposte – sanitarie e finanziarie – che necessariamente devono andare oltre i confini nazionali. Perché la prevenzione del contagio è un esempio di bene pubblico globale – l’azione di un paese che giova al singolo cittadino, alla comunità, agli altri stati. Servirebbe un protocollo mondiale sulla prevenzione e un fondo internazionale di supporto a chi adotta provvedimenti.
La diffusione della contrattazione collettiva nazionale nel nostro paese garantisce omogeneità dei salari sul territorio. Mentre il costo della vita è ben diverso da luogo a luogo e può crescere fino al 40 per cento nelle città rispetto alle campagne. Ma di come allineare salari e produttività a livello locale non si può quasi parlare.
Risparmiare energia determina vari effetti positivi. Si può promuovere con meccanismi di mercato come i “certificati bianchi” che permettono efficienza a costi ridotti. E che vanno salvaguardati, riformandoli.

Coronavirus, il brusco risveglio dei mercati finanziari

Fino al 21 febbraio, i mercati finanziari sembravano avere chiuso gli occhi di fronte al coronavirus, quasi fosse solo un problema cinese. Nel giro di un week-end, il brusco risveglio: l’epidemia ha colpito anche noi e avrà effetti economici pesanti. Le politiche monetarie e fiscali potranno fare ben poco.

Dove investono gli immigrati

La posizione finanziaria delle famiglie di immigrati è molto diversa da quella dei nativi. Il divario è netto sia nell’ammontare di ricchezza sia negli impieghi. Le conseguenze si fanno sentire anche sui mercati finanziari e sul quadro macroeconomico.

Il Punto

Quando arriva il 25 novembre, giornata contro la violenza di genere, ci accorgiamo che ogni tre giorni, al culmine di violenze e ricatti sessuali quotidiani viene assassinata una donna – spesso da partner o familiari. Piccoli progressi non bastano: ci vogliono politiche mirate.
Strano ma vero, dopo la ribocciatura dell’Europa l’asta di novembre del Btp Italia ha deluso. Soprattutto Matteo Salvini che sperava nella “mano” degli italiani e nella ricchezza delle famiglie (5300 miliardi) per collocare i titoli pubblici. Un’illusione almeno fino a che si spargono dubbi sulla sostenibilità del debito e sulla permanenza dell’Italia nell’euro. Anche perché con la caduta della borsa e la salita dello spread dei primi sei mesi del “governo del cambiamento” il 20 per cento della popolazione che mette i suoi risparmi nei mercati finanziari ha pagato una patrimoniale virtuale. Che peraltro grava anche sui meno abbienti.
Per giustificare la “pace fiscale” l’esecutivo evoca le manette per gli evasori. Un confronto con gli altri stati europei mostra però che altrove non si usa il carcere contro gli illeciti tributari, mentre da noi l’impossibile “obbligo dell’azione penale” si traduce nella discrezionalità dei magistrati. Contro l’evasione l’uso di sanzioni pecuniarie funzionerebbe meglio del giustizialismo di facciata.
Secondo il ministro Bonafede l’uso dei termovalorizzatori va sempre a discapito del riciclo della spazzatura. Per lui oggi potremmo avere zero rifiuti (nulla in discarica) senza gli inceneritori. Una visione fuori dalla realtà, documenta il fact-checking de lavoce.info.
È positivo il bilancio dello Startup act a sei anni da suo varo, un esempio di sistema di incentivi alla nascita e crescita di imprese innovative. Ci sono però anche da rimuovere i veri ostacoli letali per le nuove aziende, la lentezza della burocrazia amministrativa e della giustizia civile.

Hillary o the Donald? Così reagiranno i mercati finanziari

Cosa accadrà sui mercati finanziari dopo le presidenziali americane? Una vittoria repubblicana potrebbe comportare una forte caduta delle borse, non solo negli Stati Uniti. L’elezione della candidata democratica potrebbe portare a un aumento dei tassi d’interesse e a una riduzione della volatilità.

Le virtù nascoste dell’incertezza economica

L’andamento dell’economia italiana ed europea è condizionato da molte incertezze, dalla Brexit alle questioni geopolitiche. Paradossalmente, però, l’aumento della volatilità sui mercati finanziari potrebbe favorire le riforme strutturali e un aumento delle liberalizzazioni. I risultati di uno studio.

Mercati finanziari, un futuro meno londinese e più europeo

La Brexit avrà conseguenze sul settore finanziario. A cominciare dalla perdita del “passaporto europeo” per gli operatori inglesi. Ma soprattutto il Regno Unito non avrà più la capacità di plasmare le strutture portanti delle normative, dando più valore alle tradizioni giuridiche europee.

I rischi di una Fed troppo amletica

A inizio 2015 la Fed aveva annunciato l’intenzione di alzare i tassi entro fine anno. Siamo a settembre e la variazione ancora non c’è stata. La banca centrale Usa mina così la sua credibilità. E rischia di aumentare l’incertezza sui mercati finanziari. Il ruolo di orientamento delle aspettative.

Un’Opa a misura di impresa

Il decreto “competitività” introduce una nuova disciplina sull’offerta pubblica di acquisto per le Pmi, che possono determinare autonomamente le soglie oltre le quali scatta l’obbligo di lanciare l’offerta. È diretta a favorire la quotazione delle piccole società, ma potrebbe essere utile a tutte.

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