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Cittadinanza italiana: troppe disparità

Il percorso per ottenere la cittadinanza italiana continua a essere troppo lungo e tortuoso. Soprattutto, dà eccessiva importanza a lontane discendenze, mentre non riconosce il percorso di chi vive e studia in Italia, imparando a conoscerne la cultura.

Il Punto

Quali analogie tra la fase post-pandemica e il dopoguerra? Allora i prezzi s’impennarono e la crescita inizialmente balbettò. Ma le politiche adottate furono molto più restrittive di quelle annunciate oggi. Intanto la Fed, se da un lato continua a immettere liquidità con il Quantitative easing, dall’altro la ritira con operazioni cosiddette di “reverse repo”. Guardando già alla fase di normalizzazione dei tassi. Alcune opportunità ma anche molti rischi dalla decisione del Salvador di dare corso legale ai Bitcoin, garantendone la conversione in dollari. Come reagirà la già debole economia del paese?
Il reddito di cittadinanza resta uno strumento fondamentale contro la povertà. Eppure non raggiunge una parte dei poveri relativi, mentre accade che benefici chi povero non è. Come modificarlo per garantire una allocazione delle risorse migliore? I dati relativi ai redditi delle città suddivisi in base ai diversi quartieri permettono di monitorare l’andamento delle disuguaglianze. E più è grande il centro abitato, più aumentano le disparità. Sfiorano il milione i figli di immigrati in attesa di una riforma della cittadinanza: sarebbe un errore aspettare la prossima legislatura per intervenire. Il modello tedesco come possibile alternativa allo “ius soli”.
Alcuni territori si sono dotati delle infrastrutture necessarie alla chiusura del ciclo dei rifiuti; in altri l’indifferenziato continua a viaggiare tra le diverse regioni e verso l’estero. Serve un piano nazionale.

Al via le domande per l’assegno unico, in attesa dell’entrata a regime della misura a gennaio 2022. Abbiamo raccolto tutti i nostri articoli sul tema in un apposito dossier.

Spesso un grafico vale più di tante parole: seguite la nostra rubrica “La parola ai grafici”.

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Se “ius soli” non piace, chiamiamola cittadinanza alla tedesca

Sono più di 900 mila i figli di immigrati che aspettano la riforma della cittadinanza, dopo gli equivoci creati dallo slogan “ius soli”. I margini per un compromesso in Parlamento ci sono. Sarebbe invece un errore aspettare la prossima legislatura.

Diamo vera cittadinanza agli stranieri

Sulla cittadinanza l’Italia ha le regole più restrittive dell’Europa occidentale. Ciononostante, i nuovi italiani aumentano. Sono risorse da accogliere. Anzi, dovremmo impegnarci per trasformare la cittadinanza legale in una cittadinanza sostanziale.

Più che lo ius soli conta lo ius culturae

In Italia i minori stranieri sono oltre un milione e più della metà ha meno di otto anni. È soprattutto per loro che va rivista la legge sulla cittadinanza. Ma per evitare confusioni e diffidenze, la riforma dovrebbe fondarsi sullo ius culturae.

Riforma della cittadinanza, un compromesso è possibile

Per non affossare definitivamente la riforma della cittadinanza occorre trovare un compromesso che ne salvi la sostanza e sia accettabile per Alternativa popolare. Il punto di convergenza potrebbe essere lo ius culturae, rinunciando allo ius soli.

Perché cresce il numero dei nuovi italiani

L’alto numero di stranieri che ottengono oggi la cittadinanza italiana è l’effetto diretto dell’alto numero di ingressi che si è verificato tra la fine degli anni Ottanta e il 2008. E sono proprio le politiche restrittive che spingono più immigrati a chiederla.

Chi concede più cittadinanze in Europa

Integrazione fa rima con istruzione*

L’istruzione è un aspetto fondamentale del percorso di integrazione degli stranieri. Per questo bisogna rimuovere gli ostacoli che i loro figli possono incontrare a scuola, fin dall’asilo. Anche per evitare i rischi legati agli abbandoni precoci.

La cittadinanza non è un concetto immutabile

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