Uno degli obiettivi del governo era ridurre la precarietà. E i dati dell’Inps ci dicono che nel 2015 è in effetti diminuita. In ogni caso, un aumento dell’occupazione dello 0,5 per cento con una crescita economica dello 0,7 non è da buttare. Perché il male italiano resta sempre la ripresa debole.
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L’Istat ha pubblicato i dati relativi al mercato del lavoro nel terzo trimestre 2015. Rispetto allo stesso periodo del 2014 cresce l’occupazione e diminuisce la disoccupazione. Dopo molto tempo i risultati migliori sono tra i giovani. Bene il Sud, mentre preoccupa la situazione delle donne.
Il ritorno alla crescita dell’Italia si consolida nel secondo trimestre 2015. Ma il recupero del Pil è oggi più lento e graduale che nelle riprese del passato. Per irrobustire la ripresa serve approvare e attuare rapidamente le riforme che aiutino l’economia.
Si possono tenere insieme due notizie di segno opposto quali la caduta degli occupati nei dati Istat di febbraio e il buon andamento dei contratti a tempo indeterminato in quelli amministrativi? Sì, se si tengono presenti le caratteristiche delle diverse fonti. Come evitare letture semplicistiche.
I recenti dati sul mercato del lavoro dell’Istat hanno di nuovo indicato un calo dell’occupazione, soprattutto tra i giovani. In questo contesto vengono spesso citati anche i cosiddetti Neet, ovvero quei giovani ( di età compresa tra i 15 e i 24 anni) che non sono né occupati né impegnati a scuola o all’università. Si tratta di un’utile classificazione perché permette di capire se il basso tasso di occupazione tra i giovani sia dovuto effettivamente al fatto che molti di essi non trovino lavoro, oppure più semplicemente al fatto che molti sono ancora impegnati in un percorso scolastico. I dati riportati nel grafico mostrano l’andamento nel corso degli ultimi 10 anni dei giovani occupati, disoccupati e inattivi in rapporto alla popolazione totale dei 15-24enni. Si nota molto chiaramente che i Neet sono aumentati costantemente dall’inizio della crisi e che tale aumento è dovuto principalmente ai disoccupati. Gli inattivi non impegnati a scuola sono anch’essi in aumento ma il trend non sembra aver risentito in modo significativo della crisi del 2008.
Dei 44mila occupati in meno registrati a febbraio, 42mila sono donne. Gli ultimi dati ci dicono che le donne hanno cercato maggiormente lavoro, ma lo hanno trovato di meno. E anche che lo hanno perso con più facilità. Ma la ripresa del mercato del lavoro non può prescindere dall’occupazione femminile.
L’Istat ha diffuso i dati sulla disponibilità di risorse idriche in Italia. È un passo avanti verso la costituzione di un sistema informativo adeguato alle esigenze di una economia che sulla relativa facilità di accesso all’acqua ha costruito una parte importante del proprio modello di sviluppo.
I dati mensili dell’Istat su occupati e disoccupati si limitano a pochissimi indicatori. Per evitare spiegazioni congiunturali di dubbia tenuta, è opportuno analizzarli in una prospettiva temporale più lunga. Ed è utile metterli a confronto con i numeri sulle unità di lavoro.
L’Istat e l’acqua: stato dell’arte e prospettive per il futuro *
Di Desk
il 10/04/2015
in Commenti e repliche
Abbiamo letto l’interessante articolo di Antonio Massarutto, pubblicato su lavoce.info il 31 marzo. E oltre a ringraziarlo per gli apprezzamenti, vorremmo fornire alcune informazioni e chiarimenti sul lavoro svolto e in corso in Istat per fornire informazioni statistiche pertinenti e di qualità sul ciclo dell’acqua.
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