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Il Punto

Non ci sono grandi novità nel cosiddetto decreto crescita che in realtà con il super-ammortamento, la detassazione degli utili reinvestiti in azienda e una revisione dei limiti sui Pir corregge tre errori della legge di bilancio 2019. A qualcosa servirà, ma meglio non aspettarsi un boom.
Il reddito di cittadinanza è il più grande trasferimento di sempre a chi ha un basso reddito in Italia. Ma la fretta di farlo produrrà varie iniquità. Esclusi dal sostegno stranieri in Italia da meno di 10 anni e famiglie del Nord povere ma non abbastanza, anche a causa di soglie di accesso non differenziate per località. Sfavoriti ingiustamente i nuclei numerosi.  Un altro provvedimento controverso, la legge sulla legittima difesa voluta da Matteo Salvini, farà salire ancora le armi regolarmente in circolazione. Già oggi non poche: 1,4 milioni di licenze e, si stima, tra 4 e 10 milioni di pistole e fucili.
La crescita italiana soffre anche del rallentamento della Germania, almeno parzialmente inatteso nella sua entità. I dati mostrano chiaramente la forte interconnessione tra l’economia tedesca e quella italiana, sia per mercati di sbocco che in termini di catene del valore.
Con la crescita di concorrenti giganti americani e cinesi, la Ue deve decidere quale politica industriale perseguire: quella dei campioni europei favorendo fusioni anche transnazionali o quella – sinora praticata – di rigoroso antitrust che mette consumatori e mercato al primo posto? Su questi temi l’Europa ha battuto un colpo nei giorni scorsi quando il Parlamento Ue ha approvato la direttiva sul copyright dei contenuti pubblicati sul web. Innovativa ed equilibrata, tutela la proprietà intellettuale nei confronti delle grandi compagnie internet. E potrebbe diventare un modello per il resto del mondo. In effetti il Parlamento di Strasburgo, che verrà rinnovato con il voto di maggio, nella passata legislatura si è mostrato attivo su vari temi. E molti dei 73 eletti italiani si sono dati da fare sia in termini di presenza sia con proposte di provvedimenti. Come mostrano i numeri che pubblichiamo.
Concorrenza a colpi di decine di miliardi di dollari (per ora tra società Usa ma a livello globale) nei servizi di video in streaming. Dopo la rivoluzione Netflix, c’è stata Amazon prime, poi Warner acquisita da At&t, Disney (con Fox), Sky comprata da Comcast e infine Apple (Tv+). Tutti con modelli di business differenti.

I destini incrociati delle economie di Italia e Germania

La Germania è il principale partner commerciale dell’Italia, nell’export come nelle importazioni. Nelle catene globali del valore, poi, le interrelazioni sono in costante crescita. Una eventuale recessione tedesca avrebbe conseguenze gravi anche per noi.

Dazi sulle auto tedesche, una prova di forza a caro prezzo

Donald Trump minaccia di alzare notevolmente i dazi sulle importazioni negli Usa di auto tedesche. Lo fa forse per imporre alla UE la firma al Ttip. Ma se le tariffe entrassero davvero in vigore le conseguenze sarebbero enormi per tutti, Italia compresa.

E i tedeschi programmano il futuro industriale

Il problema di creare una dimensione industriale europea competitiva a livello globale esiste. Ma la soluzione non è imporre il modello tedesco all’Europa, quanto ragionare in un’ottica europea e investire in modo massiccio sulle tecnologie strategiche.

Il Punto

Raccontiamo in dettaglio l’idea di dotare di copertura assicurativa pagata da tutti i paesi Ue il debito pubblico dei paesi periferici dell’Eurozona (Italia inclusa, ovviamente) per spingere la crescita. E spieghiamo perché la proposta non sta in piedi. Un meccanismo con troppi costi a carico del contribuente tedesco a fronte di benefici molto incerti. Ingiusto e inutilmente complicato, quindi politicamente impraticabile.
Arrivano finalmente buone notizie dalla Grecia. Dopo tanti anni di austerità e riforme (tra cui quella del catasto e l’istituzione del reddito di solidarietà), l’Europa prende atto dei risultati ottenuti dal governo di Atene e concorda misure per accompagnare la ripresa. Ma la strada è ancora lunga. Intanto i conti di una cinquantina di gruppi bancari europei (quattro italiani) sono sottoposti a stress test per valutare la solidità dei loro bilanci di fronte a situazioni estreme sotto la guida dell’Eba (l’autorità di vigilanza europea) che ha fissato criteri rigidi ma anche suscettibili di interpretazioni fin troppo flessibili e discrezionali.
Oltre ad affondare le navi delle Ong e a schedare i rom, il vice-premier Matteo Salvini vorrebbe eliminare i limiti all’uso di contante. Già il governo Renzi aveva alzato il tetto da mille a 3 mila euro e molti italiani ne hanno approfittato. Di sicuro, più “cash”, più evasione e più riciclaggio. E addio modernizzazione dei sistemi di pagamento.
Complicato stabilire un salario minimo per i rider, i fattorini delle consegne in moto o in bici che si lamentano giustamente di guadagnare troppo poco. Serve che il governo coinvolga piattaforme e gruppi di lavoratori informati per spingerli a un accordo o, in assenza, disegnare un provvedimento legislativo.

Convegno annuale de lavoce.info il 17 settembre a Milano. Save the date!
“I primi 100 giorni di populismo“ è il titolo del convegno annuale de lavoce,info. Si svolgerà la mattina di lunedì 17 settembre a Milano. È un’occasione per vederci di persona, dopo tante interazioni digitali! Presto comunicheremo luogo e programma. La prima parte dell’incontro è riservata ai nostri collaboratori e sostenitori più affezionati (quelli che ci hanno finanziato con almeno 100 euro nell’ultimo anno o cumulativamente negli ultimi tre anni. Chi vuole è ancora in tempo per fare la donazione.

Lezioni di tedesco per politici italiani

La grande coalizione resta lo scenario più probabile per il dopo elezioni. Tutti i leader politici continuano però a negare qualsiasi intenzione di allearsi con partiti al di fuori delle coalizioni già formate. Si tratta solo di una mossa elettorale?

Il Punto

Dopo il voto tedesco c’è il rischio serio che escano danneggiati il processo di riforma dell’unione monetaria e, di conseguenza, l’Italia con gli altri paesi più deboli. La Germania potrebbe infatti irrigidirsi nel confronto avviato con la Francia e gli altri paesi sulla riforma dell’euro, di vitale importanza per il futuro della Ue. Altra – più immediata – fonte di preoccupazione in questi giorni è la Catalogna, dove il referendum secessionista (illegale per il governo di Madrid) sulla carta non dovrebbe aver successo. Ma dopo la Brexit tutto è possibile. Potrebbe anche saltare il fragile equilibrio politico spagnolo e diffondersi un contagio separatista in Europa. Da noi, più modestamente, c’è stata l’elezione on-line del leader del M5S. Che ha mostrato ancora la vulnerabilità  del voto su internet all’attacco degli hacker. Il problema è comune ad altre esperienze internazionali. Difficile garantire al contempo segretezza del voto, sicurezza e trasparenza del processo. Una piattaforma a prova di manipolazioni sembra essere invece quella della cripto-valuta Bitcoin, che ha incrementato il proprio valore rispetto al dollaro quasi del 2 mila per cento in due anni e mezzo. Una bolla? Sì, lo è – al momento – in tutto e per tutto. Ma se anche scoppia, produrrà danni limitati.
Mezzo secolo dopo il Sessantotto lo slogan “lavorare meno lavorare tutti” e la teoria sottostante secondo la quale a riduzioni dell’orario lavorativo fanno seguito aumenti di occupazione esercitano ancora un certo fascino. Ma i posti di lavoro vanno creati, non sono una torta da spartirsi in parti uguali.

Alessandra Del Boca e Antonietta Mundo commentano l’articolo di Alessandro Rosina “Ma la disoccupazione giovanile non è un inganno

Germania, i giorni dell’incertezza

I risultati delle elezioni in Germania, con l’arretramento dei due principali partiti, rendono complessa la formazione di una maggioranza. L’unica certezza è che Merkel sarà di nuovo cancelliera. Ma i nodi da sciogliere sono molti e le sorprese possibili.

Il Punto

Fresca di stampa, la Nota di aggiornamento al Def è un altro esempio del metodo Padoan. Dal 2014 all’Economia, il ministro vanta una graduale discesa del deficit e lo stop alla crescita del rapporto debito-Pil, con piccole riduzioni di imposte e spesa pubblica. Sempre con il consenso recalcitrante della Ue che chiede di consolidare i progressi.
L’unico dato certo delle elezioni tedesche è l’inquietante ritorno di un partito razzista (l’Afd) nel Bundestag. Su tutto il resto non si sa, tranne che Angela Merkel sarà ancora cancelliera. Ma con quali partiti? E con quale programma? Quale ruolo ha giocato il sistema elettorale? Sul fronte britannico Theresa May non finisce di stupire. Finora Brexit significava Brexit, la rottura con l’Europa. Ora non più. Il nuovo mantra è: via dalla Ue ma con calma – in quattro o cinque anni – e tenendo in piedi il grosso degli accordi economici.
Il governo ha ventilato l’idea di un bel concorsone per 500 mila posti nella Pa, in sostituzione dei pensionati dei prossimi anni. Potrebbe andare se si riuscissero a definire con precisione i fabbisogni delle diverse amministrazioni. “Vaste programme” avrebbe detto De Gaulle. Soprattutto alla luce dei sempre nuovi adempimenti e strumenti richiesti alle amministrazioni. Esempio: il Foia, Freedom of information act all’italiana. Dovrebbe migliorare la trasparenza negli atti pubblici, istituendo maggiori forme di controllo da parte dei cittadini.
L’elevata disoccupazione giovanile è un tema da convegno che poi fatica a trovare spazio nell’agenda politica. Ma è anche un problema di indicatori. C’è chi ritiene più corretto concentrarsi sulla fascia d’età 25-34 anni anziché guardare agli under 25. La sostanza del problema non cambia granché.

Ma sulla Germania The Donald forse ha ragione

La Germania non è il Messico. Ha un surplus commerciale non solo bilaterale con gli Stati Uniti, ma in aggregato con il resto del mondo. Anche perché si avvantaggia degli effetti dell’area euro. Proprio per questo dovrebbe in parte modificare la sua politica economica. A partire dagli investimenti.

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