Entro fine anno il “decreto flussi” 2021 dirà quanti lavoratori stranieri possono fare ingresso in Italia. Non è un’apertura incondizionata delle frontiere, ma il tentativo di rispondere a un bisogno dell’economia attraverso una pianificazione ragionata.
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Diminuite poco anche nel periodo più critico della pandemia, quest’anno le rimesse degli immigrati verso il paese di origine dovrebbero tornare a crescere. Sono somme che andrebbero canalizzate verso programmi di sviluppo, gestiti dalle diaspore.
Da tre anni il numero degli stranieri in Italia si è attestato a quota 5 milioni e il lieve calo del 2020 nasconde molte sfaccettature. Innanzitutto, sono cambiate composizione e struttura di questa popolazione. E poi ci sono i ragazzi nati nel nostro paese.
Un calcolo “economicistico” dei costi e dei benefici dell’immigrazione rischia di oscurare aspetti etici fondamentali. Ma è anche normale che l’opinione pubblica si chieda se il fenomeno è un peso per le casse dello stato. I risultati di un rapporto.
L’emergenza umanitaria in Afghanistan ha riportato l’attenzione sul tema dei rifugiati. Probabilmente non si ripeterà quanto successo nel 2015 con i profughi siriani. Ma in Europa sarebbe stato utile aver attuato le riforme invocate nei momenti di crisi.
Dal 2015 l’Italia ha speso più di un miliardo tra fondi propri o comunitari per fermare gli sbarchi nel Mediterraneo. È una politica condivisa in Europa, ma restano dubbi sulla sua efficacia. L’approccio delle politiche migratorie andrebbe ripensato.
Anche nell’anno della pandemia, l’imprenditoria immigrata in Italia ha continuato a crescere e rappresenta ora quasi il 10 per cento del totale. Un’opportunità per tutto il paese, a patto di creare le condizioni per attrarre competenze e talenti.
La crisi legata alla pandemia di Covid-19 ha aumentato le diseguaglianze, generando nuove povertà e discriminazioni. Tra i più colpiti ci sono i lavoratori immigrati perché spesso più vulnerabili e in una situazione socio-economica peggiore dei nativi.
Nel piano della Commissione sulla migrazione ci sono solo richiami generici ai principi di solidarietà previsti dai Trattati e alla necessità di potenziare controlli alla frontiera e rimpatri. Ma tutto il sistema europeo d’asilo sarebbe da ripensare.
Tra i toni allarmistici di media e alcune forze politiche, gli sbarchi tornano a far notizia. Eppure i numeri sono molto più bassi di quelli di altri periodi. Ma le criticità del sistema di accoglienza non permettono una gestione ordinata del fenomeno.