Se la crisi politica dovesse precipitare, la Bce non sarà un argine per un eventuale attacco speculativo sul debito italiano. Gli acquisti di titoli pubblici della banca centrale riflettono la dimensione relativa dei paesi, non quella dei loro debiti.
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Lo stato stanzia ingenti risorse per dare liquidità al sistema produttivo, ma continua a non pagare i propri debiti verso le imprese. Per spingere le amministrazioni a tenere comportamenti corretti, si dovrebbero prevedere sanzioni e penalizzazioni.
Un anno fa il governo bloccava la discussa revisione del Meccanismo europeo di stabilità. Ora l’accordo raggiunto a Bruxelles riporta al centro del dibattito politico una riforma da cui l’Italia, oggi più che mai, avrebbe solo da guadagnare.
Quantitative easing e monetizzazione del debito sono profondamente diversi per natura e obiettivi. E soprattutto il secondo porterebbe alla perdita di uno dei beni pubblici più importanti dell’Europa di oggi: l’indipendenza della banca centrale.
La collaborazione tra economisti ed epidemiologi sarebbe di grande aiuto per studiare la diffusione del virus e mettere a punto politiche di contrasto. Urge una ricerca multidisciplinare con modelli misti. Cruciali nel ridurre la pressione sugli ospedali si sono rivelate le Unità speciali di continuità assistenziale, che però non sono operative in tutte le regioni. A partire da quelle più colpite dalla seconda ondata.
Con l’acuirsi della crisi, si torna a parlare di cancellazione del debito contratto per far fronte all’emergenza. Ma si fa presto a dire “cancellare il debito”: cosa vuol dire? E quali le possibili conseguenze? Aumenta intanto il volume delle emissioni di titoli e ne vengono creati di nuovi, come i Btp Futura, rivolti ai soli risparmiatori individuali. Per ora garantisce la Bce, ma poi bisognerà ottenere la fiducia dei mercati. Proprio da uno strumento finanziario, i social impact bond, subordinati al raggiungimento di risultati prestabiliti, potrebbe arrivare un impulso alla digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche locali.
Si scrive Rcep, si legge area commerciale più grande del mondo: l’accordo siglato con 14 paesi asiatici è una rivincita di Pechino su Washington. Che ora rischia di trovarsi isolata nel Pacifico. E l’Ue?
Il 2020, complici le diverse restrizioni alla mobilità, è stato l’anno del boom definitivo dello streaming, a discapito di operatori broadcast e pay-tv classiche. E la pubblicità non può che prenderne atto.
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Complice la recessione figlia della pandemia, il debito pubblico italiano salirà di venti punti percentuali. Come farlo calare? Dipenderà tutto dall’uso che si farà dei fondi previsti dall’Europa. Intanto, sembra finalmente giunto il momento della tanto annunciata riforma dell’Irpef. Più che sul numero delle aliquote, però, sarebbe utile concentrarsi su una visione d’insieme coerente. Per far sì che i beneficiari del reddito di cittadinanza trovino un impiego non basta certo un’app. E se si vuole contrastare il lavoro nero, meglio la formazione obbligatoria e i lavori di pubblica utilità.
Se né Trump né Biden possono dire di essere usciti vincitori dal primo duello tv per le presidenziali Usa, uno sconfitto c’è ed è il dibattito pubblico americano, mai così aspro e polarizzato.
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