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Dei delitti di corruzione e delle improbabili pene

La legge anticorruzione approvata al Senato introduce alcune novità significative. Ma rimane ancora molto da fare per aggredire un fenomeno pervasivo nella sua estensione e creativo nel predisporre sempre nuove forme attraverso cui contaminare i rapporti tra pubbliche amministrazioni e imprese.

La corruzione funziona come un network

Combattere la corruzione significa lottare contro organizzazioni dai confini invisibili e sfuggenti. Le reti corruttive si fondano sul principio di reciprocità e sulla sovrapposizione delle relazioni professionali con quelle di tipo affettivo e parentale. E spesso sono interconnesse fra loro.

Perché l’Italia non è un paese per whistleblower *

Non esiste una parola per tradurre “whistleblowing”, ma sarebbe uno strumento utile contro la corruzione. La legge in discussione potrebbe introdurre garanzia dell’anonimato, incentivi adeguati e una tutela più estesa per chi denuncia le illegalità.

Il Punto

Dall’Expo al Mose, all’affaire Grandi opere, la corruzione fiorisce ovunque. Se non bastano le (troppe) cautele previste dalle norme sugli appalti pubblici, bisognerà dare all’Anac -l’autorità anti corruzione- il controllo preventivo sui progetti a rischio. L’allungamento dei tempi potrebbe essere gestito programmando meglio gli interventi. Un articolo e un Dossier con gli interventi pubblicati su lavoce.info.
Buona notizia: nel 2014 le emissioni di CO2 hanno smesso di crescere. Presto per dire se si tratta di uno stop permanente o transitorio. Ma i grandi inquinatori (Cina e Usa) stanno imparando a crescere con meno carbonio e migliorando l’efficienza energetica.
Con il disegno di legge “La buona scuola” tutto il potere va ai presidi, si dice. Rimangono però nel vago i criteri con cui i dirigenti scolastici saranno valutati. E non si capisce cosa accadrà agli insegnanti la cui performance deluda i loro capi istituto. Va bene che il ministero dia indirizzi all’autonomia scolastica, ma deve dire come.
Da quando ne ha parlato l’ex rettore di Harvard Larry Summers, tanti si sono chiesti come evitare il rischio di una stagnazione secolare causata dalla paura e dal troppo risparmio. Se davvero la crescita se ne è andata per sempre, una minor spesa statale potrebbe essere solo una prudente strategia di sopravvivenza.
L’idea di formare il Cda della Rai per sorteggio -come proposto dal M5s- non è così strana. La logica suggerisce che affidarsi all’estrazione a sorte cioè alla cieca fortuna ha un senso se è difficile valutare oggettivamente le alternative. Oppure se c’è un decisore astuto che ci vede troppo bene.
Sono in ritardo le banche italiane nell’utilizzo dei social network. Che rappresentano una miniera d’oro a cielo aperto se usati per sviluppare i servizi di home e mobile banking.

Piu’ istruiti e meno corrotti

Il grafico mostra la correlazione tra istruzione e corruzione.
Corruzione_educazione_ITA

Corruzione nella Pa: se le leggi da sole non bastano

L’ennesimo scandalo negli appalti delle grandi opere impone la ricerca di strumenti di contrasto alla corruzione. La tanto invocata rotazione dei dirigenti è già legge, ma va applicata. Sarebbe utile un diverso ruolo dell’Anac nei controlli. L’idea di accentramento degli appalti

La dannazione delle Olimpiadi

Commentando, nel 2004, la candidatura di Londra per le Olimpiadi del 2012, in concorrenza con Parigi, l’Economist concludeva augurandosi che Parigi trionfasse. E non per un improvviso attacco di francofilia. Ma perché temeva costi elevatissimi e benefici, tutto sommato, modesti per il contribuente britannico che avrebbe dovuto sborsare un bel po’ di sterline. I costi previsti nel 2002 erano pari a 1,8 miliardi di sterline, poi saliti a 3,1 miliardi nel 2003 e quindi a 4,2 nel 2005 e 6,5 nel 2007, con circa 2,8 miliardi stanziati direttamente dal Tesoro. Il consuntivo, a prezzi del 2009, ha fatto registrare un costo di 14,8 miliardi di dollari: un extra-costo, rispetto alle ultime previsioni, del 101 per cento.
C’è qualche fondata ragione di pensare che a Roma le cose potranno andare meglio, anche se nel frattempo i venefici tentacoli di mafia capitale saranno stati del tutto recisi? Stando all’esperienza di altri giochi olimpici, si direbbe proprio di no. Gli extra-costi sono stati comuni a tutte le olimpiadi estive ed invernali dal 1960, con picchi a Montreal (1976) e Lake Placid (1980). Vero è che la dimensione media di questi extra-costi è andata diminuendo dal 2000 in poi, ma proprio con Londra 2012 si è avuta, ahimé, una nuova esplosione sia dei costi che degli extra-costi.
Certo gli extra-costi non sono belli, ma se venissero interamente coperti dai biglietti si potrebbe anche chiudere un occhio, a parte il fatto che i benefici non sarebbero comunque uguali per tutti e ci sarebbe da discutere se costruttori, commercianti, albergatori e ristoratori siano proprio i soggetti che si vuole favorire di più … Il guaio è che le Olimpiadi (salvo quelle di Los Angeles, 1984 e Atlanta, 1996) hanno gravato non poco sulla finanza pubblica dei paesi organizzatori. In alcuni casi (come Atene 2004) facendo la loro parte nel dissesto, prima nascosto e poi conclamato, del bilancio dello Stato. Nell’ultimo esempio italiano – i giochi invernali di Torino 2006 –il Governo e gli Enti locali ci hanno messo il 93,7% degli oltre 2, 1 miliardi (di euro) spesi per i soli investimenti (altri 1,2 miliardi sono stati spesi per la gestione dell’evento). I privati, con il consueto coraggio che caratterizza i capitalisti italiani, hanno contribuito agli investimenti per appena il 6,3%. A fronte di costi di oltre 3,3 miliardi i benefici sono stati stimati con generosità il 2,5 miliardi: con un bilancio negativo per oltre 800 milioni di euro.
Chissà se gli economisti di Palazzo Chigi hanno informato il loro capo squadriglia di questi numeri?
I quali numeri, si sa, sono aridi e non scaldano il cuore come vedere una controfigura della Regina Elisabetta calarsi dall’elicottero insieme con James Bond/Daniel Craig nel cielo dello stadio olimpico. Magari, Renzi non avrà neanche bisogno della controfigura, se si sarà tenuto in allenamento e sarà stato capace di restare in sella per dieci anni. E poi potrebbe sempre entrare in lettiga, come un imperatore romano che si rispetti.

Il Punto

Ora che la legge delega è approvata, il Jobs act, prima vera riforma del Governo Renzi, può essere realizzata. Come? Tutto dipende dai sei decreti che verranno emanati per attuare i dettagli delle norme quadro. Cominciamo a esaminare quelli relativi al contratto a tutele crescenti. Tra le questioni più delicate: che ne sarà delle tipologie contrattuali esistenti, in particolare dei contratti a progetto? Le altre riforme su cui Renzi si è impegnato (legge elettorale, riforma costituzionale) rimangono ancora dei semilavorati. Vediamo cosa è stato fatto e cosa no in questi primi nove mesi di Governo attraverso una serie di schede tematiche dei redattori de lavoce.info. Pubblichiamo le prime. Altre seguiranno nei prossimi giorni.
Alcuni ancora sostengono che i giovani sono troppo schizzinosi (o choosy), ma oltre il 45 per cento degli occupati in età 19-30 anni si adatta a svolgere un’attività poco coerente con il proprio percorso di studi e quasi uno su due percepisce una remunerazione considerata inadeguata. Si conferma in tutta la sua gravità il comunicato emesso la settimana scorsa dal ministro Poletti: i dati sull’occupazione diffusi si sono rivelati non significativi e incompleti rispetto a quelli sia dell’Istat sia delle statistiche rilasciate pochi giorni dopo dal suo stesso ministero.
Dalle indagini giudiziarie sta emergendo un profilo di Roma corrotta e infetta dalla criminalità d’alto bordo al di là di ogni immaginazione. Riproponiamo il nostro Dossier sulla corruzione arricchito dai materiali sullo stesso tema presentati al convegno de lavoce.info di metà settembre.
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Il Punto

Dove troveranno le regioni i 4 miliardi da tagliare previsti dalla legge di stabilità? Il grosso della loro spesa è nella sanità, in cui si annidano quasi 24 miliardi di sprechi e di mazzette. L’unica componente di spesa pubblica dove non ci sono stati tagli negli ultimi anni. Anche nei trasporti locali c’è spazio per realizzare risparmi significativi. Perché molti servizi sono sovradimensionati, i nostri costi sono tra i più alti d’Europa e le tariffe tra le più basse. Qui ci vuole una riorganizzazione complessiva del sistema. Passando sopra a clientele elettorali e interessi particolari.
Mezzo miliardo di euro per il bonus bebè alle famiglie con nuovi nati. Se sarà -come annunciato in tv- una misura universale, andrà in buona parte ai ceti medi sprecando un’occasione per dare un aiuto alle fasce di popolazione povera.
A che percentuale di possesso delle azioni deve scattare l’obbligo di Opa totalitaria? Per le piccole-medie imprese quotate, il decreto “Competitività” lascia agli statuti sociali stabilire la soglia tra il 25 e il 40 per cento. Un modello che forse potrebbe essere esteso alle grandi società.
La corruzione diminuisce il tasso di crescita del Pil. Ma davvero alimenta anche il debito pubblico, come sostengono vari studiosi? In realtà è difficile stabilire un rapporto causa-effetto. Non può perciò diventare un alibi per la spesa di denaro pubblico fuori controllo.
Un commento di Pietro Reichlin all’intervento di Tito Boeri “Dieci ragioni contro il Tfr in busta paga” e la replica dell’autore

Se la corruzione diventa un alibi per non ridurre la spesa *

La corruzione non è la sola responsabile dell’elevato indebitamento del nostro paese. E non basta contrastare il fenomeno per risolvere il problema. Le difficoltà incontrate da ogni tentativo di razionalizzazione della spesa appaiono un ostacolo maggiore alla creazione di un clima di fiducia.

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