Con un tweet di commento al fact-checking de lavoce.info, il ministro Calenda ha ribadito che se Alitalia esce dal mercato non è facile rimpiazzarla. In realtà già ora le compagnie low cost sono i maggiori vettori in quasi tutti i primi 40 aeroporti italiani, avendo occupato gli spazi lasciati vuoti.
Anche se Macron arriverà all’Eliseo, la Francia rimarrà divisa profondamente sulle grandi questioni economiche: globalizzazione e integrazione europea. Al primo turno quasi metà dei voti sono andati a candidati che mettono radicalmente in dubbio i principi di libertà e apertura economica.
Il nuovo sistema di reclutamento dei docenti potrebbe funzionare ripartendo da zero. Ma nella scuola tocca sempre sanare passate situazioni complesse. Andrà così: a settembre saremo da capo con i problemi dell’ultimo biennio. E l’attuazione della riforma sarà rimandata al futuro.
È finalmente avviata la costruzione del Rei, il Reddito di inclusione per i più poveri. Importante creare meccanismi che lo assegnino possibilmente a tutti coloro che hanno i requisiti ed escludano i “furbi” che aggirano e manipolano. Poi serve che il governo elabori un realistico piano per la lotta alla povertà.
In aggiunta ai soliti oneri di urbanizzazione, i comuni – sempre a corto di quattrini – incassano il contributo straordinario derivante dall’aumento di valore degli immobili soggetti a trasformazioni urbanistiche. Almeno così ci sono i soldi per le infrastrutture destinate ai nuovi insediamenti.
Mentre negli Usa Trump affossa le misure pro energia pulita di Obama, le emissioni di CO2 nel mondo si sono stabilizzate. Bene, però non basta a determinare un effetto significativo sulla concentrazione di carbonio, che influenza le variazioni della temperatura. Per questo bisogna puntare sulle rinnovabili.
15 anni de lavoce.info: feste-convegni 5 giugno a Milano e 6 giugno a Roma
Nel 2017, lavoce.info compie 15 anni. Festeggeremo il compleanno con i nostri affezionati lettori e sottoscrittori la mattina di lunedì 5 giugno a Milano e il pomeriggio di martedì 6 giugno a Roma. Intanto: SAVE THE DATE! A breve comunicheremo il come e il dove.
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Quel circolo vizioso che intrappola Alitalia
Di Ugo Arrigo
il 10/03/2017
in Commenti e repliche
Mercato aereo e scelte pubbliche
Molti lettori hanno commentato i miei due recenti articoli sul caso Alitalia (qui e qui). Ripercorro volentieri le principali sollecitazioni ricevute, raggruppate per omogeneità, aggiungendo a ognuna alcune considerazioni.
Per prima cosa: abbiamo proprio bisogno di Alitalia? Se venisse chiusa o venduta a un altro grande vettore europeo, il trasporto aereo non verrebbe garantito egualmente dal mercato? La risposta è senz’altro affermativa. Alitalia era un vettore indispensabile quando trasportava 24 milioni di passeggeri su un mercato che non raggiungeva i 50, ma non lo è ora che ne trasporta 22 milioni su un mercato di 130. Se dovesse chiudere, nell’arco di pochi mesi i suoi 22 milioni di clienti sarebbero presi a bordo da voli aggiuntivi di altre compagnie, come successe all’inizio del decennio scorso con il fallimento di Swissair e Sabena.
Una seconda area di questioni riguarda le scelte pubbliche di settore: se Alitalia nel 2008 fosse stata venduta ad Air France, anziché salvata per inesistenti ragioni di campanile, oggi non avrebbe gli stessi problemi dato che non vi sarebbero stati sei anni di errata gestione Cai, basati su un progetto che intendeva solo restringere la concorrenza. Il nostro paese è pieno di aeroporti minori che erano praticamente vuoti prima dell’arrivo dei vettori low-cost. Poi è arrivata Ryanair e si è fatta pagare per aprire rotte che prima di allora nessuna compagnia si era sognata di considerare. In taluni casi, come Bergamo-Orio al Serio, ha riempito gli scali.
Si tratta di concorrenza sleale? Se i concorrenti non c’erano direi proprio di no. Bergamo è servito da vettori low-cost per il 94 per cento del traffico, Treviso per il 99,7 per cento, Ciampino per il 99 per cento, Trapani per il 97 per cento, Crotone per il 99 per cento. Senza le low-cost il contribuente sarebbe stato chiamato a pagare per conservare in esercizio aeroporti completamente vuoti.
Le tasse dei low-cost
Come si possono definire leali i low-cost quando non pagano in Italia né tasse né contributi sociali e non applicano i contratti di lavoro italiani? Non dimentichiamo che sono entrati nel mercato nazionale inizialmente sui collegamenti infra-comunitari internazionali, non sui voli domestici. In tale caso, non potendosi applicare doppie regole su un medesimo volo, è corretto che prevalgano quelle del paese di residenza del vettore. I voli domestici realizzati in un paese differente sfuggono egualmente alle regole di quel paese in quanto le compagnie, coerentemente col loro approccio low-cost, tendono a non aprirvi stabili organizzazioni. Si può non essere d’accordo, tuttavia perché mai dovrebbero aprire una sede di cui possono fare a meno solo per pagare più tasse?
È utile richiamare in ultimo il circolo vizioso in cui è rimasto intrappolata la nostra ex compagnia di bandiera: 1) Alitalia perde molto per la concorrenza dei low-cost, pertanto viene elaborato un nuovo piano d’impresa che diminuisce aerei e personale (nel 2008, nel 2014 e nuovamente nel 2017); 2) gli spazi di mercato lasciati spontaneamente liberi da Alitalia sono presto occupati dai vettori low-cost che in tal modo accentuano la pressione concorrenziale su di essa, incrementandone le perdite; 3) a questo punto si elabora un nuovo piano d’impresa che ridimensiona ulteriormente Alitalia, lasciando ulteriori spazi ai low-cost, i quali potranno così esercitare ancora maggiore concorrenza…
È evidente che di questo passo, dopo un certo numero di piani d’impresa e di ridimensionamenti, Alitalia sarà arrivata alla chiusura definitiva.