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Categoria: La parola ai numeri Pagina 18 di 30

Turismo in attesa di Expo

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Fonte: UNWTO, World Tourism Barometer – December 2014. Anno di riferimento 2013
Al convegno L’Expo delle Idee il presidente del Consiglio ha usato parole di ottimismo “Il 2015 sarà un anno felix” e ha poi aggiunto “Con Expo torniamo a correre”. Di correre il settore turistico dell’Italia ha un gran bisogno. Abbiamo 50 luoghi che l’Unesco ha dichiarato Patrimonio Generale dell’Umanità – ben più di Francia e Spagna – ma le visite e gli introiti turistici dell’Italia sono al livello di Turchia e Tailandia, ben al di sotto di Francia e Spagna.

La deflazione che (ancora) non c’è

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L’inflazione di gennaio è scesa a -0,6 per cento su base annua. Si parla dunque di deflazione.
Il dato è determinato dal crollo dei prezzi dei beni energetici (-9,1 per cento) che contano per il 9 per cento del paniere dei prezzi al consumo. I prezzi dei beni non energetici sono invece saliti dello 0,1 per cento, quelli dei servizi dello 0,5 per cento.
Per ora la discesa progressiva dell’inflazione verso (o sotto) lo zero si è tradotta in un aumento del potere d’acquisto dei salari, cresciuti dell’1,1 per cento nel 2014 (il netto tra +1,3 dei salari nominali e del +0,2 per cento dell’inflazione). L’aumento del potere d’acquisto dei salari del 2014 è una novità: il dato era stato di +0,2 nel 2013, -1,5 nel 2012 e -1,1 nel 2011. Per chi ha un lavoro l’inflazione zero non e’ poi tanto male.

L’occupazione non decolla

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L’esposizione delle banche sul debito greco

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La Grecia ci deve 43 miliardi

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La lunga gelata del Pil

 
Pil aggiornato

L’inguaribile ottimismo dei gufi dell’Ocse

Nelle stime diffuse nell’Interim Report di settembre del suo Economic Outlook, l’Ocse vede il Pil dell’Italia in calo dello 0,4 per cento per il 2014 e quasi piatto per il 2015. E’ un netto calo rispetto alle stime diffuse in precedenza. Solo 9 mesi fa nel dicembre 2013 si stimava una crescita 2014 pari allo 0,5 per cento e un robusto +1,4 per cento per il 2015. La revisione al ribasso ha i suoi motivi: in sostanza, tiene conto dell’andamento dei primi due trimestri del 2014. Alla luce di quanto già avvenuto, se ci fosse crescita zero negli ultimi trimestri del 2014, la variazione del Pil sarebbe del -0.3 per cento. In più il terzo trimestre potrebbe avere anch’esso il segno negativo a seguito della crisi in Ucraina.
L’Ocse non è nuovo a revisioni al ribasso nelle sue previsioni nel corso dell’anno. Come si vede dalla tabella e dal grafico qui sotto, ciò era già avvenuto nel 2012 e nel 2013. Sulla base dell’esperienza passata e dei dati attuali, gli economisti dell’Ocse più che gufi appaiono inguaribili ottimisti.

 

TABELLA FINAL BATTLE GRAFICO FINAL BATTLE

Un popolo di santi e poeti? Non proprio…

Oltre al Pil

Qualche settimana fa il premier Matteo Renzi diceva che il Pil non è poi così importante e l’Istat ne certifica un nuovo calo dello 0,2 per cento su base trimestrale.

La recessione infinita

pil trimestrale - agosto 2014
 
Tornerà il segno più, diceva l’ex premier Enrico Letta all’inizio di settembre 2013, parlando delle prospettive 2014. Prima di lui, anche gli altri primi ministri degli ultimi anni erano stati ottimisti per il futuro (nel caso di Silvio Berlusconi, anche per il presente, a dispetto dell’evidenza). Anche il l’attuale premier Matteo Renzi non ha fatto eccezione a questa regola: il Documento di Economia e Finanza del marzo 2014 prevedeva una crescita del Pil per il 2014 allo 0,8 per cento, anche sulla spinta del persistente ottimismo indicato dalle indagini Istat sulle aspettative delle famiglie delle imprese. Da allora si è verificato un rallentamento ulteriore dell’area euro e dell’economia tedesca in particolare, anche indotto dalle inquietudini geopolitiche, che non hanno certo migliorato le prospettive economiche.
La stima preliminare del Pil per il secondo trimestre 2014 ci dice che l’economia italiana proprio non riesce a ritrovare la strada della crescita. Ricapitoliamo i fatti. Prima c’è stata la recessione 2008-09, con sei trimestri consecutivi di crescita negativa. Poi, tra la seconda metà del 2009 e la prima metà del 2011, è arrivata una lenta e graduale ripresa che è riuscita a recuperare solo due dei sette punti di Pil persi nel 2008-09. Poi dalla seconda metà del 2011 il ritorno del segno meno. Da allora ad oggi, ci sono stati undici trimestri negativi e uno positivo (con uno striminzito +0,1 per cento nel quarto trimestre 2013). Con il secondo trimestre 2014, è arrivato un -0,2 per cento che riporta l’Italia in recessione. La perdita di Pil che si è aggiunta in questo periodo è di altri 4,5 punti percentuali, per un totale di 9 punti di Pil che mancano rispetto alla fine del 2007.
A questo punto, il sentiero per ottenere una crescita positiva per il 2014 è diventato molto stretto. Con una crescita zero nei prossimi due trimestri, dice l’Istat, la crescita 2014 sarà negativa per tre decimi di punto percentuale. Ma se anche l’economia italiana ritornasse a crescere nel secondo semestre 2014 (il bonus di 80 euro potrebbe gradualmente tradursi in maggiori consumi e i rischi geopolitici in Medio Oriente e in Ucraina potrebbero attenuarsi) è a questo punto improbabile che si riesca ad evitare un segno meno anche per il 2014, sia pure attenuato rispetto a quello registrato nei due anni precedenti.
 
I dati negativi dell’economia, se possibile, accrescono l’urgenza dell’azione sul fronte delle riforme ma anche dell’approvazione e rapida attuazione di misure che diano fiato alle imprese e alle famiglie, compresa una riforma fiscale troppo a lungo rinviata e che, per incoraggiare consumi e investimenti, deve essere percepita come sostenibile nel tempo. Nella speranza di essere ancora in tempo a evitare un umiliante commissariamento da parte dell’Europa.

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