Le scuole italiane continuano a procedere a singhiozzo, con l’alternarsi di aperture e chiusure. Le conseguenze su apprendimenti e benessere degli studenti rischiano di essere devastanti. A Berlino hanno scelto una soluzione radicale. E in Italia?
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Ridurre la spesa scolastica ha chiari effetti negativi sulle abilità cognitive degli studenti, accentuando divari già gravi. Investire in scuole digitalizzate, moderne e ben equipaggiate potrebbe invece migliorare l’insegnamento e l’apprendimento.
Introdotta per offrire una formazione a chi non può frequentare le aule universitarie, la Dad diventa sempre più uno strumento di qualità, inclusivo e sostenibile. Le risorse del Recovery plan possono aiutare a superare i ritardi dei nostri atenei.
In una situazione di confusione e in assenza di un reale coordinamento tra stato e regioni, slitta nuovamente la riapertura delle scuole superiori. Ma un’analisi mostra come il vero nodo sia rappresentato dal trasporto pubblico locale.
La Campania ha chiuso le scuole due settimane dopo la riapertura. La scelta sembra aver prodotto pochi vantaggi in termini di diffusione del contagio, mentre è inalterato il sovraccarico degli ospedali. Ma chi ha pensato ai costi per bambini e ragazzi?
La riapertura delle scuole ha contribuito all’aumento dei contagi da Covid-19? Manca un monitoraggio preciso dell’andamento dei nuovi positivi, che invece sarebbe necessario. Anche per evitare chiusure che hanno pesanti riflessi sul futuro degli studenti.
Se in Italia esiste un “problema scuola”, la causa non è il Covid, bensì la scelta generalizzata di non investire sul futuro dei giovani. Ora i fondi di “Next Generation EU” e Fse+ sono una grande opportunità, ma anche lo stato deve fare la sua parte.