Nel nostro paese, il dibattito sul ruolo dell’università è diviso tra chi propone un modello a “eccellenza” e chi un modello a “università diffusa”. Il Pnrr è l’occasione per chiederci quale tipo di configurazione dare al sistema nei prossimi anni.
Categoria: Scuola, università e ricerca Pagina 10 di 69
Nel corso della pandemia, le regioni hanno deciso periodi più o meno lunghi di didattica a distanza. Le più penalizzate sono proprio le aree più deboli. Si accentuano così le già forti disparità territoriali nei livelli di apprendimento degli studenti.
La scuola riparte con due obiettivi fondamentali: rimanere in presenza per tutto l’anno scolastico e recuperare le perdite di apprendimenti dovute alla pandemia. Sul primo c’è forse troppo ottimismo. Il secondo chiama in causa la formazione dei docenti.
Dopo un ping pong durato trent’anni, nel 2020 i due ministeri sono tornati a essere separati. Ma come funzionano meglio? E a quale dei due conviene maggiormente l’accorpamento? Senza dimenticare i costi di transizone e ritardi amministrativi.
Riaprono le scuole e tornano i problemi di funzionamento. Uno dei più seri è l’avvicendamento di insegnanti nelle classi. La mancanza di continuità didattica può avere effetti negativi sulle competenze degli studenti, soprattutto quelli meno abbienti.
Le scuole che sono riuscite ad affrontare nel migliore dei modi la Dad “forzata” sono quelle in cui la transizione verso una didattica digitale integrata era già in atto. Servono progettazione, coordinamento e capacità manageriali.
L’appello dei docenti universitari “No al Green pass” ha ricevuto molta attenzione dai media, ma ha raccolto poche firme (solo il 6,6 per mille dei docenti). La disaggregazione per disciplina smentisce alcuni pregiudizi sui professori delle discipline umanistiche.
Sulla natura giuridica delle libere università non statali bisognerebbe fare chiarezza, per garantire certezza del diritto. L’attuale limbo può infatti rivelarsi comodo, per rivendicare in alcuni casi la natura pubblica e in altri quella privata.
La didattica a distanza sembra essersi limitata a trasferire sulle piattaforme le lezioni che si sarebbero svolte in classe. Si è così persa un’occasione di vera innovazione nell’insegnamento. Nonostante tutto, però, alcuni segnali positivi ci sono.