Morire in ospedale è stato un tratto caratteristico della società moderna. Ma superato il picco degli anni Ottanta, prima negli Stati Uniti e poi in Europa, c’è stata un’inversione di tendenza. In parte riconducibile al movimento delle cure palliative.
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Chi vive nel Mezzogiorno ha una speranza di vita alla nascita di circa un anno inferiore rispetto a chi risiede al Nord. Perché? Dal 1990 è cresciuta la differenza in spesa sanitaria tra famiglie del Nord e del Sud. Lo svantaggio pesa di più sugli uomini.
Una recente sentenza del Consiglio di Stato stabilisce che le Regioni non possono influenzare i medici nella scelta dei farmaci. E che solo l’Aifa può fare valutazioni comparative tra diversi principi attivi. Ma così non possono svolgere il loro ruolo.
Secondo due associazioni di categoria, milioni di italiani potrebbero ritrovarsi tra pochi anni senza medico di famiglia. Ma l’allarme è giustificato? In futuro serviranno medici di tipo diverso. Intanto, la medicina generale non sembra attirare i giovani.
La partecipazione ai programmi di screening mammografico è bassa, nonostante sia un servizio gratuito. Un esperimento sul contenuto delle lettere di invito mostra però che la risposta aumenta se si sottolineano i rischi della mancata partecipazione.
La legge di bilancio prevede un “condono” sulle somme che le aziende farmaceutiche dovrebbero rimborsare allo stato per lo sforamento dei tetti di spesa. Si risolve forse un pasticcio sulla spesa farmaceutica ospedaliera, ma il futuro è tutto da scrivere.
I brevetti sui farmaci innovativi salvaguardano gli investimenti. Però determinano prezzi elevati che ne limitano l’accessibilità. La soluzione potrebbe consistere in un sistema a premi a livello globale per il finanziamento pubblico della ricerca.
Il superticket ha cambiato la natura di uno strumento pensato invece per responsabilizzare i cittadini sui costi del servizio sanitario. Per questo dovrebbe essere cancellato, ripensando nello stesso tempo l’intero sistema delle compartecipazioni.
Il diritto del paziente all’integrale risarcimento del danno patito ha prodotto una moltiplicazione delle pretese risarcitorie. E un aumento dei premi di assicurazione dei medici. Ma anche le norme varate per riequilibrare la situazione sollevano dubbi.