La povertà ha molte cause diverse e non basta un solo strumento per combatterla. Per questo il piano Macron prevede ventuno azioni, una delle quali è il reddito universale di attivazione. Un approccio che potrebbe essere utile anche in Italia.
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I primi dati ufficiosi sul Rei dicono che i beneficiari vivono in larga parte a Sud. Anche perché molte domande di residenti al Nord sono state respinte per mancanza di requisiti. Una severità che rischia di penalizzare il Rei universale appena introdotto.
L’aumento della povertà tra 2016 e 2017 riguarda tutti, ma l’incidenza resta molto più alta tra gli stranieri. Eppure, il ministro Di Maio fa leva su questi dati per accelerare sul “suo” reddito di cittadinanza. Da cui i non italiani sarebbero esclusi.
Nel 2017 il Pil italiano è cresciuto. Nello stesso tempo, però, è aumentato il numero di famiglie in povertà assoluta, benché a un ritmo più lento rispetto agli anni neri della crisi. Serve una ripresa più forte, con politiche redistributive più attente.
Il reddito di cittadinanza è una misura simbolo della proposta politica del Movimento 5 stelle. Per questo è stato inserito nel contratto di governo con la Lega. La sorpresa è che ora è riservato solo ai cittadini italiani. E anche i costi cambiano.
Nel 2014-2015 i redditi delle famiglie italiane sono risaliti, ma povertà e disuguaglianza aumentano. La spiegazione va cercata in una crescita diseguale e nel crollo delle risorse disponibili registrato dal 5 per cento più povero della popolazione.
I dati Eurostat sulla distribuzione del reddito dicono che la disuguaglianza in Italia è aumentata durante la crisi. Non per la crescita dei redditi più alti, ma per il forte calo di quelli bassi. Di sicuro, rispetto a quindici anni fa, sale la povertà.
I numeri relativi alla povertà in Italia sono preoccupanti, ma il reddito di cittadinanza potrebbe rivelarsi un problema, più che una soluzione. Perché un trasferimento generoso può scoraggiare l’attivazione lavorativa. E favorire il lavoro nero.
Nelle aree dove la percentuale di stranieri è più forte, ha vinto il centro-destra. Mentre le zone a più alto tasso di disoccupazione hanno premiato il Movimento 5 stelle. Solo dove le istituzioni funzionano meglio i populismi si fermano.
L’attuale interesse per la disuguaglianza economica non dipende da motivazioni etiche. Deriva ancora una volta da considerazioni economiche. Dovrebbe invece scaturire da preoccupazioni per possibili evoluzioni non democratiche del sistema politico.