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I TEMPI DIVERSI DI SCUOLA E FAMIGLIA

Il decreto Gelmini, da poco trasformato in legge, non risponde alle esigenze delle famiglie, né delle madri, né dei padri e ancora meno dei figli. Gli effetti più importanti riguardano l’occupazione, gli orari e l’organizzazione del tempo della famiglia. Nonché i contenuti del tempo scuola. In particolare, i tagli di personale riguarderanno soprattutto donne. Mentre la riduzione del tempo-pieno può rallentare la tendenza a una maggior simmetria tra i genitori. E avrà effetti diversi sulla divisione del lavoro domestico per famiglie appartenenti a fasce di reddito diverse.

TORNIAMO A DARE I NUMERI SULLA PRODUTTIVITA’

I dati confermano che l’attuale rallentamento, o recessione, non è solo un episodio congiunturale ma, almeno per l’Italia, è la continuazione di un trend negativo di crescita che ha cominciato a manifestarsi dalla metà degli anni Novanta. E nel tempo è cambiata la natura del processo di crescita dell’economia italiana. Dopo il 2000, l’incremento del Pil è trainato solo dall’aumento delle ore lavorate totali. La produttività mostra un andamento declinante nel biennio 2006-07. In contrasto con le molte illusioni sulla rinnovata capacità di innovare delle imprese italiane.

PERCHE’ E’ AUMENTATA LA DISUGUAGLIANZA DEI REDDITI

La disuguaglianza dei redditi è cresciuta molto più velocemente della disuguaglianza dei consumi. Le famiglie reagiscono in modo diverso a variazioni permanenti o temporanee dei redditi. Perché cercano di mantenere un livello di consumo stabile nel corso del tempo, mentre risparmio e indebitamento attutiscono le variazioni del reddito da un mese all’altro o da un anno all’altro. La diversa dinamica della disuguaglianza dipende dalla maggiore flessibilità del mercato del lavoro piuttosto che dallo sviluppo dei mercati finanziari.

IL TABU’ DEL VALORE LEGALE DELLA LAUREA

Un provvedimento sarebbe cruciale per l’università italiana: l’abolizione del valore legale del titolo di studio. Vi ruotano attorno aspetti finanziari, reclutamento dei meritevoli ed efficienza complessiva del sistema. Eppure, né il decreto governativo né la proposta dell’opposizione lo affrontano. Anche perché, si dice, non esiste nessuna norma che lo preveda per le lauree e quindi non vi è niente da abrogare. Non è proprio così, ma non c’è alcun serio problema tecnico né alcun costo per la sua eliminazione. Solo un formidabile ostacolo, di natura politica.

COMMISSARI PER CASO

Lo spirito meritocratico che ispira il decreto legge sull’università è nel complesso condivisibile, perché rompe il principio del trattamento uniforme degli atenei e va incontro alle recenti proteste degli studenti. Salvo però contraddire i suoi stessi intenti quando modifica le procedure per la costituzione delle commissioni dei concorsi universitari, introducendo un meccanismo assai complesso, probabilmente inapplicabile e che non dà comunque alcuna garanzia di riuscire a premiare i migliori.

DIMENTICARE KYOTO CI COSTA CARO

Un dibattito acceso sui costi per adempiere al 20-20-20 europeo. Ma non si tiene conto che il nostro paese è ben lontano dal raggiungimento degli obiettivi assunti con la firma del protocollo di Kyoto. Forse, accettare l’obbligo di una riduzione del 6,5 per cento delle emissioni di gas serra è stato eccessivo. Ma una volta preso l’impegno, i governi che si sono succeduti avrebbero dovuto onorarlo. Così non è stato. Anzi, le emissioni hanno continuato a crescere. Il mancato rispetto di Kyoto, ormai un dato acquisito, potrebbe costare intorno ai 2 miliardi di euro per anno.

ALLA RICERCA DI NUOVE REGOLE. E DI NUOVE CLASSI DIRIGENTI

Il G20 dovrà indicare la nuova architettura delle regole di supervisione del mondo finanziario. Tra le proposte, collegi di supervisori per i grandi gruppi internazionali, codici di condotta per tutti gli investitori istituzionali, armonizzazione delle regole sul capitale delle banche. Ma non basta definire norme condivise, serve qualcuno in grado di applicarle. Un ruolo che potrebbe svolgere il Fondo monetario internazionale, se si procedesse a una revisione dei suoi meccanismi di governo. Necessario anche un profondo rinnovamento delle classi dirigenti.

GOOGLE SENZA RIVALI

In dieci anni di vita Google ha conquistato la leadership nel mercato della pubblicità online tramite motori di ricerca e banner sui siti web. Il tentativo di alleanza con Yahoo!, distanziato inseguitore dell’impresa californiana, poteva ridurre il grado di concorrenza e innovazione nel settore. Ed è stato giustamente bloccato dal Department of Justice degli Stati Uniti per gli effetti negativi che avrebbe avuto su prezzi e incentivi all’innovazione. Ora, Google si trova in una posizione di sostanziale monopolio e con concorrenti sempre più deboli.

UNA RETE PER TUTTI

La crisi dei mercati finanziari si trasferisce all’economia reale. Tra qualche mese inizieranno le vere e proprie riduzioni di personale e i primi a essere colpiti saranno i circa quattro milioni e mezzo di lavoratori precari. Per questo l’Italia ha urgente bisogno di introdurre un sussidio unico di disoccupazione, a cui si acceda indipendentemente dal tipo di contratto con cui si è stati assunti. Dove trovare le risorse? Sufficiente utilizzare i fondi destinati in via sperimentale alla detassazione degli straordinari, un provvedimento che diminuisce l’occupazione.

QUEL PREGIUDIZIO CHE BRUCIA L’INCENERITORE *

Non c’è dubbio che gli inceneritori inquinano. Come tante altre cose. Il punto è capire quanto, se più o meno delle altre alternative disponibili e con quali conseguenze. Inoltre, non è né solo una centrale elettrica né solo un impianto per smaltire i rifiuti, ma è le due cose insieme. E la valutazione va fatta tenendone conto. Tanto più che lo stesso riciclaggio spinto all’estremo comporta emissioni comparabili. In altri termini, sia il bilancio ambientale che quello energetico sono molto più equilibrati di quanto si pensi.

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