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CINQUE DOMANDE PER IL DOPO-CRISI

La crisi impone un ripensamento di alcune certezze che avevano caratterizzato la politica macroeconomica nel periodo precedente. A partire da cinque domande, che mettono a fuoco i punti essenziali su cui riflettere. Un basso tasso di inflazione è un risultato storico, ma c’è una differenza tra fissarlo al 2 o al 4 per cento? Autorità monetarie e di regolamentazione devono continuare a essere entità separate? A chi devono dare liquidità le banche centrali? Come creare maggior spazio per le politiche di bilancio nei prossimi anni? E come rendere piu’ efficaci gli stabilizzatori automatici?

CAMBIAMO IL PATTO DI STABILITÀ

Il Patto europeo di stabilità e crescita così com’è ha ormai esaurito il suo ruolo e il recente caso della Grecia ne è la prova. Come rinnovarlo per far sì che funzioni? Il tema è delicato. Soprattutto perché è nell’interesse dei paesi in crisi cavalcare il timore del contagio e della debolezza europea per ottenere di più. Ma una riforma è urgente, perché non è detto che si possa contare su una ripresa per ridurre i disavanzi. Ecco alcune proposte.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Ringraziamo i lettori per gli stimolanti commenti e riflessioni. Alcuni hanno invocato la necessità di fare di più contro l’evasione fiscale e gli sprechi, altri hanno proposto di diminuire il cuneo fiscale sui redditi da lavoro oppure aumentare la tassazione dei capitali o dei dividendi degli azionisti e i bonus dei manager. Rispondiamo brevemente su alcuni punti.
Il nostro obiettivo non era quello di una discussione generale sul sistema fiscale, è ovvio che la lotta contro l’evasione fiscale e gli sprechi rimane lo strumento base di un sistema equo ed efficiente. Ci siamo limitati a commentare la proposta del Ministro Brunetta che proponeva di finanziare la misura anti “bamboccioni” attraverso un prelievo intergenerazionale. L’idea è buona e non si tratta di una misura assistenziale: non si può vivere a lungo con i 1700 euro di dotazione di cittadinanza da noi ipotizzati e neppure con i 10.000 che potrebbero risultare dall’investimento in un Child Trust Fund. Inoltre, sta al singolo individuo valorizzare e investire la somma. Che non dovrebbe limitarsi solo a finanziare gli studi. Ad esempio la possibilità di pagarsi un affitto per qualche mese in una nuova città mentre si cerca lavoro potrebbe aiutare diversi giovani a lasciare la casa dei genitori. E’ una dote proprio per valorizzare le “doti” del singolo e per questo non può risolversi con semplici detrazioni fiscali alla famiglia.
Abbiamo argomentato, inoltre, che se si vuol fare redistribuzione intergenerazionale come Brunetta ha sostenuto, la tassa di successione è più equa che un prelievo sulle già misere pensioni di anzianità. Non si tratta di portar via i frutti del lavoro dei genitori, ma semplicemente di renderne più equa la distribuzione. E’ più “giusto” pagare il 30-40% sui frutti del proprio lavoro e nulla (o il 4% oltre un milione di euro) sull’eredità lasciata dai propri genitori?
E’ stato sottolineato, giustamente, che non si danno soldi senza incentivi. Ma qui, per definizione, si tratta comunque di soldi che vengono dati senza incentivi: vale per l’eredità così come per la dote di cittadinanza, che solo sarebbe distribuita diversamente. In una delle frequenti letture assai poco rigorose abbiamo appreso che la figlia tredicenne della cantante Madonna riceverebbe come paghetta 11.000 dollari a settimana. Non sappiamo a quali incentivi la fanciulla sia sottoposta dalla mamma, per cui lasciamo cadere la cosa, ci sembrava comunque un dato simpatico da riportare.
I veri problemi non sono tanto gli incentivi in capo al ricevente quanto piuttosto i disincentivi al risparmio e la possibilità di elusione da parte di chi lascia. Sulla seconda abbiamo purtroppo poco da aggiungere, e sappiamo che non è un problema da poco. Sulla questione degli incentivi al risparmio, però, possiamo aggiungere questo: 
1) le teorie economiche non ci danno previsioni chiare sugli effetti dell’imposta di successione sul risparmio; per quel che ne sappiamo, in teoria, una tassa sull’eredità potrebbe anche incentivare il risparmio;
2) eventuali inefficienze dell’imposta di successione vanno comparate con modalità alternative: a parità di gettito la tassa di successione non è più distorsiva di una tassa sul reddito da lavoro o sulle attività finanziarie, probabilmente lo è di meno;  
3) l’evidenza empirica è altrettanto problematica, per chiari problemi di identificazione: al momento, le stime più attendibili ci dicono che un effetto dell’aliquota marginale sul risparmio probabilmente c’è ma non é molto grande. Resta il fatto che l’imposta di successione gode di scarsa popolarità, o meglio, sembra essere più impopolare delle altre.

TUTTI NELLA RETE

È tempo di scelte per le reti di telecomunicazione in Italia. L’accesso a Internet deve diventare un servizio universale, da garantire a tutte le realtà e componenti della società. Nel medio-lungo periodo si dovranno poi sviluppare le infrastrutture di nuova generazione, che richiederanno investimenti misti pubblico-privato. Ragionevole dunque prevedere una separazione tra infrastrutture fisiche e servizi di accesso, e tra questi e i servizi applicativi, anche per permettere una piena concorrenza e apertura del mercato.

CARTOLARIZZAZIONI SENZA REGOLE COMUNI

Le cartolarizzazioni sono un utile strumento di liquidità per imprese e banche, ma per evitare che se ne faccia un uso distorto è necessaria una migliore regolamentazione a livello globale. Su questo l’accordo è generale. Più difficile è definire le regole comuni. I piani di riforma proposti dagli organismi internazionali, europei e americani, seppur ispirati agli stessi principi, vengono declinati in maniera differente. Anche perché manca un soggetto legittimato a livello internazionale a legiferare e a controllare il mercato.

UNO STOP SULLA STRADA DEL RITORNO ALLA CRESCITA

Il ritorno alla crescita del Pil dell’Italia si è fermato subito: il dato destagionalizzato del Pil (stima preliminare) indica -0.2 per cento rispetto al terzo trimestre, quando era invece aumentato dello 0.6%. Il dato medio 2009 rispetto alla media 2008 è -4.9 per cento.
Non sono ancora disponibili dati disaggregati sulle varie voci del Pil, ma si può dire che sul brutto dato del quarto trimestre hanno pesato soprattutto due elementi: la battuta d’arresto della Germania e il peggioramento del mercato del lavoro italiano. Il Pil tedesco (da cui dipendono in modo rilevante le nostre esportazioni e che aveva trainato la crescita europea nel secondo e terzo trimestre) ha subito una battuta d’arresto inattesa, almeno inattesa sulla base dell’andamento della produzione industriale tedesca che era stata sostanzialmente positiva nel quarto trimestre. Sul fronte interno i consumi hanno mostrato segnali di cedimento. Ha cominciato pesare con maggiore evidenza sui consumi l’aumento della disoccupazione che, sulla base dei dati provvisori, ha raggiunto in dicembre l’8,5 per cento, cioè un punto e mezzo in più rispetto al dicembre 2008. Sembra tornare a valere la cosiddetta legge di Okun: per ogni due punti di calo del Pil la disoccupazione dovrebbe salire di un punto percentuale. E’ quello che è successo negli ultimi dodici mesi. Un segno che la cassa integrazione non basta più.
Siccome non è possibile fare conto su un rapido recupero del mercato del lavoro, è venuta l’ora che il governo dedichi uno sforzo ulteriore a reperire le risorse per alimentare i consumi senza peggiorare il debito pubblico. Bisogna togliere a chi ha una minor propensione a consumare (i "ricchi") e dare a chi consuma di più (i "poveri" e il ceto medio). Certo, avere a disposizione un’imposta sulla prima casa delle persone più abbienti (si chiamava Ici fino ad un paio di anni fa) farebbe comodo in questa situazione.

Tav Torino-Lione: vale la spesa?

 

Il confronto sulla Tav Torino-Lione si concentra sulla contrapposizione tra un disegno ambizioso di sviluppo e una resistenza locale. Il vero problema sono i costi esorbitanti dell’opera: tra i 15 e i 20 miliardi pari a tre volte il Ponte di Messina. E i benefici? Pochi. Sia in termini di risparmio di tempo (circa un’ora), sia a livello ambientale dati gli alti consumi energetici che la costruzione dell’infrastruttura richiederebbe. Un invito al dibattito da parte di nove studiosi, esperti della questione: Andrea Boitani, Bruno Manghi, Luca Mercalli, Marco Ponti, Rémy Prud’ Homme, Francesco Ramella, Pippo Ranci, Carlo Scarpa e Francesco Silva.

CERCASI AUTORITÀ AUTOREVOLE

Il mondo della finanza è in un periodo di radicali trasformazioni: si gioca una partita importante non solo sul terreno delle regole, ma anche su quello meno visibile dei rapporti di potere tra le autorità che dovranno applicarle. Vale a livello sia internazionale sia nazionale. In Italia siamo alla prossimi a un cambio al vertice della Consob, dove il mandato del presidente e di un commissario sono in scadenza. Due i passaggi fondamentali nella scelta dei successori: nella composizione degli organi di vigilanza la strada obbligata è la scelta secondo criteri di professionalità, indipendenza ed esperienza. Ma servono anche specifiche procedure improntate alla trasparenza e un più generale adeguamento organizzativo della nostra struttura dei controlli.

UNA PENITENZA PER CHI MANDA LA SANITÀ IN ROSSO

Oggi sono sostanzialmente i cittadini a pagare quando una Regione viene commissariata per il suo deficit sanitario, attraverso l’incremento automatico dei tributi e delle tariffe regionali. Mentre al governatore vengono addirittura attribuiti poteri speciali. Per incentivare i partiti a scegliere meglio i loro candidati si dovrebbe invece prevedere in questi casi l’interruzione del finanziamento pubblico dei partiti di maggioranza e la sospensione degli emolumenti per il governatore e i componenti della giunta regionale per tutto il periodo del commissariamento.

GLI ECONOMISTI E LA PREVISIONE DELLE CRISI. DI FAMIGLIA

Nell’estate del 2007, ad un convegno in Svizzera, presentavamo per la prima volta il nostro lavoro Inheritance Law and Investment in Family Firms, scritto insieme a Andrew Ellul e di prossima pubblicazione sull’American Economic Review. Il lavoro mostra come leggi restrittive sull’eredità, che obbligano il testatore a lasciare una elevata frazione dei suoi beni a ciascuno dei suoi eredi legittimi, abbiano in genere effetti negativi sull’investimento delle imprese familiari intorno al momento della successione. La conclusione principale del nostro lavoro è che ridurre la quota di legittima ha effetti benefici sull’investimento delle imprese familiari (ne avevamo parlato anche su lavoce). Il problema è molto rilevante in Italia dove la quota di legittima è molto elevata. E proprio per motivare la rilevanza del nostro lavoro, avevamo messo nella presentazione del lavoro un lucido che illustrava la complicata situazione della divisione patrimoniale della famiglia Berlusconi, in cui 5 figli nati da due diversi matrimoni si contendevano i beni del premier. Leggiamo su Repubblica dell’11 febbraio che il governo Berlusconi sta studiando una proposta per ridurre la quota di legittima per attenuare i problemi legati alla sua successione. Dopo le norme ad personam, adesso quelle ad familiam. Come cittadini siamo un po’ perplessi dal vedere che il Parlamento vagli quasi esclusivamente norme legate ai problemi del premier. Come economisti, siamo molto soddisfatti. A chi dice che gli economisti non sanno prevedere le crisi e dare consigli utili per affrontarle sappiamo ora come rispondere. Quelle globali forse no, ma quelle familiari alla grande.

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