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QUI CI VUOLE LA CURA DEL FONDO MONETARIO

Dall’Europa arriva alla Grecia molta solidarietà, ma nessun aiuto concreto. Soprattutto, la dichiarazione congiunta dei leader europei non definisce le basi giuridiche di un intervento contrario allo spirito e al contenuto dei Trattati, non ne indica l’ammontare, né chiarisce come si intende costringere il governo greco a rispettare i suoi obblighi. Intanto, però, si è messo in moto un meccanismo molto pericoloso. Per fermarlo, la Grecia dovrebbe rivolgersi al Fondo monetario internazionale, il cui scopo è proprio quello di disinnescare le crisi speculative.

IL RISCHIO DEL DOMINO DALLA GRECIA ALL’ITALIA

E’ fondato il timore che il caso Grecia contagi anche gli altri paesi europei ad alto debito e bassa competitività? Oggi i mercati attribuiscono ai Gipsi diversi valori e diversi profili temporali di rischio d ‘ insolvenza. In Grecia e Portogallo i rischi appaiono concentrati nel breve termine, in Italia e Spagna nel medio periodo. Forse perché considerano questi ultimi due paesi nella “seconda linea” d’attacco. E allora, nell’interesse nazionale, il nostro governo dovrebbe muoversi immediatamente in Europa per scongiurare un esito catastrofico della crisi greca.

MA IL TELEVOTO NON È LA DEMOCRAZIA DEL NUOVO MILLENNIO

Finito Sanremo, restano le polemiche sul televoto, indicato come procedura democratica di espressione della volontà popolare. Ma è corretto nutrire più di un dubbio in proposito. Per almeno tre ragioni. Non è rappresentativo, con questo sistema i soldi votano due volte, funziona bene dal punto di vista dello spettacolo, ma manca di trasparenza. Anche nelle elezioni politiche i contributi in denaro finanziano le campagne elettorali, però il voto dei cittadini resta libero, unico e non direttamente costoso in termini monetari.

SE IL CANE DA GUARDIA DORME

Una serie di interventi pubblicati su lavoce.info e ripresi dai giornali hanno innescato negli ultimi giorni una polemica feroce sul valore effettivo dei rientri di capitale legati all’operazione scudo fiscale. Coinvolgendo anche organismi tecnici. Non stupisce che il governo abbia cercato di presentare un provvedimento discutibile e contestato come un grande successo. Preoccupa invece che la stampa indipendente abbia pubblicato con grande risalto e senza alcun controllo i comunicati del ministero. Abdicando così al suo ruolo.

MARIA CECILIA GUERRA RISPONDE AD ATTILIO BEFERA, DIRETTORE AGENZIA DELLE ENTRATE

"I giochi statistici possono essere diversi, ma è la somma che fa il totale. Lo scudo fiscale 2009 si è concluso con uno straordinario successo: 93 miliardi di euro rimpatriati in Italia ad ogni effetto e 2 miliardi regolarizzati". Lo dichiara il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, in una nota in riferimento ai dati sullo scudo fiscale in cui aggiunge che "Bankitalia fotografa al 15 dicembre 2009 l’ammontare di 35 miliardi, in quanto considera i soli flussi finanziari provenienti dall’estero (tipicamente bonifici bancari). In realtà il rimpatrio è stato fatto anche da titoli e altre consistenze patrimoniali. In particolare 85 miliardi di euro sono stati composti da capitali rilevanti, 10 miliardi da somme varie e minori (beni preziosi, eccetera) – Ansa

E’ curioso che il direttore dell’Agenzia delle Entrate si consideri chiamato in ballo dai nuovi dati forniti dalla Banca d’Italia, e dai commenti che ne sono seguiti. Nessun commentatore, e tanto meno Banca d’Italia, ha messo in dubbio l’autenticità dei dati forniti a suo tempo dall’Agenzia: 95 miliardi scudati di cui 93 rimpatri e 2 regolarizzazioni. Né l’Agenzia avrebbe potuto fornire dati più dettagliati: l’unica fonte d’informazione di cui dispone è infatti data dal versamento dell’imposta sostitutiva che avviene secondo due soli “codici tributo”, l’uno relativo ai rimpatri (complessivamente intesi), l’altro alle regolarizzazioni.
I dati della Banca d’Italia permettono un’informazione statistica più accurata (non giochi statistici!). La Banca d’Italia deve infatti raccogliere dati che permettano di distinguere, fra i rimpatri, quelli solo giuridici da quelli veri e propri, perché ha il compito istituzionale di compilare le statistiche relative alla bilancia dei pagamenti. Solo i rimpatri veri e propri danno luogo a flussi di capitali verso l’Italia da registrare nella bilancia dei pagamenti. I rimpatri giuridici riguardano infatti attività che restano all’estero, ma di cui assume la custodia, amministrazione o gestione un intermediario residente in Italia.
Non c’è quindi né incoerenza fra le due informazioni né imbroglio statistico. C’è stato invece un imbroglio mediatico: cercare di farci credere, a fine dicembre, che i 93 miliardi di rimpatri si riferivano a capitali materialmente riportati in Italia, magari per finanziare le nostre imprese in crisi. Ora sappiamo che non è così: i rientri veri e propri sono stati 35 miliardi, si tratta quasi esclusivamente (97%) di attività liquide che, in regime di liberalizzazione valutaria, potranno, quando vorranno, tornare liberamente e legalmente all’estero.

Maria Cecilia Guerra

FIGLI E LAVORO: DUE REGIONI, DUE STORIE DIVERSE

La natalità in Italia continua a essere bassa. Ma anche in un anno così generalmente depresso come il 2009, c’è chi ha resistito meglio e chi ha ceduto di più. La fecondità cresce in Emilia Romagna e scende ancora in Campania. Ovvero cala nella regione nella quale l’occupazione femminile è più bassa e sale nell’unica regione italiana che in proposito ha già superato gli obiettivi di Lisbona. Un risultato paradossale a prima vista, che si spiega con la ben diversa quantità e qualità dei servizi di conciliazione tra lavoro e famiglia.

IL PONTE TRA GARANZIE PRIVATE E PUBBLICI RISCHI

La Corte dei conti ha approvato con riserva il piano economico-finanziario del ponte sullo Stretto di Messina. L’elemento di maggior debolezza del progetto è costituito dalle previsioni del traffico, ma la lettura della documentazione fa emergere altri interrogativi. Da un accordo che restituisce al general contractor l’intero ribasso offerto, raddoppiandolo, e trasferisce sulla controparte pubblica l’onere del rischio alla scorciatoia di utilizzare situazioni definite eccezionali per bloccare in maniera rigida maggiorazioni e prefinanziamenti.

DALLE PERSONE ALLE COSE (CHE INQUINANO)

Le imposte ambientali sono un terreno ideale se si tratta di spostare una parte non marginale del gettito dalla tassazione sul lavoro ad altre forme di prelievo. Tanto più che molte di queste imposte si prestano a essere prelevate in sede locale, adatte dunque a un fisco più federale. L’impatto potenzialmente regressivo potrebbe essere compensato costruendole in maniera tale da sfruttarne il potenziale incentivante. Una seria riforma fiscale verde potrebbe partire da un aumento delle aliquote dell’ecotassa, il tributo per il conferimento di rifiuti in discarica.

SCUDO FISCALE TER: A VOLTE NON RITORNANO

Il 29 dicembre 2009 il Mef comunicava il grande successo dell’operazione scudo fiscale ter sintetizzandolo in due numeri: 95 e 98.  95 miliardi di euro il volume delle operazioni interessate dallo scudo di cui  98 per cento costituito  da  rimpatri effettivi in Italia. Numeri che marcano uno straordinario successo, segno di forza della nostra economia e di fiducia nell’Italia.
Nel commento del 5 gennaio sottolineavo come il comunicato, pur formalmente corretto, fosse nella sostanza fuorviante:  volesse cioè far credere che il 98% dei 95 miliardi scudati fosse davvero rientrato in Italia, pronto ad affluire alle nostre imprese in crisi. Il trucco comunicativo consisteva nel giocare sull’ambiguità del termine "rimpatri effettivi", senza ricordare che essi consistono di rimpatri veri e propri e di rimpatri  giuridici i quali, analogamente a quanto avviene per le regolarizzazioni, non comportano alcun disinvestimento di attività estere.
Richiamare questa distinzione sarebbe stato cruciale per la correttezza e la trasparenza dell’informazione: già al momento in cui il comunicato è stato emesso erano infatti molte le valutazioni, effettuate da osservatori privilegiati, che facevano ritenere che per una quota rilevante i rimpatri da scudo fossero in realtà soltanto rimpatri giuridici.
La distinzione fra rimpatri veri e propri da un lato e rimpatri giuridici e regolarizzazioni, dall’altro, è necessaria per costruire statistiche appropriate relative alla bilancia dei pagamenti del nostro paese in cui solo i primi devono essere registrati. L’informazione relativa è stata quindi raccolta dalla Banca d’Italia, che proprio ieri ha pubblicato i risultati  emersi da tutte le segnalazioni statistiche arrivate fino al 15 febbraio 2010. Essi riguardano 85 dei 95 miliardi di euro ricordati dal Mef, in quanto  la rilevazione della Banca d’Italia esclude alcuni beni patrimoniali, le operazioni di importo inferiore a una soglia di rilevazione di 50000 o 12500 euro a seconda del paese considerato, e le situazioni in cui l’effettivo rimpatrio o regolarizzazione delle attività "scudate", per le quali cioè si è gia versata l’imposta, sia stato differito, come ammesso dalla normativa.

Ed ecco i risultati

Rimpatri con liquidazione                                                                 34,9 mld di euro
Rimpatri senza liquidazione e regolarizzazioni                                 50,3 mld di euro

Totale                                                                                              85,1 mld di euro

I rimpatri con liquidazioni, gli unici che potrebbero segnare quella fiducia nell’Italia ricordata dal Mef sono quindi soltanto il 41% del totale.
Suggerisco di aggiornare il comunicato Mef del 29 dicembre come segue: due i numeri  per sintetizzare i risultati dello scudo ter: 95 e 41.

INTEGRAZIONE A PUNTI

I ministri dell’Interno e del Welfare annunciano il permesso di soggiorno a punti. Una idea condivisibile perché responsabilizza gli immigrati nella costruzione del percorso di integrazione. Ma non mancano i problemi nella attuale formulazione della proposta. Ad esempio, non è chiaro cosa accade allo straniero che non raggiunga i punteggi richiesti. Perché ancora una volta, le politiche parlano di immigrazione, ma in realtà ricercano il consenso degli elettori italiani, senza troppo curarsi né della fattibilità, né delle conseguenze delle misure annunciate.

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