Lavoce.info

Categoria: Internazionale Pagina 47 di 68

CHI PENSA ALLA PENSIONE

Stati Uniti e Regno Unito sono i due paesi con la previdenza privata più sviluppata. Eppure, all’indomani dello scoppio della crisi finanziaria, si sono impegnati a rafforzare il settore, anche operando forzature di tipo paternalistico. Il tutto preceduto, però, da una prolungata riflessione sulle modalità di funzionamento del sistema e sui correttivi che possano renderlo davvero credibile agli occhi dei lavoratori. Anche in Italia si ipotizza la riproposizione del silenzio-assenso. Ma prima occorre pensare alle precondizioni necessarie al suo successo.

IL GIOCO DI PECHINO NELLA PARTITA DEL CLIMA

Al summit sui cambiamenti climatici di New York la Cina si è impegnata a ridurre la propria intensità carbonica, ovvero il rapporto emissioni-Pil, di un “margine notevole” entro il 2020. Una misura simile porta solo in linea teorica a un calo delle emissioni. Perché gli incrementi del Pil possono ampiamente compensare le riduzioni che derivano dai miglioramenti di efficienza. E se la crescita economica è per i paesi in via di sviluppo una variabile incomprimibile, è chiaro che alla conferenza di Copenaghen non si potrà trovare nessun accordo sui livelli di emissione.

CONSIGLI PER IL RISPARMIO

Una proposta di legge del Presidente Obama mira a rendere più semplice il risparmio previdenziale degli americani. Prevede l’iscrizione automatica ai piani pensionistici anche nelle piccole imprese. E potranno andare ad aumentare i contributi previdenziali anche i compensi per ferie e permessi non goduti. Per trasformare in risparmio i rimborsi fiscali basterà un tratto di penna sulla dichiarazione dei redditi. Intanto, il Tesoro prepara una guida al risparmio. Insomma, il paese più consumista del mondo riscopre i vantaggi di mettere da parte almeno una parte di reddito.

QUANDO VA SOTTO ZERO IL TASSO UFFICIALE

Tassi di interesse nominali negativi sono tecnicamente possibili. E infatti la banca centrale di Svezia ha portato il proprio tasso ufficiale a -0,25. Generalmente è una decisione inutile, perché in quel caso gli agenti preferiscono tenere la moneta invece di utilizzarla per alimentare prestiti e investimenti. Tuttavia, la Bce potrebbe tassare le riserve bancarie. Ma è il momento giusto per farlo, proprio quando si è cercato in tutti i modi di sostenere i bilanci delle banche? Uscire da una trappola della liquidità non è evidentemente un percorso semplice.

NON ABBIAMO IMPARATO ABBASTANZA DALLA CRISI GIAPPONESE *

Stati Uniti ed Europa rischiano di ripetere gli stessi errori fatti dal Giappone negli anni Novanta, insistendo con politiche macroeconomiche che non servono a risolvere la crisi. Precondizioni di una ripresa economica sono la ripulitura dei bilanci delle banche e la ristrutturazione dei grandi debiti. Altrimenti, le crisi finanziarie continueranno a ripresentarsi. La teoria economica dovrebbe perciò elaborare un nuovo approccio nel quale gli intermediari finanziari siano al centro dei suoi modelli.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Un certo numero di lettori ritiene che il Messico non possa essere preso ad esempio per l’Italia, perché tutto sommato in Messico ci sono più problemi che in Italia. Capisco il punto, ma a mio parere ciò non ci vieta di identificare alcuni punti specifici in cui il Messico sembra fare meglio dell’Italia, per cercare di saperne di più e magari imparare  
qualcosa. Peraltro, proprio il fatto che il Messico deve fare fronte a gravi problemi rende più sorprendente, e forse più interessante, il fatto che riesca a far bene in certi settori specifici.
Alcuni lettori obbiettano che la tecnocrazia è anti-democratica. A tal proposito cito gli USA dove, come altri lettori ricordano, i tecnici ricoprono spesso posizioni chiave di policy-making, e nessuno pensa che ciò metta in pericolo la democrazia.
In ultimo, un lettore ci domanda chiarimenti su una politica di prelievo del 2% operata dalle banche. Crediamo che il lettore si riferisca a una politica per cui ogni banca è tenuta a trattenere il 2% di ogni deposito bancario. Le somme trattenute saranno poi dedotte dalle tasse dell’intestatario del conto corrente. Questa norma è stata introdotta per  
combattere l’evasione fiscale.

LÀ DOVE TORNANO I CERVELLI

In Messico la maggioranza dei ministri economici sono tecnici che non hanno mai partecipato a una elezione. Fanno parte di una tecnocrazia formatasi negli Stati Uniti e rientrata nel paese per assumere importanti incarichi governativi. Potrebbe accadere la stessa cosa anche in Italia, con il ritorno dei molti cervelli emigrati all’estero? E’ assai improbabile perché da noi mancano altri fattori fondamentali che hanno permesso la nascita e l’affermazione della tequila technocracy. A partire dal fatto che il Messico è una repubblica presidenziale.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Grazie per gli interessanti (e talvolta energici!) commenti. Rispondo brevemente.

Alcuni lettori argomentano che le cose non vanno fantasticamente in Messico, e che quindi non si può prendere il Messico come esempio di buon governo. In particolare, l’alto indice di Gini del Messico è preso da alcuni lettori come indice di una mancanza di sensibilità sociale delle politiche messicane. A questo riguardo osservo che dal 1982, anno che segna l’inizio della tequila technocracy, l’indice di Gini è sceso dal 50 al 45 percento (si veda http://en.wikipedia.org/wiki/File:Gini_since_WWII.gif ), segno di una tendenza verso un maggiore egualitarismo, ancorché in partenza la distribuzione del reddito fosse molto diseguale. Più in generale, nel valutare la performance di governo si deve necessariamente tenere conto delle condizioni iniziali. E’ chiaro che il Messico ha un retaggio di povertà e vari altri problemi che non scompaiono in pochi anni. La corruzione diffusa, che alcuni lettori menzionano, esiste, certo, ma è un fatto in parte culturale che predata il 1982 e che non mi sembra possa attribuirsi in prima battuta alla governance economica post-1982.

Alcuni lettori obiettano all’associazione fra tecnocrazia e buon governo, e/o vedono la stessa tecnocrazia come una casta sui generis. Non voglio certo dire, in astratto e in generale, che essere un politico di professione è dequalificante per ministeri tecnico-economici. Ovviamente non tutti i tecnocrati sono o saranno esempi di virtù amministrativa, ne’ tutti i politici sono inetti. La questione, in concreto, è se il meccanismo di selezione che consente per esempio ad un Antonio Gava di divenire ministro delle Finanze (1987-88) è meglio o peggio, in media, di un meccanismo in cui viene privilegiata la conoscenza tecnica e, magari, una certa (relativa, magari) estraneità alla politica elettorale di lungo corso.

Colgo l’occasione per evidenziare un possibile problema del meccanismo di selezione tecnocratico quale è in Messico. Dando per buona che in Messico la presenza di un meccanismo di selezione sia in parte basato sulla capacità di ottenere un PhD in una università americana, e nonostante il fatto che per ottenere questo obiettivo una condizione necessaria è avere notevoli abilità “cognitive”, rimane il fatto che ci vogliono anche i soldi. Un ragazzo povero in Messico non può permettersi di andare al tipo di scuole, quasi tutte private, che sono il percorso necessario per essere ammessi a un PhD negli USA. Quindi, una tecnocrazia selezionata su questa base sarà anche, in media, una tecnocrazia di estrazione almeno benestante.

Alcuni lettori suggeriscono che la tecnocrazia non è la pietra filosofale e che altre doti quali il buon senso, il “senso dello stato”, ecc., sono almeno altrettanto importanti. Sono d’accordo sull’importanza di queste qualità, e auspico moltissimo anch’io la nascita di una “onestocrazia.”

Chiudo ringraziando per i commenti e con una osservazione. Il nostro dibattito su una Casta soffocante ed egoista ha un precedente storico nella Progressive Era negli Stati Uniti. Così come oggi in Italia, la popolazione americana degli anni 1890-1920 era stufa di essere comandata da caste politiche chiuse, corrotte ed inefficienti, particolarmente forti nelle grandi città, e sensibili per lo più alle esigenze della popolazione di ceto meno abbiente. In contrapposizione a queste caste si affermarono le idee del Progressive Reform Movement, un movimento di elites benestanti che riponevano fiducia nella capacità di risolvere problemi, sociali e di governo, della scienza e della expertise disinteressata . I presidenti Theodore Roosevelt e Woodrow Wilson, per esempio, furono parte del Reform Movement.(1) Voglio ricordare in particolare la cosiddetta “Wisconsin Idea”, l’idea che i docenti dell’Università del Wisconsin potessero contribuire attivamente al miglioramento delle condizioni sociali, ciò che fecero partecipando a numerosi incarichi amministrativi statali.(2) Insomma, non c’è nulla di nuovo sotto il sole.

(1) Si veda http://en.wikipedia.org/wiki/Progressive_Era
(2) Si veda http://www.wisconsinidea.wisc.edu/history.html

TEQUILA TECHNOCRACY

Negli ultimi venticinque anni in Messico è arrivata a importanti incarichi di governo una tecnocrazia formatasi nelle migliori facoltà di economia degli Stati Uniti. Ciò ha permesso di realizzare riforme strutturali fondamentali, tanto più meritorie in un paese con un retaggio di gravi problemi economici e sociali. In Italia, invece, una prospettiva simile non è neanche pensabile. Perché la classe politica premia più la fedeltà di partito che la competenza.

L’ITALIA ALLA FINE DEL TUNNEL. A MOTORE SPENTO

L’Italia intravvede appena l’uscita dalla recessione: in Europa la crisi si ferma ma qui non ancora. Vi siamo entrati male, provenendo da un quindicennio di crescita bassa, e l’abbiamo fronteggiata male: gli aiuti pubblici anti-crisi sono stati molto inferiori a quelli degli altri paesi europei. In ogni caso, la timidezza fiscale di oggi è soprattutto figlia dei dissesti finanziari del passato.

Pagina 47 di 68

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén