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Categoria: Infrastrutture e trasporti Pagina 50 di 57

Oltre il taxi: Il traffico da problema a opportunità di mercato

Nella fase industriale il taxi soppiantò le carrozze. Nella fase digitale la telematica renderà obsoleto il taxi. Si tratta solo di immaginare nuovi servizi di mobilità che utilizzino le tecnologie disponibili. Ovviamente il problema non è tecnico, ma riguarda la creazione di nuove imprese della mobilità e il cambiamento di un carattere peculiare della nostra mentalità collettiva. Non è un compito impossibile, modificando gli incentivi e i sussidi che oggi distorcono il mercato.

Un ticket per Milano

Dopo l’esperimento di ticket d’ingresso in centro avviato a Bologna nel mese di giugno, la nuova giunta milanese sta discutendo la possibilità di far pagare un pedaggio per l’utilizzo della macchina in città. Del ticket d’ingresso già si era discusso su queste colonne. La proposta, seppur apprezzabile per il coraggio di avvalersi di uno strumento impopolare come il road pricing, sembra tuttavia discriminatoria e destinata ad essere poco efficace.

Trasporto pubblico locale: si può spendere meno

Dopo la toccata (e fuga) nel settore dei taxi, verrà il turno del trasporto collettivo locale? A settembre, in occasione della riunione della cabina di regia sui trasporti, potremo verificare la volontà del governo di procedere sulla strada delle liberalizzazioni e della riduzione della spesa pubblica con l’apertura al mercato di un comparto economico che presenta un elevato livello di inefficienza.

Autostrade – Abertis: non s’ha da fare?

Il governo italiano proibisce la fusione fra Autostrade e Abertis. Cosa ne dirà la Commissione Europea? E non era meglio regolare il mercato anzichè interferire negli accordi fra aziende private? Riproponiamo ai lettori gli interventi di Xavier Vives, Andrea Boitani con Carlo Scarpa e Francesco Coco con Marco Ponti su questo tema.

Per la neutralità della rete

L’Italia non può permettersi freni alla crescita e all’innovazione. Una considerazione che vale tanto più per le telecomunicazioni e in particolare per lo sviluppo di Internet. E che dovrebbe concretizzarsi in specifiche prese di posizione per una sempre più decisa salvaguardia della libertà della rete. Che passa attraverso la sua neutralità. Senza di questa, un provider di banda larga potrebbe decidere di imporre alcuni servizi e discriminarne o rallentarne altri. E la non neutralità avrebbe riflessi anche sull’evoluzione della convergenza multimediale.

Anas e oltre

L’Anas ha una lunga storia con alcune luci e molte ombre. Un riassetto dell’ente è indispensabile e urgente, definendo con nettezza i suoi compiti ed evitando la confusione di ruoli tra regolato e regolatore che oggi convivono in Anas. Tale riassetto può anche essere l’occasione per un ripensamento più complessivo della regolazione della rete stradale e autostradale.

Un limite ai profitti in autostrada

I pedaggi, nati come imposte di scopo per finanziare la costruzione della rete autostradale, sono divenuti nel tempo una fonte di proventi para-fiscali e di rendite. Nei criteri per la determinazione delle tariffe vi è un ambito di discrezionalità che occorrerà utilizzare per riportare i profitti a un più ragionevole rapporto con il capitale investito, tanto più che la concessionaria non ha sinora aggiunto nemmeno un chilometro alla rete preesistente. Quanto al rapporto tra pedaggi e investimenti, si dovrebbe tornare alla direttiva Costa-Ciampi.

La nazionalità del gaucho autostradale

Dopo l’annuncio della fusione tra la societ?Autostrade per l’Italia e il gruppo spagnolo Abertis, il Ministro Di Pietro ha sostenuto che la concessione non potesse passare di mano senza una approvazione preventiva del Governo, in ci?confortato da un Parere del Consiglio di Stato. La preoccupazione principale sembra quella del drenaggio di risorse “italiane?da destinarsi a investimenti in Italia da parte di un operatore straniero. Ma ci sono alcuni punti fondamentali da chiarire e una regolazione da riformare.

Una separazione pericolosa

E’ durata solo cinque anni l’unificazione dei ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti. Era nata dalla convinzione che le infrastrutture andassero programmate, valutate, finanziate e costruite in funzione delle necessità presenti e dell’evoluzione prevista dei servizi che le utilizzano. Nella scorsa legislatura, non ha dato buona prova perché erano sbagliati gli uomini che avevano il delicatissimo compito di avviare l’esperimento. Ora si è tornati alla separazione e i contrasti subito emersi tra i due ministri non fanno ben sperare.

Un’autostrada che porta in Spagna

La risposta del mondo politico alla fusione Autostrade-Abertis potrebbe segnare un nuovo indirizzo in termini di politica industriale. Ma per coloro che hanno a cuore gli interessi pubblici, non serve agitare lo spauracchio dello straniero o affliggersi con l’inevitabile debolezza del regolatore. Sarebbe meglio riflettere sugli errori commessi in passato e rimboccarsi le maniche per mettere in moto una buona riforma della regolazione di settore, indipendentemente dal fatto che gli operatori siano italiani o multinazionali.

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