Diminuite poco anche nel periodo più critico della pandemia, quest’anno le rimesse degli immigrati verso il paese di origine dovrebbero tornare a crescere. Sono somme che andrebbero canalizzate verso programmi di sviluppo, gestiti dalle diaspore.
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Gli arrivi dalla rotta orientale sono aumentati negli ultimi mesi. E i migranti si ritrovano ancora una volta ostaggi in una crisi tra la Ue e un regime autoritario ai suoi confini. Il problema è la politica migratoria che ha reso l’Europa una fortezza.
La Ue esclude il finanziamento alla costruzione di barriere fisiche contro i migranti. Resta però la debolezza della sua politica migratoria. Si dovrebbero invece creare canali di immigrazione legale in Europa per ragioni umanitarie, ma anche economiche.
I milioni di cittadini stranieri residenti in Italia contribuiscono sostanzialmente alla tenuta non solo del tessuto produttivo del paese, ma anche del suo sistema di protezione sociale. Lo dimostrano i dati su imposte pagate e prestazioni ricevute.
Da tre anni il numero degli stranieri in Italia si è attestato a quota 5 milioni e il lieve calo del 2020 nasconde molte sfaccettature. Innanzitutto, sono cambiate composizione e struttura di questa popolazione. E poi ci sono i ragazzi nati nel nostro paese.
Un calcolo “economicistico” dei costi e dei benefici dell’immigrazione rischia di oscurare aspetti etici fondamentali. Ma è anche normale che l’opinione pubblica si chieda se il fenomeno è un peso per le casse dello stato. I risultati di un rapporto.
Quanto accaduto a Voghera a luglio è emblematico di come si affronta la questione della marginalità, non solo fra gli immigrati. Le risposte a una domanda di sicurezza ingigantita portano a chiedersi quale sia la nostra concezione dei diritti umani.
L’emergenza umanitaria in Afghanistan ha riportato l’attenzione sul tema dei rifugiati. Probabilmente non si ripeterà quanto successo nel 2015 con i profughi siriani. Ma in Europa sarebbe stato utile aver attuato le riforme invocate nei momenti di crisi.
Sono più di 900 mila i figli di immigrati che aspettano la riforma della cittadinanza, dopo gli equivoci creati dallo slogan “ius soli”. I margini per un compromesso in Parlamento ci sono. Sarebbe invece un errore aspettare la prossima legislatura.
L’Unione europea nel suo complesso è impegnata a lasciare fuori dai suoi confini i rifugiati, attraverso accordi con i paesi vicini. L’Italia poi rivendica una più equa distribuzione dei migranti tra gli stati membri. Ma la richiesta non ha basi reali.