In Italia le donne che hanno un figlio soffrono di una penalità nel reddito da lavoro per un periodo lunghissimo, fino a 15 anni dopo la prima gravidanza. L’entità della perdita dipende da quanto tempo è passato dal conseguimento del titolo di studio.
Categoria: Gender gap Pagina 13 di 25
La legge elettorale per Camera e Senato promuove le pari opportunità tra candidati e candidate in attuazione dell’articolo 51 della Costituzione. Ma l’obiettivo dichiarato non è garantire un risultato, bensì favorire un maggior equilibrio in Parlamento.
Il parlamento ha approvato la nuova legge sulla protezione dei whistleblower. Ancora una volta mancano gli incentivi monetari per chi denuncia. Eppure, i rischi legati alle ricompense in denaro sono facilmente gestibili da parte di una amministrazione capace.
Nel Regno Unito le grandi aziende sono obbligate a pubblicare i dati sul differenziale di genere nei salari e nei bonus dei loro dipendenti. Una legge simile potrebbe essere utile anche in Italia, per evidenziare un problema persistente nel tempo.
In tutta Europa, gli studenti con basso rendimento si concentrano nelle famiglie in condizioni più svantaggiate. Anche perché quelle benestanti investono molto nell’educazione dei figli. Tocca alla politica riparare questa forma di disuguaglianza.
Il basso numero di omicidi di donne in Italia rispetto ad altri paesi non deve creare illusioni. Per le donne il rischio resta dentro le mura di casa. Come dimostrano anche i numeri di altri reati. Il fenomeno è complesso e i dati aiutano a comprenderlo.
L’uguaglianza di genere è la pietra angolare di una società prospera e moderna. In Italia però le differenze sono ancora ampie, in alcuni casi più che in passato. Per questo dobbiamo favorire l’occupazione e la partecipazione delle donne alla politica.
Una tesi di laurea ha acceso i riflettori sul circolo vizioso fra stereotipi e squilibri di genere nei dipartimenti di economia. Due università italiane hanno affrontato il problema, modificando le regole di reclutamento. Ma attenzione ai passi falsi.
Liste bloccate o doppia preferenza di genere sono considerate gli strumenti migliori per il riequilibrio della rappresentanza. Ma il collegio uninominale non ostacola l’elezione di donne. Soprattutto se si adotta un sistema di candidature binominali.
La quota riservata alle donne andrebbe calcolata sulla totalità dei componenti dei comitati nominati da ciascun consiglio di amministrazione delle società quotate. Si valorizzerebbe così il contributo di genere, senza rigidità o frammentazioni.