La Commissione d’inchiesta sulle banche non è stata inutile. Forze politiche litigiose sono concordi su un punto: Consob e Banca d’Italia devono collaborare di più. I cambiamenti necessari per far sì che i risparmiatori siano più informati e tutelati.
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Per arrivare a una garanzia europea sui depositi bancari si deve prima ridurre il legame tra rischio bancario e rischio del debito pubblico. Probabilmente attraverso l’introduzione di limiti quantitativi alle esposizioni in titoli di stato.
Con le deroghe al codice civile, le procedure di risoluzione delle banche penalizzano “per principio” subordinati e azionisti. Così l’acquisizione delle banche venete da parte di Intesa si è conclusa con un bel regalo agli azionisti di quest’ultima.
La Commissione di indagine sulle banche è solo un ring per lo scambio di accuse. Sarebbe molto più utile, invece, una discussione aperta su come costruire un sistema di vigilanza adeguato alle nuove esigenze di tutela di risparmiatori e investitori.
Il quadro regolamentare sul trattamento dei crediti deteriorati assume contorni più definiti. Perché le banche italiane rimangano ancorate all’Europa dobbiamo però riformare il processo civile, estendendo il rito sommario.
La vigilanza europea sul sistema bancario non deve certo rinunciare alla propria indipendenza o ad affrontare il tema delle sofferenze. Ma dovrebbe fermarsi prima di dettare regole di carattere generale, rispettando le prerogative del legislatore.
Come investimento, il bitcoin comincia ad apparire troppo volatile ed è probabile che finirà per rimanere vittima dei suoi difetti. Ma forse nel frattempo saranno le banche centrali a emettere contante digitale, grazie alla tecnologia della criptomoneta.
Giusto che la Banca centrale europea guidi le banche verso lo smaltimento dei crediti deteriorati, anche in vista di una futura assicurazione comune dei depositi. Ma gli Npl non sono le uniche fonti di rischio sistemico. E la Bce dovrebbe tenerne conto.
Conoscenze limitate e distorsioni cognitive incidono sulla comprensione dell’informativa sui prodotti finanziari. Va dunque ripensato il concetto di chiarezza dei documenti informativi. Così come va valorizzato il supporto del consulente.
Trasparenza sempre in secondo piano, prima vengono riservatezza e rispetto formalistico delle regole: è il quadro che emerge dalle audizioni della Commissione sul sistema bancario. Sarebbe ora di passare a una protezione sostanziale del risparmiatore.