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Categoria: Unione europea Pagina 81 di 96

I due volti di Ségolène*

Nel programma economico di Royal convivono tendenze opposte. Vi si possono ritrovare i sostenitori del mondo del lavoro di ieri, con i sussidi statali e i lavori utili, e i fautori di una visione moderna dell’economia. Per i giovani ci sono proposte che hanno una logica economica coerente, destinate a favorire il primo impiego, accanto ad altre del tutto incomprensibili. Lo stesso discorso vale per gli interventi sul sistema della formazione. Buone idee su reddito di solidarietà attiva e sistema previdenziale dei lavoratori autonomi.

Una campagna senza Europa*

Nella campagna elettorale francese si parla molto poco di Unione Europea. Difficile credere che i francesi si disinteressino della questione e che i candidati non abbiano niente da dire. Probabilmente evitano un argomento scottante. Ma perché la Francia, un tempo al vertice della costruzione europea, ha perduto gran parte della sua influenza? Per due malintesi, dagli effetti disastrosi: l’idea di Europa-potenza e il rifiuto dell’economia di mercato.

Perché voterò Sarkozy*

Pessimi rapporti tra le parti sociali, ammortizzatori sociali costosi e inefficaci, un sistema universitario profondamente malato: sono i problemi principali della Francia di oggi. Giusto quindi andare a vedere cosa hanno da dire su questi temi i due candidati all’Eliseo. E scoprire chi fra i due abbia un’idea più chiara sulle strategie e sulle soluzioni da perseguire. Per migliorare il futuro dei giovani, diminuire la disoccupazione e impegnarsi in una vera riforma dell’università.

L’Europa e la governance economica globale

L’Europa è per lo più incapace di usare il suo peso economico e decisionale nella governance globale. Perché non parla con una “voce unica”. Ciò accade anche per la difficoltà dei paesi dell’Unione di definire un meccanismo di decisione interno che permetta di giungere a una posizione esterna comune. Ma la rappresentanza unica europea nelle istituzioni finanziarie internazionali e nei gruppi informali rimane condizione essenziale per una maggiore responsabilizzazione dei nuovi attori. E per l’euro c’è la necessità di definire una politica da “valuta chiave”.

Un Trattato per il ventunesimo secolo

Le istituzioni europee sono nate in un contesto economico ormai superato. Bisogna allora sottoscrivere un nuovo Trattato di Roma? La soluzione non consiste nel rinunciare all’Unione Europea, bensì nell’adattarla al ventunesimo secolo. E ciò significa una nuova divisione di responsabilità tra l’Unione e gli Stati membri. La prima dovrebbe occuparsi della sicurezza alle frontiere d’Europa, della politica estera e della politica per la competitività. I paesi membri dovrebbero assumersi l’onere delle riforme economiche al proprio interno.

Quanto costa l’Europa ?

Quanto costa l’Europa? Il budget dell’Unione ammonta a poco più di 100 miliardi di euro. E’ in forte crescita per via dell’allargamento, ma in confronto all’economia europea é rimasto pressoché stabile negli ultimi anni, intorno all’1 % del PIL. Per fare un altro confronto: in molti paesi membri la spese pubblica nazionale viaggia al 50 % del PIL, ossia quasi 50 volte di più di quella Europea. Formuliamo tre proposte per migliorare il budget europeo.

Due proposte praticabili sull’Europa sociale

Pur nella sua retorica vaghezza, la Dichiarazione di Berlino ha confermato che il “modello europeo” deve essere capace di coniugare “successo economico e responsabilità sociale” e che l’UE “si fonda sulla parità e sull’unione solidale”. La Cancelliera Merkel ha prospettato la ripresa del negoziato costituzionale attraverso una nuova conferenza intergovernativa da concludere entro le elezioni del 2009 e ha rilanciato (seppure informalmente) l’idea di elaborare un protocollo sociale volto a rassicurare le opinioni pubbliche nazionali sui temi dell’occupazione e del welfare. Quali proposte potrebbero essere incluse in un simile protocollo?

I 50 anni dell’Unione: politicizzare le istituzioni?

Non basta migliorare la funzionalità delle istituzioni dell’Unione, occorre ridarle muscoli e sangue di sostegno polare. A questo fine si dovrebbero attribuire al Parlamento europeo i poteri di nomina del presidente della Commisione e di decisione sulle spese pluriennali del bilancio dell’Unione lasciando al Consiglio la decisioene sul tetto delle risorse proprie (come anche propone Gros). Con queste due semplici modifiche, le elezioni europee prenderebbero nuovo significato: i partiti dovrebbero indicare il programma per il bilancio europeo e il candidato a guidare la Commissione.

Nizza non è poi così male

Dopo l’allargamento si temeva la paralisi. E invece la Commissione lavora più rapidamente, e Parlamento Europeo e Commissione lavorano meglio insieme. Se anche questa è una buona notizia, questo non toglie il fatto che si debbano migliorare i meccanismi decisionali: la ricerca dell’unanimità deve cessare di essere una priorità.

Trattato di Roma: il germoglio che è fiorito in Europa

Il Trattato di Roma fu firmato per evitare che i disastri della Seconda guerra mondiale si potessero ripetere; solo questo convinse le nazioni a cedere tanto potere anche in campo economico. Ma da allora l’Unione europea è stata tenuta insieme da forze impreviste. Soprattutto la globalizzazione ha insegnato che le politiche nazionali non bastano, e che la cooperazione tra nazioni è l’unico modo per rendere efficaci le politiche economiche.

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