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Autore: Tito Boeri Pagina 37 di 38

tito Tito Boeri è professore di economia presso l'Università Bocconi di Milano e Senior Visiting Professor alla London School of Economics. È stato senior economist all’Ocse, consulente del Fmi, della Banca Mondiale, della Ue, dell’Ilo oltre che del governo italiano. Dal marzo 2015 al febbraio 2019 ha ricoperto la carica di Presidente dell'Inps. È Consigliere Scientifico della Fondazione Rodolfo Debenedetti. È stato editorialista del Sole24ore, de La Stampa e de La Repubblica e ha collaborato con quotidiani esteri quali il Financial Times e Le Monde. È tra i fondatori del sito di informazione economica www.lavoce.info e del sito federato in lingua inglese www.voxeu.org.

Ciò che manca al confronto

Le simulazioni effettuate da di Tito Boeri e Agar Brugiavini  indicano che una riforma delle pensioni più graduale, ma che partisse subito, sarebbe più equa e otterrebbe risparmi maggiori dell’ultima proposta governativa. 

Informare nel riformare

Manca informazione sugli effetti che la riforma previdenziale avrà sui redditi futuri degli italiani. E l’incertezza non fa bene nè al dialogo, nè ai consumi. La tabella qui proposta calcola la pensione attesa per alcune tipologie rappresentative di lavoratori. Se ne ricava che la riforma Tremonti colpisce in particolare le classi dal 1951 al 1956, che vincola molto le fasce di età successive, ma con riduzioni relativamente modeste delle prestazioni e dunque con una riduzione contenuta della spesa pensionistica dal 2013.

La Finanziaria 2004 tra bandierine e una-tantum

Una manovra poco lungimirante, che ottiene miglioramenti della finanza pubblica nel prossimo anno al prezzo di peggioramenti nel lungo periodo. Esattamente l’opposto di quello che serve all’Italia. L’indispensabile riforma delle pensioni è in realtà un rinvio. I condoni tributario e edilizio pregiudicano entrate e uscite future. Gli interventi sulla spesa sono indiscriminati. E le poche risorse disponibili si disperdono in mille rivoli. Una politica economica siffatta rischia soprattutto di minare la credibilità delle istituzioni, con danni notevoli per tutti.

Sarà strutturale?

Sembra esserci l’accordo nella maggioranza sulla riforma delle pensioni. Dal 2008 si chiuderà uno dei due canali di accesso alle pensioni di anzianità. Tentiamo una prima valutazione sulla base dei (pochi) dati disponibili. Vi è il rischio di forti fughe verso le anzianità da qui al 2008, che potrebbero compromettere i risparmi successivi. Inoltre, aumenterebbero le disparità di trattamento, accentuando la complessità del sistema.

Quando la famiglia non basta

L’ecatombe silenziosa di anziani di questa estate dimostra che la famiglia non può più sopperire all’intervento pubblico nel fornire assistenza ai non-autosufficienti. Invece di proporre nuovi programmi da nomi altisonanti e privi di alcun finanziamento, occorre pensare a strumenti universali che consentano la cura degli anziani più bisognosi senza fare affidamento unicamente sui familiari. Da finanziare a livello nazionale, con una più accorta allocazione delle indennità di accompagnamento e con la riduzione della spesa per le pensioni di anzianità.

Il clamoroso autogol del Totocalcio

Si gioca una sola partita, ma la schedina non si ferma. Eppure l’unica risposta corretta a una situazione paradossale sarebbe stata l’annullamento del concorso e la restituzione delle somme versate agli scommettitori. Ma i Monopoli hanno scelto la strada tortuosa del “risultato virtuale”. Esponendosi ad accuse di irregolarità e insider trading. In definitiva, una presa in giro per migliaia di cittadini e un grave danno d’immagine, che potrebbe pregiudicare la maggiore fonte di incassi per le attività sportive nel nostro Paese.

Troppi equivoci sul decentramento

C’è molta disinformazione riguardo al decentramento della contrattazione in Italia. Tre le domande più frequenti, cui cerchiamo di dare risposta: 1. Decentrare la contrattazione significa ripristinare le cosiddette “gabbie salariali”? 2. Quanto rilevanti sono i divari di produttività fra Nord e Sud nel nostro paese? 3. Posto che sia desiderabile, può il Governo fare qualcosa per incoraggiare il decentramento della contrattazione?

I costi della transizione

Opinioni autorevoli sostengono che la riforma delle pensioni non è urgente. È vero invece il contrario perché il sistema è già oggi in forte squilibrio e genera iniquità intragenerazionali oltreché fra giovani e anziani. Continuare a rinviare ogni decisione aggrava i problemi e ha costi politici elevati perché gli elettori invecchiano e diventano sempre meno favorevoli a riforme “eque”, che ripristino una uniformità di trattamenti fra giovani e anziani.
Con una replica di Eugenio Scalfari e risposte alle sue domande degli autori (nonchè gli articoli di Luciano Gallino ed Eugenio Scalfari precedentemente apparsi su “la Repubblica”) .

Il contratto da rinnovare

Il Documento di programmazione economica e finanziaria 2004-2007 dovrà tracciare il programma da qui alla fine della legislatura. Al Governo Berlusconi rimane poco tempo e moltissimo da fare per onorare i cinque punti del “contratto con gli italiani”. E nel frattempo si sono aggiunte nuove costose promesse. Per avvicinarsi ai traguardi indicati servono risorse e quindi tagli in delicati capitoli di spesa. Altrimenti bisognerà rinunciare a parti del programma. Meglio che il Dpef chiarisca tutto questo. Sarebbe anche un modo per vincolare l’intera coalizione di governo ai piani di fine legislatura.

Immigrati e accesso al welfare state

Il Trattato che viene firmato oggi a Roma sancisce il diritto di chiunque risieda e si sposti legalmente all’interno dei confini dell’Unione di ricevere protezione sociale. Su questo tema riproponiamo una discussione tra Tito Boeri (a favore di questo principio) e Hans-Werner Sinn (contrario).

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