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Autore: Tito Boeri Pagina 34 di 38

tito Tito Boeri è professore di economia presso l'Università Bocconi di Milano e Senior Visiting Professor alla London School of Economics. È stato senior economist all’Ocse, consulente del Fmi, della Banca Mondiale, della Ue, dell’Ilo oltre che del governo italiano. Dal marzo 2015 al febbraio 2019 ha ricoperto la carica di Presidente dell'Inps. È Consigliere Scientifico della Fondazione Rodolfo Debenedetti. È stato editorialista del Sole24ore, de La Stampa e de La Repubblica e ha collaborato con quotidiani esteri quali il Financial Times e Le Monde. È tra i fondatori del sito di informazione economica www.lavoce.info e del sito federato in lingua inglese www.voxeu.org.

Miracolo a Roma

Avevamo ragione a segnalare l’assenza di una guida della politica economica in grado di richiamare a tutti i vincoli di bilancio.  L’accordo sul pubblico impiego è generoso in tempi di vacche magre, ipocrita perché dichiara di promuovere la produttività, ma fa esattamente l’opposto e ostacola i processi di decentramento della contrattazione nel settore privato. Se non vogliamo perdere l’unica notizia positiva sull’andamento della nostra economia di questi anni, la crescita dei posti di lavoro, urge creare una fiscalità di vantaggio per il Sud, riducendo il cuneo fiscale sui salari più bassi. Un’operazione che potrebbe essere inserita nella riforma dell’Irap.

Quante verità sui conti pubblici?

L’audizione di Siniscalco alle commissioni Bilancio di Camera e Senato è reticente sullo stato dei nostri conti pubblici. Per questo non serve a rassicurare i mercati. Né a valutare se è davvero possibile fare a meno di una manovra correttiva. Le prospettive negative dei conti pubblici non dipendono solo dalla crescita economica, ma anche dalla politica di bilancio seguita negli ultimi anni: un’ipoteca sul futuro che stiamo cominciando a pagare.

Sognando coi piedi per terra

La riforma degli ammortizzatori è strategica per fare uscire il nostro paese dal declino. Risponde alla domanda di protezione degli italiani. Permette di ridurre i costi sociali del cambiamento strutturale. Può stimolare una maggiore partecipazione al mercato del lavoro ed emersione di sommerso. Risponde a ragioni di equità. Costa nel complesso quasi un punto di Pil. Ma trovare le risorse per attuarla è possibile. Basta giudicarla una priorità. E l’efficacia della lotta all’evasione fiscale e al sommerso detterà i tempi di altre riforme che non siano a costo zero.

Banche: i costi della mancata concorrenza

Gli ultimi dati aggiornati da Cap Gemini confermano che in Italia i costi dei servizi bancari sono più alti rispetto agli altri paesi Ocse. Riproponiamo ai nostri lettori un intervento che documentava i costi della mancata concorrenza in Italia e alleghiamo le nuove tabelle tratte dallo studio Cap Gemini.

Cio’ che resta della riforma della previdenza

Il punto sulla legge delega sulla previdenza. A sei mesi dal varo, mancano i regolamenti attuativi. Nessuna delle proposte sul trasferimento del Tfr ai fondi pensione tiene conto del fatto che è nato come ammortizzatore sociale. Difficile così convincere i lavoratori a dirottarlo verso la previdenza complementare. Come previsto da lavoce.info, il Superbonus contributivo è andato a vantaggio dei lavoratori coi redditi più alti, accentuando la redistribuzione all’inverso operata dal nostro sistema pensionistico e rischiando di aumentare il deficit previdenziale. Né la riforma sembra destinata ad allentare il Patto di Stabilità perché non incide sul debito pensionistico.

Un Green Paper che non dà la luce verde

Il Green Paper della Commissione Europea propone timidamente di coordinare le politiche dell’immigrazione a livello europeo. Ma le lascia saldamente sotto la giurisdizione dei governi nazionali. Così, i governi nazionali continueranno a rincorrersi in una gara al rialzo nell’adozione di misure sempre più restrittive, come successo nel caso dell’allargamento ad Est dell’Unione. Oppure chiuderanno l’accesso al welfare da parte degli immigrati, una politica miope e irrealistica (oltre che iniqua), che finisce per creare deterrenti alla mobilità del lavoro anche all’interno dell’Unione, quella mobilità che, a parole, tutti i Governi vorrebbero incoraggiare.

Redistribuire: sì, ma come?

La riforma fiscale del Governo e la proposta alternativa del centrosinistra non sembrano tenere conto di tre principi fondamentali. La redistribuzione si fa anche sul lato della spesa e non solo su quello del prelievo. In alcuni casi, come quello dei più poveri, si può fare solo sul lato della spesa. Un sistema che redistribuisce fortemente sul lato della spesa, può redistribuire di meno sul lato del prelievo e viceversa. Infine, la progressività di un sistema fiscale si misura sul complesso dei tributi e contributi, non solo sull’imposta sulle persone fisiche. Vincenzo Visco commenta l’articolo; la controreplica degli autori. Il mancato commento all’articolo da parte di Ermanno Gorrieri, scomparso da pochi giorni.

Il collasso della Finanziaria

E’ finita presto la fase della trasparenza sulla situazione dei conti pubblici. Ora la confusione è massima. E nel susseguirsi di cifre e di proposte si rischia di sperperare i pochi soldi disponibili per politiche che ci permettano di agganciare la ripresa internazionale. Perché se domina l’incertezza sulla natura, l’entità e la durata degli interventi, i beneficiari saranno solo le famiglie o gli imprenditori che avrebbero comunque aumentato i consumi o assunto nuovi lavoratori anche senza gli incentivi e gli sgravi fiscali.

Centri, periferie e ideologie

Un sondaggio ripetuto nel corso degli anni mostra che in una scala sinistra-destra, fino al quaranta per cento delle persone si colloca al centro. Non solo: sono di centro gli elettori che mostrano maggiore mobilità di voto da un’elezione all’altra. Ma in che misura la formula della “conquista del centro” conta nella competizione politica ed elettorale? Siccome tecniche diverse di sondaggio danno risultati anche molto diversi, è davvero possibile determinare con precisione che cosa sia il centro e quanti elettori vi risiedano? Forse è azzardato dedurre una strategia politica da un sondaggio. Ilvo Diamanti commenta l’intervento di Tito Boeri. La controreplica dell’autore.

Esercizi di stile

Doveva essere la Finanziaria dell’inversione di rotta rispetto a scelte passate che hanno portato al crollo delle entrate ordinarie. E capace di convincere i mercati che i tagli alla spesa sono permanenti. Ma il cambiamento è avvenuto solo a parole. Nella sostanza siamo lontani dai ventiquattro miliardi indicati come necessari dal Dpef per rimanere sotto la soglia del 3 per cento. La parte più convincente della manovra è quella sulle entrate.  Ma rischia di essere neutralizzata dalla riforma fiscale.  Che non può essere discussa separatamente dalla Finanziaria.

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