Lavoce.info

Autore: Mariasole Lisciandro

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Laureata in Economia, finanza e mercati internazionali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Ha frequentato una summer school in International economics presso la Haas Business School della University of California at Berkeley. Ha poi conseguito il Master in giornalismo presso la Business School del Sole 24 Ore.
È stata editor e research assistant presso lavoce.info fino a febbraio 2020. Attualmente è assistente di produzione per Focus economia di Radio24. Su twitter @mariasoleli

Dietro gli slogan: l’economia di Clinton e Trump

Si avvicinano le presidenziali americane ed è ora di capire meglio le proposte economiche dei candidati, Donald Trump e Hillary Clinton. Che hanno preso a prestito qualcosa dallo sconfitto alle primarie democratiche, Bernie Sanders. Soprattutto nel resistere agli accordi globali sul commercio.

Clinton-Trump: la sfida in diretta

Manca esattamente un mese alle elezioni presidenziali americane e la campagna elettorale è finalmente entrata nel vivo. Archiviati i primi due dibattiti televisivi (tra i Hillary e Donald il primo, tra i candidati alla vice presidenza il secondo) e schivando polemiche varie a ogni piè sospinto, è bene dare un’occhiata ai sondaggi per cercare di capire dove l’opinione pubblica americana si stia effettivamente indirizzando.

I numeri della Nota di aggiornamento al Def

Previsioni al ribasso nella Nota di aggiornamento al Def approvata dal Consiglio dei ministri, che riporta numeri diversi rispetto alle previsioni di aprile. Un confronto con le stime degli altri enti.

La causa della morte (presunta) del Ttip

Il vice cancelliere tedesco Sigmar Gabriel ha annunciato il fallimento del Ttip. Le scadenze elettorali in America e in Europa minano la conclusione dei negoziati. Trasformando il progetto in un’occasione sprecata. L’interesse nazionale contro quello comunitario.

Se l’accordo Ue-Canada va in pasto ai parlamenti nazionali

Il Ceta, negoziato tra Unione Europea e Canada, è un buon accordo commerciale. L’entrata in vigore dovrebbe essere esclusiva competenza delle autorità europee. Ma la Commissione ha scelto la ratifica mista, cedendo alle pressioni dei grandi stati alle prese con problemi interni. Un pessimo segnale.

Un occhio ai Brexit poll

Tra un mese, il 23 giugno, i cittadini britannici saranno chiamati a esprimersi su una questione amletica: to Brexit or not to Brexit? Con l’avvicinarsi del voto, in piena campagna referendaria, il dibattito pro e contro si fa sempre più serrato. Di fronte a tanta propaganda è interessante chiedersi come si posiziona l’opinione pubblica e, vista l’importanza del tema, i sondaggi di certo non mancano. L’ultimo disponibile, del 17 maggio a cura di YouGov, vedeva il remain in vantaggio con il 44 per cento contro il 40 per cento favorevole alla Brexit.

Ma il Ttip non è un Moloch

Grazie a tutti i lettori che ci hanno inviato le loro osservazioni al nostro articolo. Dai commenti si capisce quanto sia radicata in tanti la visione del Ttip come un Moloch che incombe sopra tutti noi. È proprio per andare contro questa convinzione che abbiamo scritto il nostro pezzo. Noi crediamo nelle opportunità di estendere l’integrazione economica (ma non solo) tra simili come Usa e Ue. L’economia e l’esperienza storica suggeriscono che l’integrazione tra paesi simili generi meno costi sociali rispetto all’integrazione con paesi diversi.
Detto questo, non acquistiamo a scatola chiusa tutti i contenuti del futuro Ttip, ma siamo interessati a discutere, a capire e a esplorare con chi vorrà farlo i contenuti di un accordo che estenda la collaborazione tra i due lati dell’Atlantico a cui sono legate le possibilità di crescita dell’Occidente.
Molti lettori chiedono chiarimenti sul meccanismo Isds, il meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitore straniero e stato ospite contenuto nella maggior parte degli accordi commerciali e che forse sarà contenuto anche in questo. Tale meccanismo è lontano dall’essere perfetto, ma ha permesso la promozione di un diritto internazionale degli investimenti globalmente riconosciuto. Ancora non si sa se la clausola Isds sarà effettivamente inserita nel testo, quello che si sa è che la Commissione europea ha proposto un meccanismo diverso per la risoluzione delle controversie, che si presti a un maggior controllo democratico di ambo le parti e che sia meno soggetto a eventuali abusi. È una questione spinosa ancora tutta da negoziare. Siamo lieti di confrontarci con le opinioni di chi volesse trattare in modo comprensibile a tutti un tema così tecnico sul nostro sito per fare luce su un argomento tanto discusso quanto incompreso. Perché è proprio a causa dell’incomprensione e dell’equivoco che questo accordo è largamente impopolare nell’opinione pubblica.
Non condividiamo l’opinione di chi vede complotti multinazionali dietro ogni angolo. Le multinazionali esistono a prescindere dal Ttip. Così come a prescindere dal Ttip esiste la contraffazione e l’Italian sounding che sottraggono miliardi di fatturato alle aziende italiane. Questi problemi vanno però ben al di là del Ttip e non è rifiutando il Ttip che ci si potrà chiudere dentro la fortezza dell’Europa per difendere il Made in Italy. Il quale Made in Italy per sopravvivere e prosperare ha bisogno di qualità, d’innovazione, di apertura e non di chiusura. Ha bisogno di abbattere i muri e non di alzare i muri, per beni e servizi come per le persone.

Si legge Ttip, si pronuncia disinformazione

Il dibattito sul Ttip si concentra attorno alle ipotetiche minacce alla democrazia o alla tutela dei consumatori e dell’ambiente che deriverebbero da una eventuale firma. Molto più utile sarebbe invece un approccio pragmatico, che punti per esempio alla difesa delle denominazioni di origine.

Glass-ceiling index: quando le discriminazioni sono dure a morire

L’8 marzo è nato per ricordare la lotta per i diritti e le conquiste politiche e sociali delle donne, ma può anche essere un’occasione in cui riflettere su cosa non è stato ancora fatto per ridurre la discriminazione di genere e per abbattere il “soffitto di vetro”, l’ostacolo invisibile ma consistente contro cui si arresta la rincorsa femminile.

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