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Autore: Luigi Oliveri

oliveri E' Dirigente degli Ambiti di Verona e Vicenza dell'ente Veneto Lavoro. Collabora dal 1997 al quotidiano economico "Italia Oggi" per gli approfondimenti giuridici delle questioni attinenti agli enti locali. Collabora con il Centro Studi e Ricerche sulle Autonomie Locali di Savona e con La Gazzetta degli enti locali della Maggioli editore.

Quando le buone norme si infrangono sull’applicazione

Per evitare evasioni fiscali e contributive, le imprese che eseguono lavori, servizi e forniture per le pubbliche amministrazioni possono ricevere i pagamenti esclusivamente mediante bonifici bancari, su conti appositamente dedicati. E lo stesso devono fare i subappaltatori. Un principio sacrosanto, sancito da una legge del 2010. Che però ha avuto modalità di applicazione paradossali. Perché è sorto il dubbio che possa essere una norma retroattiva. E dunque, in attesa di chiarimenti su un punto di per sé già chiarissimo, alcune amministrazioni hanno sospeso i pagamenti.

La politica degli slogan sui dipendenti pubblici

La manovra economica dell’estate 2010 rivela ancora una volta le incoerenze del legislatore nel tentativo di riorganizzare e dare efficienza all’amministrazione pubblica. Almeno tre aspetti della manovra sono in evidente contrasto con la riforma Brunetta, entrata in vigore nemmeno un anno fa. Rimborsi negati a chi utilizza la propria auto per ragioni di servizio, dimezzamento degli investimenti in formazione e rinuncia agli incentivi economici mostrano come la ricerca di maggiore produttività, così come la meritocrazia, non siano altro che slogan.

UN PREMIO TROPPO PICCOLO PER IL MERITO

Almeno negli enti locali, la riforma Brunetta rischia di fallire proprio nel suo punto di forza, il rilancio della meritocrazia. In media ai dipendenti pubblici meritevoli sarà riconosciuto un premio appena superiore ai 400 euro. Troppo poco per indurre i più passivi e improduttivi a mutare atteggiamento. Intanto, però, il nuovo sistema di valutazione determinato dalla riforma è assai complesso e richiede notevoli sforzi organizzativi. Con il rischio che a crescere sia la spesa per le consulenze necessarie per comprendere e applicare il sistema.

SE LO SPOILS SYSTEM AIUTA LA CORRUZIONE

Insieme all’abnorme quantità di leggi complicate e continuamente modificate e derogate, il grande problema dell’organizzazione amministrativa è la dirigenza troppo collegata al potere politico. Solo negli enti locali il 12 per cento dei dirigenti è stato scelto senza concorso e in via fiduciaria. Spesso è una fiducia nella fedeltà all’appartenenza e allo sviluppo di gruppi di potere. E i rimedi proposti? Il disegno di legge anticorruzione non affronta il tema. La riforma Brunetta frena spoils system e sistema fiduciario degli incarichi. E l’Anci la osteggia.

SOCIETÀ PUBBLICHE: LA BUROCRAZIA INVADE LA GESTIONE

La recente manovra economica estende alle società partecipate dagli enti locali le regole sul contenimento delle spese di personale. Le società devono così sostenere un carico di rigidità operativa difficilmente compatibile con la loro missione. Scompare la contrattazione di secondo livello, con inevitabili ricadute sulle politiche di incentivo alla produttività. Ma il paradosso è che da un lato il legislatore vuole assoggettare a regole pubbliche soggetti di diritto privati mentre dall’altro cerca di imporre agli enti pubblici la privatizzazione del rapporto di lavoro.

TUTTI I RISCHI DELLA CLASS ACTION NELLA PA

L’azione collettiva contro le inefficienze della pubblica amministrazione era uno dei pezzi forti della riforma del lavoro pubblico. E’ stato però stralciato con la promessa di vararlo entro gennaio 2010. Il testo attuale, del resto, è generico e vago. Il rischio è che la class action nella Pa finisca per produrre molta esposizione mediatica e poca sostanza. Con il corollario di un intasamento senza precedenti delle aule dei tribunali amministrativi regionali, per l’attivazione di azioni collettive anche infondate, sull’onda della caccia a ogni costo all’amministrazione sprecona.

COSTA PIU’ IL CONTROLLO DEL CONSULENTE

Mettere sotto controllo gli incarichi esterni nella Pa per ottenere un significativo contenimento della spesa pubblica è un obiettivo sacrosanto in termini generali. Ma computando i costi della gestione necessari per giungere all’incarico di consulenza e quelli del contenzioso generato dalle norme, si scopre che la spesa è uguale o maggiore a quella che si vorrebbe risparmiare. Se la spesa per incarichi è considerata improduttiva, allora aboliamola. Altrimenti, è più utile fissare un tetto entro il quale gli incarichi sono sempre ammessi, anche in via fiduciaria.

LA STRANA LOGICA DELLA RESIDENZA

Considerare come preferenziale il titolo della residenza nella Regione nella quale ha sede l’amministrazione che indice il concorso pubblico, nel caso di pari collocazione di due o più candidati nella graduatoria finale, non è solo incostituzionale e contrario ai principi del Trattato dell’Unione Europea, è anche una norma illogica. Intanto perché è facilmente modificabile. E non è certo la soluzione al problema della pessima distribuzione territoriale del personale alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni.

IL PRECARIO NELLA MANOVRA DI MEZZA ESTATE

Disparità di trattamento tra lavoratori a tempo determinato privati e pubblici ma anche nell’ambito delle due categorie, dubbi di costituzionalità: sono alcuni dei grossi problemi cui va incontro l’emendamento sui precari della “manovra di mezza estate”. La disposizione proposta scarica le conseguenze dell’illegittimo comportamento del datore di lavoro tutte sulle spalle del dipendente. Questo piace a Confindustria, ma negli ultimi giorni anche da parte del Governo si manifesta la volontà di modificare il testo.

TRIONFO DELLA BUROCRAZIA

Per garantire che la compilazione del modulo di dimissioni volontarie sia una libera scelta del lavoratore occorrono sistemi di indagine e strumenti che certifichino la provenienza del documento da chi lo compila. Come la firma digitale o l’intervento di un pubblico ufficiale. Ma il vero deterrente agli abusi nella gestione dei rapporti di lavoro sono i controlli. La vicenda della legge 188/2007 mosta che l’irrigidimento delle norme troppo spesso serve solo a esaltare le capacità elusive.

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