Lavoce.info

Autore: Desk Pagina 128 di 184

Il desk de lavoce.info è composto da ragazzi e ragazze che si occupano della gestione operativa del sito internet e dei social network e delle attività redazionali e di assistenza alla ricerca. Inoltre, sono curati dal desk il podcast e le rubriche del fact checking, de "La parola ai grafici" e de "La parola ai numeri".

Sommario 13 marzo 2007

Rispondiamo alle domande posteci dal Forum Nazionale Giovani sul loro futuro pensionistico e sui temi al centro della trattativa sulla previdenza: la revisione dei coefficienti di trasformazione e l’abolizione dello scalone. Bene che facciano sentire la loro voce. Rischiano, una volta di più, di pagare solo loro. Quali sono i lavori usuranti? Si possono identificare sulla base di parametri oggettivi, sottraendo questa scelta alla discrezionalità di politici, pronti a definire usuranti i lavori di coloro di cui vogliono comprarsi i consensi. Proprio per risolvere il problema delle pensioni d’annata, quiescenze molto diverse per successive generazioni di pensionati, bisogna rendere automatica la revisione dei coefficienti di trasformazione. Si potrebbe anche pensare di indicizzare le pensioni oggi in essere all’andamento del monte contributivo che le finanzia. La previdenza complementare stenta a decollare: è fondamentale varare un efficace programma di educazione rivolto all’intera popolazione, prendendo spunto dall’esperienza internazionale. I lavoratori che dal 1° gennaio possono scegliere cosa fare del Tfr si trovano davanti a quattro opzioni non facili da valutare. Alcuni criteri utili per scegliere meglio.

Sommario 8 marzo 2007

In Italia non si investe nè sulla costruzione di nuove carceri nè sulla tutela della salute dei carcerati: la spesa sanitaria procapite per i reclusi è dimunuita del 12 per cento dal 2000 al 2004, proprio mentre quella dei cittadini liberi aumentava del 31 per cento. A sette mesi dal provvedimento di indulto che ha drasticamente ridotto la popolazione carceraria, facciamo un bilancio di ciò che ha prodotto. Mentre si continuano a rinviare le soluzioni dei problemi legati a pene e sanzioni.
Ministri, governatori del nord, imprenditori, ferrovieri sembrano essere tutti d’accordo sul fare spendere a ogni famiglia di 4 persone mille euro per costruire la
Tav Torino-Lione. Facciamo sorgere qualche dubbio.

Tito Boeri e Massimo Bordignon replicano ai numerosi commenti al loro contributo sul sistema elettorale.

Sommario 6 marzo 2007

In Italia non c’è mai stata così tanta frammentarietà nel quadro politico come oggi: 23 partiti in Parlamento e 11 nella coalizione di maggioranza. E la spesa pubblica non è mai stata così alta. Non è un caso. E’ colpa di una legge elettorale e di regole di finanziamento dei partiti che incentivano la creazione di one-man party. Per questo è fondamentale cambiare la legge elettorale. In Parlamento sono state presentate ben due proposte per introdurre il quoziente familiare in sostituzione delle detrazioni d’imposta per carichi familiari. Entrambe avvantaggiano i nuclei con redditi medio-alti e alti. E disincentivano il lavoro femminile. Un tale sistema, inoltre, solleva complesse questioni amministrative, gestionali e giuridiche. L’equità si potrebbe raggiungere con altri metodi, più efficaci e meno costosi. L’aumento dell’addizionale Irpef per i comuni è una via obbligata, se non vogliono continuare a fare affidamento sugli oneri di urbanizzazione dissestando le proprie finanze e l’ambiente. Il progetto edilizio sull’area della vecchia fiera di Milano dismessa ha un valore di 2 miliardi di euro e viene presentato come un caso esemplare di collaborazione pubblico-privato. In realtà sembra impostato solo a beneficio del profitto privato, mentre sulla collettività gravano costi in termini finanziari e di qualità della vita. Bertinotti e Marini hanno designato i due nuovi commissari dell’Antitrust venendo meno a due principi sanciti dal disegno di legge governativo di riforma delle authority: evitare la nomina ad un’authority di componenti di un’altra e rafforzare le competenze specifiche delle autorità di regolamentazione.

Sommario 27 febbraio 2007

E’ un paese ancora meno governabile quello che esce dalla crisi politica di questi giorni. Senza una riforma della legge elettorale rischiamo di perdere anche il bipolarismo faticosamente costruito in questi anni.  Significherebbe togliere ai cittadini la libertà di scelta tra piattaforme diverse e impedire l’alternanza dei governi. 
Il 2007 e’ l’anno delle pari opportunita’. A che punto siamo? Le disuguaglianze salariali tra uomini e donne in Europa sono ancora molto forti. In Italia un po’ meno, ma solo perchè sono solo le donne più istruite a lavorare e la mobilita’ accentua invece di ridurre le diseguaglianze di genere. In Europa, aumentano le disuguaglianze tra cittadini e immigrati e tra immigrati medesimi che sono discriminati in modo diverso nell’accesso a molti servizi sociali. Gi aiuti pubblici sono bassi anche per i cittadini italiani quando ci sono non autosufficienti in famiglia. L’assistenza di una persona non autosufficiente costa in media 18mila euro l’anno. Oltre un terzo di questa cifra rimane a carico della famiglia.

Aggiornamento: Allegro ma non troppo di Giuseppe Pisauro

Sommario 20 febbraio 2006

E’ passato un mese dalla scomparsa di Riccardo Faini. Ha lasciato un vuoto enorme. Cerchiamo di colmarlo con i suoi scritti e con i ritratti di colleghi e amici; ma anche le testimonianze di lettori, studenti e di quanti altri hanno avuto la fortuna di incrociarlo nella vita.

Il ministro Bersani vuole introdurre nell’ordinamento la class action in tempi brevi e ben sette proposte giacciono in Parlamento. Ma non basterà una legge per diffondere in Italia questa forma di tutela dei consumatori. Dal punto di vista del diritto antitrust, poi, non sembra questo lo strumento giusto. E chi pagherà il costo dell’indagine e della raccolta di prove? Se i tribunali italiani adottassero un semplice decalogo che aumenta la produttività, la durata media di un giudizio civile potrebbe diminuire di circa un quarto in pochi anni. L’esempio di Torino. La Consob ha sanzionato il gruppo Agnelli per aver tenuto all’oscuro il mercato di notizie rilevanti. Ricostruiamo una vicenda grave e complessa, volutamente fatta passare in secondo piano dai media. Un euro investito per migliorare il sistema paese, abolendo lacci e lacciuoli, potrebbe ridurre l’evasione fiscale più di quanto possa fare un euro in meno chiesto ai contribuenti. Un confronto internazionale.

Andrea Ichino commenta l’intervento di Carlo Dell’Arringa sulla riforma della PA.
Richard Portes ricorda Riccardo Faini.

Ma l’Authority non serve

La proposta di istituire una Authority sul pubblico impiego, avanzata da Pietro Ichino, ha sollevato un importante dibattito, sia in sede scientifica, sia in sede politica. Compito di queste brevi note è di proporre ulteriori elementi di discussione su alcuni aspetti tecnici.

Affermazioni di buon senso ed evidenza empirica

Che nella Pa italiana vi siano diffusi problemi di inefficienza è opinione comune ed esperienza diffusa: tutti, in qualche modo, siamo cittadini utenti di pubblici servizi. Questa sensazione condivisa di cattivo funzionamento diventa stridente, poi, ogniqualvolta ci si trovi a confrontare la nostra situazione con i migliori esempi europei, dal “mito” della burocrazia francese, ai servizi infrastrutturali tedeschi, al welfare nord-europeo, e così via.
Non si vuole mettere in discussione la validità di affermazioni di buon senso, le quali possono essere spiegate, peraltro, alla luce della teoria economica della burocrazia, basate sul paradigma individualista. Il punto è che per fare un discorso scientifico descrittivo e prescrittivo su questi problemi l’aneddotica non basta. (1)
Le premesse generali di Ichino sono due: la prima è che la Pa italiana sia inefficiente, la seconda è che una causa primaria di tale inefficienza sia la scarsa produttività dei dipendenti pubblici. Quindi, occorre trovare adeguate evidenze empiriche, misurate secondo metodi robusti, dei seguenti fenomeni:

· l’inefficienza della Pa italiana: quanta ce n’è e in rapporto a quale benchmark, come si manifesta, dove si annida in particolare, quando si verifica;
· la “nullafacenza” dei dipendenti pubblici, anche qui con la necessità di stabilire le medesime coordinate di quanto, come, dove e quando;
· il nesso causale che regredisce dalla seconda alla prima: consistenza e forza di tale nesso, esclusione di relazioni spurie, eccetera.

Nel dibattito su lavoce.info l’esistenza di problemi di misurazione dell’efficienza dei pubblici servizi è già stata sollevata, ma la questione va approfondita ulteriormente.

Problemi di misurazione

La misurazione dell’efficienza nel caso della produzione di attività burocratico-amministrative e di beni e servizi pubblici non è resa difficoltosa solo dall’assenza di prezzi di mercato che consentano di valutare il valore effettivo della produzione. Anzi, allo stato attuale delle tecniche, questo è probabilmente un aspetto in parte superato. Sono ormai ampiamente sperimentati in letteratura metodi di misurazione dell’efficienza relativa che considerano l’output in termini fisici, come la Data Envelopment Analysis o il metodo delle frontiere stocastiche. Per le attività prettamente amministrative, in verità, rimangono specifiche difficoltà di definizione e misurazione dell’output, anche in termini fisici e un tentativo di risolvere tale questione è stato quello, applicato in passato nella Pa italiana, basato sui carichi di lavoro.
Il problema fondamentale, però, resta quello di non conoscere a priori la funzione di produzione dei vari servizi pubblici considerati, per cui non si è in grado di individuare e misurare i casi di inefficienza produttiva (tecnica) in senso assoluto. I metodi citati, infatti, consentono di stimare una “frontiera” delle possibilità produttive, ma solo in termini relativi. Permettono di individuare un benchmark costruito in base alle prestazioni migliori tra i casi considerati. In sintesi, dato un determinato settore della Pa, si può stimare quali amministrazioni siano inefficienti (e quanto) rispetto alla performance degli uffici più produttivi. Per fare un esempio di attualità, è possibile stabilire quali ospedali pubblici siano meno produttivi rispetto ai migliori ospedali italiani. In linea teorica si potrebbe farlo anche con le prefetture, o con gli uffici del catasto, e così via.
L’applicabilità di tali tecniche, peraltro, si scontra con altri, non facili problemi. Primario è quello dell’omogeneità dell’output: le analisi di efficienza relativa, per essere attendibili, presuppongono che le unità produttive messe a confronto producano esattamente lo stesso tipo di output. Non basta che si tratti di ospedali, ma occorre che siano ospedali che offrono lo stesso tipo di prestazioni, le quali, inoltre, vanno “pesate” adeguatamente.
È ovvio che queste possibilità di misurazione non possono offrire evidenze empiriche, se non in maniera molto parziale, alle premesse generali del ragionamento. Una volta sancito che un tale ufficio è meno efficiente rispetto all’ufficio più produttivo, infatti, restano da stabilire almeno due cose: in primo luogo, occorre verificare se la migliore prestazione rilevata (il benchmark relativo) sia effettivamente la migliore possibile (anche il più produttivo tra gli uffici considerati potrebbe essere, in realtà, inefficiente). In secondo luogo, la constatazione di inefficienza tecnica relativa a carico di un ufficio o di un’azienda pubblica, a rigore, non ci dice nulla riguardo alle cause.
Per il primo punto continua a rilevare la questione della non conoscenza a priori della funzione di produzione. Del resto, secondo una vecchia battuta che circola tra gli economisti, la funzione di produzione la conoscono solo Dio e gli ingegneri.
Per quanto riguarda il secondo punto, invece, si ritorna alla questione del nesso causale sottostante al ragionamento di Ichino. L’inefficienza (relativa) di una qualsiasi unità organizzativa della Pa può dipendere da molteplici fattori: cattiva organizzazione, carenze di direzione e coordinamento, una inefficiente combinazione degli input, la scarsa produttività unitaria degli input. Solo questi ultimi due fattori hanno a che fare con le questioni sollevate da Ichino: ci può essere una pletora di lavoro pubblico, eventualmente sostituibile con risorse capitali, oppure un problema di scarsa (o addirittura negativa) produttività dei singoli, da licenziare e, nei casi di produttività bassa ma non negativa, da sostituire con elementi maggiormente produttivi. Anche nel caso di un’osservata scarsa produttività unitaria del lavoro, poi, occorre verificare quali ne possono essere le cause, alcune non dipendenti dall’impegno del lavoratore: la carenza di formazione, a esempio, o di motivazione, dovuta a difetti di direzione o a fenomeni di sottoutilizzazione, e così via.

Solo casi eclatanti?

Ma è proprio questo il problema di misurazione più arduo da risolvere. Non solo mancano tecniche sperimentate, ma diventa soprattutto difficile avere una base di dati attendibile sulla produttività del singolo lavoratore pubblico perché intervengono i noti problemi di asimmetria informativa e altre questioni, già toccate dall’intervento di Daveri.
La questione è già stata sollevata e Ichino ha risposto che «Qui parliamo di “valutazione”, nel senso che la parola assume sul piano giuridico: niente a che vedere con la misurazione. Per qualsiasi lavoro si può esprimere una valutazione circa la sua utilità rispetto agli scopi dell’istituzione o rispetto a un’attività aziendale. […] D’altra parte, qualsiasi lavoratore, anche l’ultimo degli uscieri, può esprimere una produttività negativa, per esempio rubando, o molestando le colleghe, o tenendo altre attività illecite nel luogo di lavoro».
Se sono questi i casi a cui si punta, però, ci sfugge la portata stessa della proposta: si tratta, cioè, di casi eclatanti di malversazione e frode nei confronti dell’erario, a volte addirittura con risvolti penali rispetto a terzi. C’è bisogno di una Authority nazionale per “valutarli” e quindi sanzionarli? E, per quanto possano verificarsi fenomeni di questo tipo, siamo sicuri che il generale e sentito problema dell’inefficienza della Pa italiana sia risolvibile, o anche solo significativamente attenuabile, grazie all’eliminazione dei casi estremi?
Questi comportamenti vanno comunque sanzionati per il danno, non solo pecuniario, che generano all’erario e nei confronti di terzi privati, e non perché siano causa di inefficienza dell’azione pubblica. E per individuarli l’aneddotica è sufficiente. Ma non è necessaria l’Authority: bastano le altre interessanti e sensate proposte di riforma che il disegno di legge presentato da Ichino contiene, come la limitazione della responsabilità civile dei dirigenti amministrativi e la costruzione di un sistema di incentivi e disincentivi più efficace.
Per quanto riguarda la parte di misurazione e valutazione dei fenomeni di inefficienza e delle loro cause, invece, senza fare ricorso a strutture straordinarie costruite ad hoc, basterebbe cominciare con un serio lavoro di indagine conoscitiva sulla Pa, che consideri la varietà di strutture organizzative e la consistenza degli organici, le tipologie contrattuali, le competenze professionali presenti, i metodi di programmazione del fabbisogno, le attività di formazione e l’uso delle procedure di mobilità. Il tutto con riferimento all’attuale quadro istituzionale in continua transizione verso il regionalismo. Da un’analisi di questo tipo potrebbero scaturire risultati (apparentemente) sorprendenti, come il fatto che, a esempio, gli organici non sono necessariamente e ovunque sovradimensionati, soprattutto negli enti locali, dopo anni di applicazione del blocco del turn-over e del Patto di stabilità interna.

* Queste note sono state predisposte da ricercatori attualmente impegnati nel progetto di ricerca Sisper (http://sisper.istat.it), finanziato dal Dipartimento della Funzione pubblica e in corso di svolgimento presso l’Istat. Le opinioni sono espresse a titolo puramente personale e non impegnano in alcun modo gli enti citati.

(1) Probabilmente lo pensa anche Pietro Ichino, visto che nel suo progetto assegna alla Authority precisi compiti di valutazione.

Sommario 14 febbraio 2007

Gli arresti dei giorni scorsi hanno portato alla scoperta di piani per un attentato contro Pietro Ichino, uno di noi. Speriamo che l’operazione delle forze dell’ordine segni una svolta decisiva e consenta finalmente in Italia di discutere dei problemi e delle riforme del mondo del lavoro senza la minaccia intollerabile della violenza. A Pietro, che in questi anni non si è mai fatto intimidire, va tutta la nostra solidarietà.

La crescita del Pil a fine 2006 dice che la ripresa dell’economia italiana si è consolidata. Ma non è il momento di accontentarsi. Se l’ambiente internazionale diventasse meno favorevole ci ritroveremmo in difficoltà, senza aver completato le riforme necessarie. A cominciare dalle liberalizzazioni nell’energia e nei trasporti. Anche il sistema delle farmacie continua ad essere anticoncorrenziale. L’Antitrust lo ha segnalato, mentre una sentenza della Consulta va in senso contrario. Il decreto Bersani dovrebbe allora essere completato. Senza dimenticare le politiche di sviluppo per il Mezzogiorno anche questo governo cade nell’equivoco. Invece di preoccuparsi della capacità di spesa, meglio farebbe il Governo a controllarne la qualità. Con il sistema contributivo, le pensioni sono destinate a diminuire progressivamente. E non basterà la compensazione del secondo pilastro. Occorreranno allora continui aumenti dell’età di pensionamento che serviranno anche a sostenere la crescita della nostra economia.

Sommario 12 febbraio 2007

Gli arresti di domenica hanno portato alla scoperta di piani per un attentato contro Pietro Ichino, uno di noi. Speriamo che l’operazione delle forze dell’ordine segni una svolta decisiva e consenta finalmente in Italia di discutere dei problemi e delle riforme del mondo del lavoro senza la minaccia intollerabile della violenza. A Pietro, che in questi anni non si è mai fatto intimidire, va tutta la nostra solidarietà.

Aggiornamento: Francesco Daveri commenta le stime Istat sulla crescita del Pil.

Sommario, 7 febbraio 2007

Alla vigilia dell’apertura del tavolo sulla riforma della pubblica amministrazione discutiamo due possibili strategie per combattere la sua evidente inefficienza. Da una parte, si tratta di valutare l’operato dei singoli creando una cultura della valutazione e della trasparenza. Con un’Autorità indipendente che garantisce. Dall’altra, bisogna cambiare gli incentivi delle amministrazioni, subordinando la concessione di incrementi retributivi alla qualità dei servizi erogati ai cittadini e, nel caso di amministrazioni senza un contatto diretto col pubblico, alla riduzione di esuberi identificati dall’esecutivo. Contrariamente a quanto previsto dall’accordo siglato il 18 gennaio sul pubblico impiego, bisogna anche permettere ai dirigenti di distribuire questi premi ai dipendenti in modo selettivo. La dinamica delle retribuzioni di fatto del settore pubblico mostra invece premi dati a pioggia a tutti, con un’accelerazione della crescita salariale negli ultimi anni rispetto al settore privato.
FondInps2, il fondo che gestirà i futuri Tfr dei lavoratori di imprese con oltre 50 addetti che non opteranno per un fondo pensione, è stato costruito in modo tale da durare a lungo, ostacolando il decollo della previdenza complementare.
La nuova organizzazione della vigilanza sui mercati finanziari realizza una reale semplificazione. Al posto del Cicr, però, istituisce un Comitato per la Stabilità che desta alcune perplessità.

La lenzuolata

Arrivò la lenzuolata
e di sotto l’ho guardata,
per veder se del mercato
le catene hanno strappato,

se su gas, luce, servizi
libertà, o più tasse e vecchi vizi.
Pur se infine lo statale,
che ha l’avallo sindacale,

produrrà per quel che vale,
poiché quello al cittadino
costa assai del suo quattrino.

Trovo poco, quasi niente
e alla pompa assai furente
è il mio amico benziniere,
che si scopre esser calmiere:

caldo e freddo non ne è senza,
ma non vuole concorrenza.
Per l’impresa un giorno e via,
sì, ma s’è sol di barberia,

e sul cibo la scadenza,
è fatale farne assenza.
Pur la targa m’hanno dato,
non so quanto, ho risparmiato,

sono il re consumatore,
del mercato gran motore!
Mi ritengo soddisfatto,
al Bersani ne do atto,

che comincia la battaglia
con gli sprechi ora si taglia.
Lunedì! Via col tagliere
….pei capelli, il parrucchiere.

E se il cuore sta un po’ male
andar debbo in ospedale,
ma è cresciuto anche il ticketto,
e più in bus pago il biglietto.

Un problem però ha risolto,
il lenzuolo, questo è molto,
che il giornale ora s’acquista
col caffè lì dal barista.

Pagina 128 di 184

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén