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Il desk de lavoce.info è composto da ragazzi e ragazze che si occupano della gestione operativa del sito internet e dei social network e delle attività redazionali e di assistenza alla ricerca. Inoltre, sono curati dal desk il podcast e le rubriche del fact checking, de "La parola ai grafici" e de "La parola ai numeri".

BERLUSCONI: “CASSA INTEGRAZIONE PER TUTTI!”

Oggi non c’è nessuno che perdendo il lavoro non venga aiutato dallo Stato. C’è la cassa integrazione per i precari, così come per i lavoratori a progetto“. Silvio Berlusconi a Porta a Porta (04/06/09).
Si stima che 1,6 milioni di lavoratori dipendenti e parasubordinati non abbiano diritto ad alcun sostegno in caso di licenziamento“. Mario Draghi all’Assemblea della Banca d’Italia, Considerazioni finali (29/05/09).
Questa è un’informazione di Draghi che non corrisponde alle cose che emergono dalla nostra conoscenza della realtà italiana”. Silvio Berlusconi, Radio anch’io (05/06/09).

UN ANNO DI GOVERNO BERLUSCONI – PARTE II

Proseguiamo il bilancio dei 12 mesi del governo in carica con una seconda serie di schede, ciascuna delle quali dedicata a una materia. Quali sono stati i provvedimenti dell’esecutivo? Quali i loro effetti nel tempo? E le occasioni mancate?

POLITICHE PER LE FAMIGLIE, di Daniela Del Boca
FEDERALISMO, di M. Flavia Ambrosanio e Massimo Bordignon
FISCO, di Silvia Giannini e Mari Cecilia Guerra
INFORMAZIONE, di Michele Polo
INFRASTRUTTURE, di Andrea Boitani
LAVORO, di Pietro Garibaldi
SANITA, di Nerina Dirindin e Gilberto Turati
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, di Carlo Dell’Aringa

UN ANNO DI GOVERNO BERLUSCONI – PARTE I

Come già abbiamo fatto per l’esecutivo guidato da Prodi, tracciamo un bilancio di quanto ha fatto o non ha fatto il Governo Berlusconi nel suo primo anno di vita. Una prima serie di schede, ciascuna dedicata a un tema, cercando di mettere in luce, in forma sintetica, i provvedimenti, i loro effetti nel tempo e le occasioni mancate. Nei prossimi giorni nuove schede per fornire un panorama quanto più completo su tutte le materie dell’azione di governo.

PENSIONI, di Agar Brugiavini
PRIVATIZZAZIONI, di Carlo Scarpa
SCUOLA, di Daniele Checchi e Tullio Jappelli
UNIVERSITÀ, di Daniele Checchi e Tullio Jappelli
MERCATI FINANZIARI, di Marco Onado
GIUSTIZIA, di Carlo Guarnieri
IMMIGRAZIONE, di Maurizio Ambrosini
EDILIZIA ABITATIVA, di Raffaele Lungarella

ELEZIONI EUROPEE: PER CHI VOTO?

EU Profiler è uno strumento on-line che permette all’utilizzatore di confrontare le proprie posizioni sui vari problemi della politica con i programmi dei diversi partiti che si presentano alle elezioni per il Parlamento europeo del 7 giugno e di verificare il proprio posizionamento su un asse destra/sinistra, oltre al “grado” di europeismo, rispetto a tutte le forze politiche europee. Un “gioco” utile e intelligente. Il programma è stato sviluppato da un consorzio guidato dallo European University Institute di Firenze.

ITALY TODAY E L’ELECTION DAY

Le critiche e il confronto sono il sale di ogni dibattito. Da una settimana lavoce.info è però oggetto non di serene critiche ma di ripetuti e livorosi attacchi da parte del quotidiano Italia Oggi che hanno l’obiettivo di minare la nostra credibilità e onestà intellettuale. Ci chiediamo che cosa abbia originato tanta acredine. Speriamo che il motivo non sia da ricercare nella coincidenza con la recente pubblicazione su questo sito di un articolo favorevole alla nuova disciplina Consob che consente la pubblicità obbligatoria delle società quotate unicamente su internet, sottraendola ai quotidiani (segnatamente quelli economici, come i giornali del gruppo con cui Italia Oggi è imparentato). I pretesti di questi attacchi sono vari, ma si sono concentrati particolarmente sulla contestazione delle nostre stime sui possibili risparmi dell’accorpamento di elezioni europee e referendum in un election day e crediamo opportuno ribadirne la validità ai nostri lettori.
In un primo articolo Italia Oggi sostiene che i costi per il mancato election day si limiterebbero a 100 milioni, senza spiegarne il meccanismo di calcolo, contro i 200 milioni di euro di costi diretti e 200 di costi indiretti calcolati da lavoce.info. In un secondo articolo, propone una cifra ancora più bassa, ma su fonti non ben documentate, in quanto non si considerano alcuni costi (trasporto schede, straordinari del personale dei ministeri coinvolti, noleggio strutture di voti, cancelleria per le sezioni) e sottostimano fortemente i costi relativi alle forze dell’ordine. I nostri dati si basano invece sui dati storici, relativi al Decreto del Ministero del Tesoro (DMT 91517/2006) per il referendum del 2006. Del resto, per quanto riguarda i costi diretti, le nostre stime sono state sostanzialmente confermate dal ministro Maroni, che ha parlato di 173 milioni di euro, una cifra molto più vicina alla nostra stima che a quella di Italia Oggi. Nei costi indiretti abbiamo incluso il valore del tempo perso dei cittadini, più altri costi relativi alla custodia dei figli e alla perdita della giornata lavorativa di scrutatori e presidenti di seggio, tralasciando voci di costo delle famiglie quali i rimborsi per coloro che studiano fuori sede, il mancato utilizzo delle strutture scolastiche per altri fini, perché di più difficile quantificazione. Italia Oggi critica in particolare queste stime in quanto  non vi sarebbe alcun costo nel tempo perso dai cittadini per recarsi al seggio una volta di più. Questo è sbagliato. La situazione dei referendum in due giorni diversi è per certi aspetti simile a quella di una famiglia che va al supermercato durante il week-end. Di solito si preferisce concentrare gli acquisti in una sola volta anziché spezzarli in due visite al supermercato. Perché? Il fatto è che il tempo passato a fare la spesa ha un costo, non monetario, che gli economisti definiscono costo opportunità. Il tempo è una risorsa scarsa per tutti. Quindi, si può discutere sul modo con cui valutarlo, ma negare che il tempo perso abbia un costo è un non senso. Non a caso, tutte le analisi costi-benefici includono una stima del valore del tempo.
Al di là delle cifre, la polemica pretestuosa tralascia il punto fondamentale: risparmiare è giusto? In un periodo di crisi economica, con i conti dello stato fuori controllo e con l’emergenza terremoto è immorale buttare via anche un solo milione di euro.

TERREMOTO, RISORSE E CONTROLLI

La redazione de lavoce.info partecipa al dramma della popolazione colpita dal terremoto e al lutto di chi ha perso i propri affetti, i parenti, gli amici. Le calamità naturali richiedono la mobilitazione tempestiva di ingenti risorse per i primi soccorsi e per la ricostruzione. Il Governo, sino a questo momento, ha stanziato 30 milioni di euro. Una goccia nel mare. In questi tempi di crisi è difficile reperire risorse. Facciamo nostra una proposta che ci arriva da un gruppo di lettori che vivono all’estero: chiediamo che il Governo non esiti nel raggruppare le tre scadenze elettorali di giugno stanziando subito per le aree disastrate i risparmi derivanti dal loro accorpamento in un unico election day. Si tratta, secondo il ministro Maroni, di 172milioni di euro (la nostra stima, analoga, aggiunge 200 milioni di costi indiretti sostenuti dalle famiglie). Siamo certi che tutti gli italiani apprezzeranno l’uso di queste risorse e potranno essere incoraggiati dallo stesso Governo e dai media a devolvere allo scopo quanto risparmieranno personalmente con l’election day.
Ricordiamo che per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli (1976) lo Stato spese una cifra pari a 10 miliardi di euro, per quella dell’Irpinia (1980) 32 miliardi, per quella in Umbria e Marche (1997) 4 miliardi.
Alla luce di questa catastrofe, in cui edifici recenti sono crollati come castelli di carte, è fondamentale rivedere il “piano casa”: questo riduce i controlli formali ex ante e non rivede affatto il sistema dei controlli sulle opere in costruzione e completate. Alle Regioni il compito, nel recepire il piano, di tenere alta la guardia sul rispetto dei requisiti antisismici, imponendocontrolli sui cantieri e ad opere completate .

IL PIANO CASA DEL SERRUCHÓN

Di ville, di ville!; di villette otto locali doppi servissi; di principesche ville locali quaranta ampio terrazzo sui laghi veduta panoramica del Serruchón – orto, frutteto, garage, portineria, tennis, acqua potabile, vasca pozzo nero oltre settecento ettolitri: – esposte mezzogiorno, o ponente, o levante, o levante-mezzogiorno, o mezzogiorno-ponente, protette d’olmi o d’antique ombre dei faggi avverso il tramontano e il pampero, ma non dai monsoni delle ipoteche, che spirano a tutt’andare anche sull’anfiteatro morenico del Serruchón e lungo le pioppaie del Prado; di ville! di villule!, di villoni ripieni, di villette isolate, di ville doppie, di case villerecce, di ville rustiche, di rustici delle ville, gli architetti pastrufaziani avevano ingioiellato, poco a poco un po’ tutti, i vaghissimi e placidi colli delle pendici preandine, che, manco a dirlo, “digradano dolcemente”: alle miti bacinelle dei loro laghi. […] Della gran parte di quelle ville, quando venivan fuori più “civettuole” che mai dalle robinie, o dal ridondante fogliame del banzavóis come da un bananeto delle Canarie, si sarebbe proprio potuto affermare, in caso di bisogno,e ad essere uno scrittore in gamba, che “occhieggiavano di tra il verzicare dei colli”. Noi ci contenteremo, dato che le verze non sono il nostro forte, di segnalare come qualmente taluno de’ più in vista fra quei politecnicali prodotti, col tetto tutto gronde, e le gronde tutte punte, a triangolacci settentrionali e glaciali, inalberasse pretese di chalet svizzero, pur seguitando a cuocere nella vastità del ferragosto americano: ma il legno dell’Oberland era però soltanto dipinto (sulla scialbatura serruchonese) e un po’ troppo stinto, anche, dalle dacquate e dai monsoni. Altre villule, dov’è lo spigoluccio più in fuora, si drizzavano su, belle belle, in una torricella pseudo-senese o pastrufazianamente normanna, con una lunga e nera stanga in coppa, per il parafulmine e la bandiera. Altre ancora si insignivano di cupolette e pinnacoli vari, di tipo russo o quasi, un po’ come dei rapanelli o cipolle capovolti, a copertura embricata e bene spesso policroma, e cioè squamme d’un carnevalesco rettile, metà gialle e metà celesti. Cosicché tenevano della pagoda e della filanda, ed erano anche una via di mezzo fra l’Alhambra e il Kremlino. Poiché tutto, tutto! era passato pel capo degli architetti pastrufaziani, salvo forse i connotati del Buon Gusto.

Carlo Emilio Gadda – La cognizione del dolore, Torino, Einaudi, 1971, pp. 21-23.

 

CASTELLUCCI DI CARTA

Lasciamo ai lettori decidere quale di queste due dichiarazioni, rilasciate nel giro di 50 minuti, corrisponda al vero o al falso.

CASTELLUCCI 1

"Dopo l’investimento in Alitalia (100 milioni, ndr) il Governo ci ha favorito. E’ stata una scelta di business che si può discutere ma é stata presa anche in funzione del ruolo di Atlantia nel Paese. Con il blocco per 4 mesi degli aumenti tariffari abbiamo perso 20 milioni ma con il Milleproroghe ci abbiamo guadagnato molto, molto di più. E dobbiamo ancora negoziare altre concessioni…". (Giovanni Castellucci, Amministratore delegato di Atlantia e di Autostrade per l’Italia, Il Sole 24 Ore Radiocor, 20 marzo 2009, ore 18.05).

CASTELLUCCI 2

"Non c’è alcuna correlazione tra il nostro investimento in Alitalia e il decreto Milleproroghe. Quando un progetto così importante per il Paese viene proposto ad un’impresa importante non si può che guardare con grande attenzione al progetto. Noi l’abbiamo fatto come lo hanno fatto Colaninno, Intesa Sanpaolo e altri soggetti importanti. Ugualmente siamo fortemente impegnati sugli investimenti in Italia e per questo collaboriamo con il Governo affinché le procedure autorizzative siano velocizzate. Cosa che il Governo ha fatto eliminando la norma introdotta dal precedente Governo nel 2006. Con l’eliminazione del divieto ci siamo riallineati agli standard europei". (Giovanni Castellucci, Amministratore Delegato di Atlantia e di Autostrade per l’Italia, Il Sole 24 Ore Radiocor, Roma, 20 marzo 2009, ore 18.58).

TREMONTI COME ROOSVELT? MAH…

“…Abbiamo seguito la stessa strada intrapresa da Roosevelt durante la crisi americana, e per questo pensiamo che l’investimento più importante sia continuare a mantenere il proprio stile di vita. Sommando le cifre, quelle messe a disposizione dal governo italiano sono maggiori rispetto a quelle degli altri Paesi europei…” ( Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, Corriere della Sera 6 marzo 2009).
"Noi siamo il Paese che per l’economia reale ha fatto più degli altri. Quello che hanno fatto gli altri Paesi e’ stato soprattutto per salvare le banche” (Giulio Tremonti, Asca 6 marzo 2009).

Riportiamo qui due tabelle pubblicate nell’ultima nota (marzo 2009) del Fondo Monetario Internazionale. Impossibile trovare riscontro nei dati alle affermazioni di Tremonti che pertanto sono false. Da notare come un altro paese, il Giappone, con un debito pubblico maggiore del nostro ha stanziato risorse più ingenti di quelle varate dal nostro governo.
La prima riguarda le misure adottate per il settore finanziario. Nello specifico:

Colonna a: iniezione di capitale
Colonna b: acquisto di asset e prestito dei governi
Colonna c: aiuto della Banca centrale nazionale coordinato con il governo
Colonna d: iniezione di liquidità e altre forme d’aiuto della banca centrale
Colonna e: garanzie statali

La seconda riguarda le misure fiscali adottate in tutti paesi appartenenti al G20 in relazione al Pil.

LA FOGLIA DI FICO DEI NEMICI DEL REFERENDUM *

I nostri calcoli sui risparmi possibili con un vero election day che accorpi elezioni europee, amministrative (là dove si terranno a giugno) e referendum sulla legge elettorale hanno raccolto vasta approvazione e messo in imbarazzo coloro che vorrebbero affossare il referendum. Tra questi ultimi, qualcuno ha pensato di salvarsi in corner con la proposta del referendum accorpato al ballottaggio delle amministrative. Ma la sostanza non cambia: si risparmierebbero solo 87 milioni anziché 400. Ecco i nostri nuovi calcoli.

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