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Autore: Jean Pisani-Ferry

Il rompicapo degli squilibri mondiali

Per ragioni diverse, Stati Uniti e Unione Europea hanno messo al centro della scena del vertice di Seul il problema degli squilibri esterni. Riconoscere l’importanza delle partite correnti è tuttavia solo un primo passo. Più difficile è determinare quale dovrebbe essere il loro livello ottimale, come apportare correzioni e come affrontare l’asimmetria tra deficit e surplus. Bene che il G20 ne discuta, a patto però di evitare obiettivi rigidi e di indicare soluzioni chiare per una vasta gamma di campi. Servirebbe anche una maggiore fiducia reciproca.

 

DOVE MORDE LA CRISI IN EUROPA

Col passare dei mesi la crisi nata negli Stati Uniti è diventata sempre più europea. Basta guardare i dati. Eppure, le risposte sono scarse, come se si faticasse a prendere coscienza dell’enormità del disastro. Gli Stati Uniti hanno intrapreso un programma di rilancio dell’economia che per ampiezza supera di gran lunga i piani europei. In gioco c’è la credibilità dell’Unione Europea. Le elezioni per il Parlamento europeo avrebbero potuto essere la buona occasione per un dibattito approfondito su molti temi cruciali. Peccato non sia stata colta in nessun paese.

L’EUROPA ALLA GUERRA DEL RENMINBI*

La Cina avrebbe molto da guadagnare da una rivalutazione della sua moneta perché finirebbe per favorire una crescita più equilibrata. Ma una terapia d’urto non rientra nella strategia del paese e d’altra parte la lobby degli esportatori è molto influente. Dagli Stati Uniti arriva uno scenario ad alto rischio, soprattutto perché punta al coinvolgimento nella disputa delle organizzazioni internazionali. E per permettere a queste di svolgere il loro ruolo di arbitri legittimi, gli europei dovrebbero cedere seggi e voti a beneficio delle nuove potenze.

LA SETTIMANA DI FUOCO DELLE BANCHE *

Quali lezioni trarre dalla vicenda Northern Rock? La prima è preoccupante: se un’ondata di panico si può scatenare nel paese finanziariamente più sofisticato d’Europa, allora può scatenarsi ovunque. E questo nonostante tutti i meccanismi di vigilanza e controllo predisposti. A crisi in atto, per impedire un peggioramento della situazione, è indispensabile intervenire con rapidità, decisione, visione chiara delle responsabilità, utilizzando tutti gli strumenti finanziari necessari. Il conflitto tra rigore scientifico e pragmatismo.

Si apre l’era Sarkozy*

Il neo-presidente ha ricevuto dai francesi un mandato esplicito per il cambiamento. La sua filosofia e le sue priorità sono molto chiare: un mercato del lavoro più flessibile, uno Stato più snello e meno tasse. Però, per avere successo le sue proposte dovrebbero essere accompagnate dalla liberalizzazione dei mercati dei prodotti e finanziari. Quanto all’Europa, giocherà una partita difficile: più andrà avanti con le riforme all’interno, più dovrà apparire lontano dall’ortodossia di Bruxelles fatta di disciplina di bilancio, riforme liberali e libero commercio.

La Bce dei sospetti incrociati

I due candidati all’Eliseo parlano della necessità di ridiscutere lo statuto della Bce e di sottometterla alle decisioni politiche. Eppure, la banca centrale ha giocato un ruolo stabilizzatore. Mentre l’Eurogruppo non è riuscito a coordinare le politiche di bilancio degli Stati membri. Ma se si dà l’impressione di non aderire ai principi fondatori dell’Unione economica e monetaria, si creano le condizioni perché ogni proposta del governo francese venga guardata con diffidenza. Proprio quando la zona euro rischia di dover affrontare periodi difficili.

Direttiva servizi, come farne buon uso

Cosa dobbiamo aspettarci dall’eventuale approvazione del compromesso sulla direttiva servizi? Avremo un’apertura, seguita in alcuni paesi da nuovi freni alla concorrenza. Molte disposizioni saranno annullate dalla Corte di giustizia. Ma lo shock concorrenziale sarà reale e duraturo, anche se minore rispetto alla Bolkestein. E’ una soluzione equilibrata. Che soddisferà chi temeva l’adozione indiscriminata della nozione di paese d’origine. Piacerà meno invece ai contrari all’idea stessa di estendere il principio della concorrenza al settore dei servizi.

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