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Autore: Giuseppe Pisauro Pagina 2 di 8

pisauro Si è laureato in Scienze Statistiche all'Università "La Sapienza" di Roma e ha proseguito gli studi di Economia presso la London School of Economics. Professore di Scienza delle Finanze presso l'Università "La Sapienza" di Roma (in precedenza ha insegnato all'Università di Campobasso, alla LUISS di Roma, alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione e all'Università di Perugia). Si occupa prevalentemente di temi di finanza pubblica. Ha svolto attività di consulenza per istituzioni italiane e internazionali (IMF, Camera dei Deputati, Presidenza della Repubblica). Ha fatto parte della Commissione tecnica per la spesa pubblica (Ministero del Tesoro) dal 1991 fino al suo scioglimento nel 2003. Dal luglio 2006 dirige la Scuola Superiore dell'Economia e delle Finanze. Redattore de lavoce.info.
È stato Presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio dal 2014 al 2022.

Nel pubblico impiego la carriera serve

Le riforme del pubblico impiego degli anni ’90 hanno smantellato le carriere fissate per legge e sostituite con premi di produzione annuali. Che però non riescono a produrre incentivi significativi. La formalizzazione delle carriere e l’indipendenza dalla politica.

Todos generales

L’applicazione delle norme lasciata all’interpretazione degli apparati comporta spese ingiustificate, specie per gli stipendi dei vertici della burocrazia. Ne è una riprova la vicenda dei vice comandanti dei Carabinieri. Servono regole precise che aggancino le pensioni ai contributi versati.

I conti pubblici dopo la legge di stabilità

Dalla versione presentata ad ottobre a quella approvata a dicembre la manovra è rimasta sostanzialmente immutata e con essa anche il giudizio: una manovra poco incisiva che dà l’impressione di una navigazione a vista. E le previsioni sull’aumento di Pil e avanzo primario vanno riviste al ribasso.

Una legge di stabilità per uscire dalla recessione

La “manovrina” vende patrimonio pubblico per ridurre il disavanzo, anziché per abbassare il debito. È un grave precedente, che la Ragioneria non dovrebbe certificare. Speriamo in una manovra ben diversa, che riduca in modo consistente il cuneo fiscale. 

La flessibilità rigida

Ce l’abbiamo fatta? Sono effettivamente aumentati i margini di manovra per la politica di bilancio italiana? E di quanto? La Commissione europea concede ai paesi che rispettano la soglia del 3 per cento, riferita al disavanzo effettivo, di deviare dall’obiettivo di medio termine del pareggio strutturale (vale a dire, del disavanzo corretto per il ciclo pari a zero). Purché, tuttavia, si continui a restare al di sotto della soglia del 3 per cento.

Dove si può tagliare davvero la spesa pubblica?

Negli ultimi due anni, la spesa pubblica primaria è diminuita in termini nominali. Non accadeva da 60 anni, ma non è ancora sufficiente per abbassare la pressione fiscale. Finora di spending review si è parlato molto ma non si è fatto nulla, bisogna rivedere i programmi di spesa.

Debiti della Pa: che succederà in futuro?

La questione dei debiti delle amministrazioni pubbliche sembra avviata a una soluzione per il passato. Ma come evitare che l’emergenza si ripresenti in futuro? Serve un cambiamento culturale che impedisca alle amministrazioni locali di operare senza risorse. E vanno rafforzate le tecnostrutture.

La legge di stabilità tra Governo e Parlamento

Dopo anni in cui aveva svolto un ruolo quasi notarile rispetto alle scelte del Governo, il Parlamento è tornato a essere decisivo nella definizione del testo finale della legge di stabilità. Senza modificare i saldi, ha apportato cambiamenti importanti sulle entrate.

Titolo V: la riforma da correggere

La bufera sulle Regioni riporta alla ribalta il federalismo. Un’occasione per aprire una discussione seria. A dieci anni dalla riforma del 2001 è necessario riconoscerne i difetti e intervenire per correggerli. Perché spesso l’autonomia si è trasformata in autoreferenzialità. E per contrastare questa tendenza bisogna innanzi tutto modificare l’articolo 114 della Costituzione che mette sullo stesso piano Stato, Regioni, province e comuni. E introdurre l’interesse nazionale come limite all’autonomia legislativa e finanziaria di Regioni ed enti locali.

COME DARE OSSIGENO ALL’ECONOMIA ITALIANA

Rigore e riforme strutturali sono certo indispensabili, ma danno risultati di lungo periodo. Nel breve, la politica per la crescita è il contrasto della recessione tramite stimolo della domanda, come sanno bene negli Stati Uniti. E nessuna politica anti-recessiva può essere fatta in un solo paese europeo, tanto che si inizia a parlare di un “growth compact”. Una boccata d’ossigeno per l’economia italiana può arrivare dal pagamento di una parte dei debiti dello Stato verso le imprese, con un intervento una tantum che non violerebbe gli impegni con l’Europa sui conti pubblici del 2012.

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