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Autore: Francesco Vella Pagina 12 di 15

vella Francesco Vella insegna Diritto Commerciale e Diritto Bancario all’Università di Bologna. Nella sua attività di ricerca ha prodotto quattro manuali (tutti editi dal Mulino), quattro monografie e numerose pubblicazioni in volumi collettanei e riviste in materia bancaria, finanziaria e societaria. Ha ricoperto e ricopre incarichi in organismi di controllo e di amministrazione, come amministratore indipendente, in società quotate. E’ tra i soci fondatori dell’Associazione Disiano Preite. È membro della redazione della voce.info.

LE REGOLE E I MERCATI FINANZIARI

PROVVEDIMENTI

Il governo Prodi ha avuto innanzitutto il merito di integrare e correggere alcuni interventi partoriti, in tutta fretta, al termine della passata legislatura. Il riferimento è soprattutto alla legge sul risparmio e alle norme sulla crisi d’impresa. Sono stati interventi correttivi importanti perché hanno cercato di garantire alle nuove regole un efficace funzionamento.
Il governo è stato coerente con gli impegni comunitari dando attuazione alle più importanti direttive, ad esempio quella sulla Mifid, sui prospetti e sull’Opa e addirittura ha presentato un disegno di legge sul credito al consumo che in parte anticipava i contenuti di una direttiva in materia approvata la settimana scorsa.
E, sempre sul terreno della tutela dei consumatori, le misure di liberalizzazione hanno contribuito a incrementare la concorrenza tra gli intermediari e a rendere più trasparenti i rapporti con la clientela.
Con l’ultima Finanziaria è stata poi approvata la nuova disciplina sulla class action ) che dovrebbe consentire un rapido e poco costoso accesso alla giustizia per gli investitori colpiti dai grandi default.

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

Alcuni effetti già si vedono: ad esempio recentemente la Consob ha emanato il regolamento di attuazione della normativa Mifid che aumenta le informazioni dovute agli investitori e sono già operanti le novità introdotte con le liberalizzazioni sulla estinzione anticipata e la trasferibilità dei mutui. 
La class action, invece, deve ancora essere messa alla prova, e molte rimangono le incognite, soprattutto per l’assenza di adeguate misure di organizzazione, di qualificazione e soprattutto di specializzazione di una giustizia in grado di gestire con efficienza procedure così complesse.

OCCASIONI MANCATE

La più importante è senz’altro il riordino delle Autorità. Rappresentava uno dei punti cardine del programma del centrosinistra e si era tradotto in un ambizioso progetto di legge che semplificava il sistema delle Autorità e cercava di dare coerenza alla vigilanza sui mercati finanziari, concentrando nella Banca d’Italia i controlli di stabilità e nella Consob quelli di trasparenza. Purtroppo, e va detto anche per resistenze interne alla maggioranza che sosteneva il governo, quel progetto si è arenato nel Parlamento.
Analoga sorte ha subito il disegno di legge che rivedeva la disciplina delle banche popolari che ormai da tempo immemorabile aspettano, e chissà quanto continueranno ad aspettare, un intervento legislativo in grado di rimuovere i vincoli regolamentari che rendono la loro governance autoreferenziale e lontana da qualsiasi possibilità di ricambio.

E SULLA BANCA D’ITALIA LA FINANZIARIA PASTICCIA

Nel nobile intento di far vedere che sulla riduzione dei costi e sul contenimento delle retribuzioni nella pubblica amministrazione, non si praticano sconti a nessuno, nella Finanziaria è spuntato dal nulla un nuovo comma che disciplina il finanziamento della Banca d’Italia. Ma la disposizione è in contrasto con le norme comunitarie che prevedono particolari garanzie a tutela della sua indipendenza organizzativa e finanziaria. E corre il rischio di essere un ostacolo che si aggiunge ai tanti che già lastricano la strada della riforma delle Autorità indipendenti.

SE IL FONDO E’ SOVRANO

I fondi sovrani rappresentano ormai un’importante realtà nei mercati finanziari mondiali. La loro opacità può divenire fattore di instabilità e ridurre le capacità di monitoraggio delle autorità pubbliche. Devono essere disciplinati, dunque. Ma ci vogliono istituzioni in grado di applicare regole uniformi e valide per tutti. Come un’autorità di controllo europea, in grado di garantire la vigilanza sul rispetto di norme condivise nell’attività dei fondi e la verifica indipendente sulla effettiva esistenza di condizioni di reciprocità.

LE LOCUSTE, IL CAPITALE E IL LAVORO

Hedge fund e private equity mettono molto spavento, ma in realtà hanno effetti positivi per le società. Non bisogna erigere barriere. Al contrario, i loro interventi vanno incentivati in un sistema che ha bisogno di rinnovate risorse finanziarie. Si tratta di trovare strade che consentano di conoscere, rendere trasparenti e controllare piani e programmi degli investitori. Per esempio, attraverso la presenza di rappresentanti dei lavoratori negli organi di controllo. Le nuove frontiere della finanza impongono nuove scelte sul terreno delle relazioni industriali.

IL GRANDE ASSENTE ALLE PRIMARIE

Nel dibattito intorno alle elezioni primarie del partito democratico è rimasto in ombra l’aspetto principale sul quale l’assemblea costituente dovrà pronunciarsi: lo statuto. E’ invece importante discutere delle regole. Che dovrebbero essere semplici, chiare ed efficaci, soprattutto sulle questioni del codice etico, della struttura organizzativa e della gestione finanziaria. E non solo perché da queste norme potrà dipendere il successo del nuovo partito, ma anche per dare concreti messaggi sulla riforma della politica.

Quelle economie di scala che fanno bene ai mercati

I fondi pensione agiscono normalmente in una prospettiva di lungo periodo. Sono quindi considerati i migliori candidati per l’afflusso di grandi risorse sul mercato con investimenti non puramente legati a logiche speculative. E la proposta di accorpare quelli con più bassi tassi di adesione può avere effetti positivi anche in questo campo. Generando operatori più forti e più ricchi, non solo interessati a utilizzare gli strumenti che l’ordinamento mette a disposizione, ma in grado di divenire loro stessi fonte di autoregolamentazione.

Dalla parte del popolo dei subprime

La maggior parte delle analisi sulla recente crisi finanziaria si è concentrata sui rischi di instabilità dei mercati e sulla pericolosità del “credito facile”. Pochi si sono soffermati sul destino di chi quel credito l’ha utilizzato e ne sta pagando le amare conseguenze. Eppure i subprime rappresentano il sintomo dell’affacciarsi sul mercato del credito di sempre più estese fasce di popolazione che non hanno i normali requisiti di “bancabilità”, ma non per questo possono rimanere escluse dai circuiti finanziari.

La Consob, un anno dopo

Lunedì 9 luglio il presidente della Consob terrà la sua relazione annuale al mercato. Cosa è cambiato nell’ultimo anno? Apportate le opportune correzioni alla legge sul risparmio, è però ancora lontano il riordino complessivo di una legislazione eccessivamente frammentata e al continuo inseguimento dell’attualità. Mentre l’Autorità dovrebbe sviluppare maggiormente l’analisi di impatto della regolamentazione e impegnarsi in una campagna per l’alfabetizzazione degli investitori. E tra le sfide per il futuro, c’è l’integrazione a livello europeo.

Se il deposito si sveglia

Il regolamento sui depositi dormienti individua le modalità per alimentare il fondo che dovrebbe risarcire i risparmiatori coinvolti nei grandi crac. Si applica alle banche e a tutti gli intermediari. Rimangono però ancora molti interrogativi su come potrà realmente funzionare evitando rimborsi generalizzati. Pericolosa la convinzione che nei casi di default, non solo degli emittenti privati, ma anche degli stati sovrani, possa comunque esserci una sorta di garanzia di rimborso, con grave pregiudizio per la funzionalità del mercato finanziario.

Considerazioni iniziali

Alla vigilia dell’assemblea di Banca d’Italia è utile tracciare un bilancio di inizio mandato Draghi. Importante aver tolto i poteri discrezionali di Palazzo Koch. Erano in contrasto con il Tuf e impedivano al sistema bancario di crescere e diventare più efficiente. Bene anche la chiusura dell’Uic e le modifiche allo statuto. Restano aperte alcune questioni: rilancio del servizio studi, sistema di valutazione di impatto della regolamentazione, gestione del fondo pensione e delle filiali. Altri interventi, poi, spettano alla politica.

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