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Autore: Federiga Bindi

PhD all’European University Institute, è titolare della Cattedra Jean Monnet all’Università di Roma Tor Vergata e Director of the Foreign Policy Initiative all’Institute for Women’s Policy Research a Washington DC. Autore di otto volumi, tra cui Europe and America (2019), The EU Foreign Policy (2008, 2010), Italy and the EU (2011), Analyzing the European Union (2012), è stata tra gli altri Visiting Fellow alla Brookings Institution, al Carnegie Endowment for International Peace, a SAIS johns Hopkins University, al Norwegian Institute for International Affairs (NUPI), a Sc.Po. e all’ULB. Parla sei lingue ed è un’appassionata sciatrice e cofondatrice dell’Alta Badia Ski Race Academy.

Europei in ginocchio: più ipocrisia che omaggio

Durante gli Europei di calcio, alcune nazionali si sono inginocchiate all’inizio delle partite in onore del Black Lives Matter. L’intenzione è lodevole, ma finisce per essere un’appropriazione culturale che dimentica le colpe del colonialismo europeo.

Il requiem della democrazia americana?

I fatti del 6 gennaio a Washington sono destinati a passare alla storia e a lasciare una ferita profonda nella democrazia Usa. E, mentre ci si chiede cosa farà ora Trump, l’unica certezza è che quello ereditato da Biden è un paese orribilmente diviso.

Usa con il fiato sospeso

Com’era prevedibile, non è bastata la notte elettorale a rendere noto il nome del nuovo presidente degli Stati Uniti. Biden sembra in netto vantaggio ma le divisioni interne sono lontane dall’essere sanate. A partire dal conteggio dei voti per posta.

Usa, dopo il 3 novembre niente sarà come prima

Bisogna partire dal bilancio della presidenza Trump per capire cosa potrà accadere negli Stati Uniti dopo il voto. Sarà comunque difficile ricostruire la coesione sociale. E lo stesso risultato delle elezioni potrebbe essere messo in discussione.

Dopo la morte di RBG nuvole nere sulla democrazia Usa

La morte del giudice della Corte suprema Ruth Bader Ginsburg avviene in un momento molto delicato per gli Stati Uniti. Mentre è già aspra la battaglia per la nomina del suo successore, il rischio è un ulteriore deterioramento della democrazia americana.

Politica estera gialloverde: flop su tutta la linea

Il contratto del “governo del cambiamento” aveva obiettivi ambiziosi in politica estera. Un anno dopo, non ne è stato raggiunto alcuno. I risultati migliori li ha ottenuti il ministro dell’Economia. E ora c’è da affrontare il rinnovo della Commissione Ue.

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