Lavoce.info

Autore: Daniel Gros Pagina 3 di 5

gros Daniel Gros si è laureato in economia presso l’Università “La Sapienza” di Roma e ha conseguito il Ph.D in economics presso l’Università di Chicago. Attualmente è il presidente del Centre for European Policy Studies (Ceps) di Bruxelles. I suoi principali campi di ricerca sono: l’Unione Monetaria Europea, la Politica Macroeconomica e le Economie in Transizione.

I PROBLEMI ECONOMICI DI BARACK

Il deficit degli Stati Uniti non consente di andare oltre le somme già stanziate dal piano Tarp e da quelle che la nuova amministrazione pensa di mettere in campo nel biennio 2009-2010? Intanto bisogna dire che la contabilità pubblica Usa è più prudente di quella europea. E in ogni caso non sarebbero sufficienti a rivitalizzare il sistema bancario e finanziario. Sono i problemi che il neo-presidente deve affrontare subito.

NEL FUTURO DELLE BANCHE UN RITORNO AL PASSATO

Solo un intervento concertato dei paesi dell’Unione Europea ha salvato dal collasso il sistema bancario europeo, messo in difficoltà da capitalizzazioni non sempre adeguate. La situazione è diversa da paese a paese, ma nel prossimo futuro il settore finanziario si dovrà progressivamente ritirare entro i confini del sistema bancario in senso stretto. E anche in questo ambito si tornerà alle attività tradizionali della raccolta di depositi, protetti da garanzie pubbliche, e dei prestiti al settore reale: imprese, famiglie. La situazione dell’Italia.

PIU’ POTERI ALLA BCE

Neanche le banche universali europee sfuggono alla crisi, con l’aggravante che molte sono troppo grandi per poter essere salvate da un singolo paese. Come dimostra il caso Fortis. Necessaria una risposta a livello di Unione Europea. Da attuare in due mosse. Un nuovo statuto per le banche europee con attività in diversi Stati membri, con poteri di vigilanza assegnati alla Bce. Un fondo di emergenza per i salvataggi costituito presso la Banca europea per gli investimenti.

LA MADRE DI TUTTI I SALVATAGGI

Il sistema finanziario statunitense è stato nazionalizzato e la Fed ha perso la sua indipendenza. E in Europa? Il caso Aig ha messo in evidenza l’interconnessione tra il mercato finanziario statunitense ed europeo, oltre a un colossale aggiramento dei vincoli sui requisiti di capitale. Ora, le maggiori banche europee sono diventate troppo grandi per fallire, ma anche troppo grandi per essere salvate. Dovrà farsene carico la Bce. I regolatori europei sono seduti su una bomba a orologeria e farebbero bene ad attrezzarsi per affrontare scenari peggiori.

QUANTE ASPETTATIVE NEL BARILE

La speculazione non c’entra, almeno non come la si intende nell’immaginario collettivo. Ma non è neanche corretto dire che tutto dipende dal gioco della domanda e dell’offerta. Il fatto è che il petrolio è una risorsa esauribile. E il suo prezzo rimarrà elevato e variabile fino a quando i produttori continueranno ad aspettarsi che le sue quotazioni possano solo salire. Per esempio, perché si stima che la domanda cinese di greggio aumenterà molto in futuro, tanto da giustificare un prezzo intorno ai 250 dollari. Il ruolo dei tassi di interesse.

UNA NUOVA UNIONE DALLE CENERI DEL REFERENDUM

Il sistema di incentivi non funziona se una piccola nazione può punire Bruxelles e la sua classe politica a costi bassissimi. L’Irlanda rappresenta l’1 per cento dell’Unione Europea e il costo del suo no ricade sull’altro 99 per cento. Ma la soluzione per superare il veto irlandese c’è, anche se è radicale: gli altri Stati membri dovrebbero abbandonare la vecchia Unione e fondarne una nuova con il Trattato di Lisbona come legge fondamentale. A quel punto gli irlandesi dovrebbero dire se vogliono stare dentro o fuori la nuova Europa.

MA IL SORPASSO C’E’

Non ha molto senso angosciarsi per il sorpasso spagnolo quando il vero problema è la tendenza di lungo periodo. E questa mostra chiaramente che il reddito italiano pro capite a parità di potere d’acquisto è costantemente calato nell’ultimo decennio. Sicuramente le cause saranno svariate e complesse, ma investire di più e meglio nell’istruzione potrebbe davvero fare la differenza nel prossimo futuro. Anche perché la Grecia partendo dallo stesso livello dell’Italia, ha adesso una popolazione con circa il 30 per cento in più di anni di scolarizzazione.

DA LISBONA UNA NUOVA COSTITUZIONE PER L’EUROPA*

Il percorso che ha portato all’accordo sulle istituzioni europee è stato tormentato, ma il risultato finale sembra soddisfacente. Migliora il sistema decisionale con la fine della presidenza a rotazione e i nuovi meccanismi di voto in Consiglio. Di fatto, l’Unione avrà un ministro degli Esteri e gli affari di giustizia e di polizia entrano a pieno titolo tra le politiche comuni. Il Consiglio europeo conferma il suo ruolo di decisore centrale, sempre più affiancato dal Parlamento, mentre si indebolisce la Commissione. Cooperazioni rafforzate e direttorio informale.

Quanto costa l’Europa ?

Quanto costa l’Europa? Il budget dell’Unione ammonta a poco più di 100 miliardi di euro. E’ in forte crescita per via dell’allargamento, ma in confronto all’economia europea é rimasto pressoché stabile negli ultimi anni, intorno all’1 % del PIL. Per fare un altro confronto: in molti paesi membri la spese pubblica nazionale viaggia al 50 % del PIL, ossia quasi 50 volte di più di quella Europea. Formuliamo tre proposte per migliorare il budget europeo.

Più lontani dal baratro *

L’Italia si trova ancora di fronte a formidabili sfide, ma la sua economia non versa in condizioni tanto gravi da giustificare il catastrofismo. Il pesante rapporto debito/Pil richiede un supplemento di entrate fiscali sostenibile agli attuali tassi di interesse. Né i mercati finanziari prevedono un serio rischio di default. Se misurata attraverso l’indice dei prezzi al consumo la perdita di competitività è nettamente minore di quanto generalmente indicato. Anche sotto il profilo delle riforme strutturali la distanza con gli altri paesi si riduce.

Pagina 3 di 5

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén