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Autore: Carlo Drago

brugiavini
E’ ricercatore in Probabilità e Statistica Matematica presso l’università “Niccolò Cusano” Telematica ove insegna le materie di Probabilità e Statistica ed Informatica. Ha conseguito il Ph.D in Statistica presso l’Universita’ degli Studi di Napoli “Federico II”. E’ stato Visiting Scholar presso l’Universidad Pontificia Comillas di Madrid (Institute de Investigacion Tecnologica). E’ membro ordinario della Società Italiana di Statistica. I suoi interessi di ricerca sono l’analisi delle reti, l’analisi delle serie storiche, l’analisi statistica nonparametrica e l’analisi dei dati simbolici.

Governo societario: la riforma non scioglie gli intrecci

Dal 2012 l’articolo 36 del decreto “salva Italia” vieta gli incarichi incrociati per i consiglieri di amministrazione delle società finanziarie. La riforma non è però riuscita a raggiungere l’obiettivo: il settore sembra rimanere strettamente collegato al suo interno. I risultati di uno studio.

AMMINISTRATORI IN CONDOMINIO *

Nel periodo 1998-2006 la grande maggioranza delle società quotate italiane è stata collegata in un’unica rete attraverso una piccola minoranza di amministratori. Un gruppo, questo, che mostra grande stabilità nel tempo e con componenti che spesso appartengono alle stesse famiglie. Assai alto il grado di connettività per le blue chips e in particolare per quasi tutte le principali società bancarie e finanziarie. Negli ultimi anni tende a ridursi il numero dei collegamenti, ma non delle società coinvolte, con una maggiore centralità di Mediobanca. E la concorrenza?

All’amministratore fa difetto l’indipendenza

La Commissione Preda è impegnata ad aggiornare il codice italiano di corporate governance. Intanto, i risultati di una recente ricerca rivelano che il codice non è solo inadeguato rispetto agli standard europei. E’ anche molto poco rispettato. Eppure, gli amministratori indipendenti sono uno dei principali strumenti per prevenire comportamenti in danno agli azionisti di minoranza, l’ostacolo principale per lo sviluppo del mercato azionario. Ma chi deve verificare quanto dichiarato dalle società quotate sulla indipendenza dei propri amministratori?

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