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Autore: Andrea Ponziani Pagina 1 di 2

L’ATTESA

Tra poco più d’un anno

si tornerà a votare;

c’è chi teme l’affanno

d’un flop fallimentare,

 

e per cercar riparo

da un’aspra delusione

pur col palato amaro

prende una decisione:

 

“è d’uopo ch’io mi metta

i panni da alpinista

e de’  Monti la vetta

io muova alla conquista,

 

così che gli elettori,

in fede ed in coscienza,

daranno a me i favori

e la benevolenza”.

 

Tre scalatori arditi,

che usan chiamarsi poli,

con toni un po’ addolciti

s’inchinano da soli

 

e parlano alla Cima

sì fredda e inviolata:

“di te sempre ebbi stima,

io t’ho sempre ammirata”.

 

Ma non sarà che molti

avran piene le palle

e dopo tanti Monti

voglian tornare a valle ?

 

I nostri rocciatori

son pronti all’evenienza

e celano nei cuori

un grido e una speranza:

 

 

 

 

“il tempo della tecnica

al fin s’è consumato,

si renda alla politica

il trono ed il primato”.

 

Che veda allora il cielo

i compiti finiti !

C’è già mancato un pelo

che fossimo falliti.

 

Che sia tornata ancora

la voglia di votare !

Se il clima è quello d’ ora

in tanti andranno al mare.

UN CONSIGLIO … INTERESSATO

Trasformisti di carriera,

responsabili d’accatto,

rosiconi d’ogni schiera,

tessitori d’ogni patto,

sospendete il vostro gioco,

i sondaggi, i calcoletti,

le furbizie cui ogni poco

il potere v’ha costretti.

FISCO SEMPLICE? GIAMMAI!

Anche quest’anno non mi sono arreso
e con orgoglio e un po’ di presunzione,
lasciate le mie cose, il tempo ho speso
a elaborar qualche dichiarazione;

ché andar da un CAF o da un commercialista
non si convien se si ha l’armamentario
di chi in azienda ha fatto il fiscalista,
forte di laurea in diritto tributario.

Cosa direi agli amici ed ai parenti
se abbandonassi il campo di battaglia?
"Sei vecchio ormai" direbber quei serpenti
"per stare al passo col fisco canaglia".

Come un guerrier che fiero impugna un brando,
il TUIR in mano e l’occhio alle istruzioni,
ho combattuto il mostro duellando
con percentuali, acconti, detrazioni,

codici, spese ed agevolazioni,
un algoritmo degno di alte menti,
procedimenti per compensazioni,
addizionali e simili accidenti.

Sforzo supremo è stato l’affrontare
la cedolare secca sugli affitti.
Basta la Legge? No, la Circolare
occorre attender per cascar da ritti.

E che profluvio di provvedimenti
e testi e guide ed interpretazioni,
quante opinioni, caveat, commenti
di scalzabubbole e professoroni!

Vinta la pugna, stanco e affaticato,
qual penitente con addosso un saio,
levando gli occhi al cielo ho sospirato:
"Dimmi, perché tutto ‘sto gorillaio?"

Ed una voce m’ha trafitto il cuore:
"O vecchio grullo, perché ti lamenti?
Non eri tu che al pien del tuo fulgore
di ciò campavi assieme a tante genti?

E ora che vuoi? La semplificazione?
Che sappia far da sé il contribuente?
Di Adamo Smith sei la reincarnazione?
Questo desir togli dalla tua mente

e lascia tutto se sei ancora a tempo,
ché si profila un mondo più infernale
quando tra poco scenderà sul campo
un nuovo mostro: il Fisco federale".

Andrea Ponziani

FESTA DELL’UNITA’ D’ITALIA (…che tristezza!)

 

Fabbisogno standard

Da casa sono uscito
alle otto di mattina,
da bravo pensionato,
cercando la panchina

del parco comunale
dove sedermi in pace
a leggere il giornale,
lontano da ogni voce.

Ma invano l’’ho cercata,
là dove prima stava,
l’’avevan sradicata,
ma dove si trovava ?

C’’era però un cartello
recante un’ordinanza
dell’’Assessore al Bello
per la  cittadinanza:

“Avviso ai pensionati
che in questo bel giardino
stazionano beati
fin dal primo mattino:

il verbo federale
ormai non è più un sogno,
la spesa comunale
si adegua al fabbisogno.

Lo standard più corretto
abbiam ricalcolato
e il numero ridotto
di panche a pensionato.

Una ogni cento passi
è più che sufficiente
per allenare il corpo
insieme con la mente.

Chi vuol cooperare
con l’’Amministrazione
voglia manifestare
la sua soddisfazione”.

Un poco ci ho pensato,
poi ho lasciato scritto:
“Approva il pensionato,
senz’’ombra di conflitto,

la via federalista
che concretizza un sogno:
a ognuno una provvista
secondo il suo bisogno”.

Tempo di “manovra”

Ci aspettavamo un tempo di cuccagna
poi ci si è messa la speculazione,
ma più colpevol fu il gran “magna magna”
e chi ha irrorato il fior dell’’evasione.

E ORA LE RIFORME!

 

Riforma n. 1 : Il Processo

Ecco il processo breve
per chiudere ogni storia
con una pena lieve:
un Pater, Ave e Gloria.

 
Riforma n. 2 : I Giudici

Io so come combattere
quelle ribelli schiere:
se le si vuol confondere,
si scindan  le carriere.

 

Riforma n. 3 : La Scuola

Da poco è  stata  fatta,
se non ricordo male;
per il voto in condotta
già dicesi “epocale”.

 

Riforma n. 4 : Il Fisco

Addio alla patria unita
nel tassar troppo e male;
pazienza l’è finita,
ben venga il  Federale.

 

Riforma n. 5 : La Legge Elettorale

Si brucino gli scanni,
si abbatta ogni sezione,
si voti ogni vent’anni,
ma per acclamazione.

 

Riforma n. 6 : La Costituzione

E’ vecchia e rifinita,
l’ho sempre ripetuto;
la marcia va invertita,
si torni allo Statuto.

 

Altre Riforme : da definire

Le Menti stan pensose
e lavorar le lascio;
se poi saranno rose
ve ne farò un bel fascio.

 

Andrea Ponziani

IL DIBATTITO POLITICO IN TV

Rossi, azzurri oppur verdini
a me sembran burattini
quando a sera nei talk show
fingon litigare ( o no? )

sui programmi, sugli eventi,
sui costumi un po’ indecenti,
sui bisogni del paese,
su chi stenta a fine mese,

sulle spese da tagliare,
sui migranti da fermare,
sugli appalti a mano bassa,
su quell’alta e odiosa tassa,

sulla legge elettorale,
sull’Italia federale,
su calunnie irriverenti,
sul perché siamo perdenti,

sul prodotto nazionale,
sul perché va così male,
sui processi lunghi o brevi,
sulle pene gravi o lievi,

sulla scuola da innovare,
sui somari da bocciare,
su risorse per la scienza,
sul perché non c’è sapienza,

sui rapporti con la Chiesa,
sul paniere della spesa,
sulle grandi infrastrutture,
sulle italiche brutture.

E al dibattito assistendo
odo toni in gran crescendo,
mentre il conduttor fazioso
un po’ è serio, un po’ è scherzoso

co’ suoi ospiti famosi
che si guardano altezzosi,
recitando con bell’arte
l’assegnata loro parte.

Ma poi sciolgonsi d’incanto
le tensioni nel momento
in cui ha fin la trasmissione
e si spostan le poltrone.

Si son dati sulla voce,
ora sembran tutti in pace.
Solo in me resta il tremore
d’un politico furore.

Se a calmarmi non riesco
debbo uscire a prender fresco.
Ma un ricordo ed un desio
si riaffacciano al cuor mio:

oh, Politiche Tribune
soporifere, talune,
come “Espressi Bonomelli”,
voglio Jader Jacobelli!

ANNO 2010: PARTE LA RIFORMA FISCALE (per terre assai lontane … o no?)

Dicon che sei matura,
Riforma delle tasse,
ma so che l’è ben dura
a renderle più basse.

Dovrei rimescolare
l’Irpef delle famiglie
onde privilegiare
chi campa figli e figlie.

Dovrei tagliare l’Irpef
a tanti pensionati
che,  per riforme e crisi,
son becchi e  bastonati. 

L’Ires va diminuita”
invocano le imprese
“oppur sarà finita,
siamo pel collo appese!”.

L’Irap dovrei ridurre,
o meglio cancellarla;
le schiere verdi e azzurre
non sanno sopportarla.

Un grido di dolore
si leva da ogni voce
per smuovere il mio cuore,
che non è di un rapace.

Accoglier quelle istanze
si può, abbattendo spese,
ma busso a tante stanze
e sento solo offese.

Quindi non c’è che alzare
tasse da qualche parte,
e qui: lacrime amare,
nell’azzeccare l’arte!

Potrei considerare
dei sindacati il detto:
“Rendite finanziarie?
Se ne riduca il tetto!”.

Potrei calar la scure
sui grossi patrimoni,
ma poi chi mi difende
dai tanti paperoni?

L’Iva potrei aumentare,
ma su quali consumi?
Se non l’alimentare,
balocchi oppur profumi?

Già mi figuro matto
a muover le pedine
d’ un fisco ormai strafatto
di leggi e di leggine.

Se poi guardo un po’ avanti,
giusto per  farmi male,
vedo gli occhi ghignanti
del fisco federale.

Sai che? Io prendo tempo
e dico al carrozzone:
“Volete la riforma?

Apro la discussione!”

Se poi qualcun ci fosse
che coglie l’occasione
per domandar: ”Che mosse
contrarie all’evasione?”,

io gli dirò bel bello:
“Non faccia il sapientone!
Non è il problema quello,
bensì la soluzione”.

IL RIMPATRIO

Vaga nell’aere un canto dolce e nuovo,
o una novella che sa un po’ d’antico.
E’ un patrio sentimento ciò che provo,
è la lusinga d’un abbraccio amico.

 Giunge alle orecchie mie la sua chiamata.
Oh,  gentil voce che mi rende schiavo !
Corro al confin della mia Patria amata
che un dì lasciai e da  lontan miravo.

Lascio quest’ Eden, pur se addolorato,
per ritornar nelle materne mani
di chi temea finissi dilaniato
dai lunghi artigli di tributi insani,

 di chi in quest’ora, fatti bene i conti,
ha sotterrato tale sentimento
ed al ritorno mio appresta i ponti
su cui di me cadrà il cinque per cento.

 Ma non è d’uopo che di ciò mi lagni,
chiama la Patria e non vo’ far tardi.
Altri trecento mi saran compagni,
ieri spartani oggi euromiliardi,

 nell’elargire  i nostri sacrifici
ad uno Stato dalle casse stanche,
e a tante imprese in cerca d’artifici,
abbandonate, dicon, dalle banche.

 Oh, qual sublime e qual fatale evento
questo mio slancio e questo eroico affanno !
Non finirà in quest’ora, già me lo sento,
vorrò provarlo ancor…tra qualche anno.  

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