L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha rilevato l’esistenza di comportamenti collusivi tra i principali produttori di alimenti per neonati nel caso del cosiddetto “caro latte”. L’evidenza è data dal prezzo elevato, soprattutto se confrontato con gli altri paesi europei, nonché dalla strutturazione di un mercato impermeabile ai crismi della concorrenza e nel quale un parallelismo consapevole tra i produttori appare esito “naturale”. Ma l’architettura concettuale costruita dall’Autorità è sufficiente a provare la collusione tacita dei produttori?