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Sondaggi: istruzioni per l’uso

Non appaiono così sbagliate le previsioni dei sondaggi nelle ultime elezioni italiane se le si interpeta nella loro accezione corretta, ovvero indicare una tendenza degli elettori. Fin da metà gennaio molti elementi erano chiari, a cominciare dalla forte ascesa dell’M5S. Instant poll e cellulari.
UNO STRUMENTO DI MARKETING
Martedì 26 febbraio 2013: seggi chiusi, scrutinio terminato. L’opinione pubblica si scaglia contro i sondaggisti: “Avete sbagliato le previsioni!”. Ma è veramente così?
Facciamo un passo indietro, cercando prima di capire cos’è un sondaggio. Il verbo “sondare” deriva etimologicamente dal latino “sub-undàre”, cioè immergere, misurare con la sonda la profondità del mare, di un fiume o altro di cui non si può vedere il fondo. Per estensione, si può quindi dire che un sondaggio è uno strumento per approfondire la conoscenza di una certa realtà in un dato momento: gusti, atteggiamenti, opinioni. E intenzioni di voto.
Il sondaggio pre-elettorale, nello specifico, fotografa in un dato periodo temporale (generalmente un paio di giorni) le dichiarazioni di voto della popolazione chiamata alle urne (nazionale, regionale o quant’altro). Pertanto, preso da solo, non ha la funzione di prevedere (nel senso di “vedere prima”) il risultato finale (anche se molto spesso i dati nella sostanza coincidono), ma di fornire una descrizione quanto più accurata di uno stato dell’arte.
Oltre a ciò, occorre considerare alcuni importanti parametri per la corretta interpretazione di un sondaggio. In primis, le percentuali dei partiti o dei candidati, essendo soggette alla scienza statistica, sono suscettibili di oscillazioni all’interno di certi intervalli fiduciari (funzione dell’ampiezza del campione). In secondo luogo, i dati si riferiscono a “intenzioni” di voto (che per una serie di ragioni possono variare anche all’ultimo istante). Inoltre, una consistente porzione di intervistati è indecisa su cosa votare (amplificando pertanto i margini entro cui può variare de facto la stima del partito). Infine, il tasso di risposta rispetto ai contatti telefonici è inferiore normalmente al 20 per cento (e nessuno può garantire che il campione di coloro che rifiutano di essere intervistati abbia le stesse intenzioni di voto di quelli che accettano di rispondere). Tali parametri trascendono la capacità del sondaggista e vanno assunti come dati oggettivi.
L’esperto di sondaggi deve concentrarsi, piuttosto, sugli aspetti scientifici dell’indagine: la corretta costruzione del piano di campionamento (e per questo oggi occorre che un 30 per cento delle interviste vada rivolto a persone che hanno solo il cellulare), una debita preparazione del personale addetto alle chiamate, una corretta predisposizione e somministrazione del questionario, una elaborazione corretta (fondamentale la pesatura dei dati sulla base della dichiarazione di voto rispetto alle elezioni precedenti).
Il sondaggio, in tale accezione, non sbaglia le previsioni perché non ne formula, non è una scommessa sul futuro, ma uno strumento di marketing: cerca di capire come è profilato l’elettorato di riferimento di un partito o candidato, la composizione degli indecisi e dell’elettorato potenziale, i temi su cui occorre incentrare la campagna elettorale, e così via.
UNA CHIARA TENDENZA
Un capitolo a parte riguarda gli instant poll, cioè i sondaggi telefonici post-voto. L’esperienza direbbe che oggi non sono adatti a cogliere compiutamente i fenomeni da rappresentare, almeno a livello nazionale, per l’enorme mole di rifiuti (pochi accettano l’intervista domenica o lunedì mattina) e per la tecnica utilizzata (se condotti solo sul telefono fisso presentano evidentemente palesi limiti di rappresentatività). È indubbio che serve un serio lavoro scientifico di approfondimento per renderli più efficaci.
È vero tuttavia che non un unico sondaggio preelettorale, ma piuttosto una sequenza di sondaggi, effettuati all’interno di un determinato arco temporale, può delineare una tendenza. E su un trend si può costruire una ragionevole previsione. Qui sotto sono riportati i dati Emg di intenzione di voto dagli inizi di gennaio sino al giovedì antecedente il voto. Emergono abbastanza chiaramente la forte ascesa del Movimento 5 Stelle, il progressivo deterioramento dei consensi del centrosinistra, una sostanziale stabilità del centrodestra, un centro montiano incapace di sfondare; insomma tutti gli elementi su cui non era illegittimo prefigurare lo scenario elettorale che concretamente si è realizzato. E chi ha sentito i sondaggisti in quei giorni si è sentito dire che sarebbe stato realistico pensare a un risultato straordinario del Movimento 5 Stelle, non lontano dal 25 per cento.
Erano davvero sbagliati i sondaggi?
Evoluzione dei sondaggi nazionali Camera – Emg
Masia

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  1. Cesare Didoni

    Lo sforzo di minimizzare la scarsa attendibilità dei sondaggi elettorali è comprensibile da parte di chi è del mestiere. Resta indiscutibile però che i sondaggi alla fin fine abbiano molto sottostimato sia Grillo sia Berlusconi. Per un fenomeno nuovo come Grillo probabilmente ci sono stati problemi con il campione e le ponderazioni. Per Berlusconi il problema è invece banale: molti si vergognano di dichiarare di votarlo. Non è una novità. Chi è abbastanza maturo si ricorda bene che negli anni ’70 e ’80 i democristiani dichiarati scarseggiavano (prima delle elezioni).
    Saluti. Cesare Didoni

  2. Fabio

    Non capisco se avete letto la tabella… risultano azzeccati i sondaggi a parte Grillo che comunque saliva di consensi di giorno in giorno, quindi un certo errore era prevedibile.

    • Enry W

      Mettiamoci d’accordo: valgono i dati oppure i trend? Non si può sostenere che quando i risultati sono azzeccati, sono azzeccati, ma quando non sono uguali vale il “trend”. O l’una, o l’altra. Se dobbiamo guardare ai trend, allora non sono stati rispettati per Monti che era in calo ma nel voto effettivo non è calato ulteriormente rispetto all’ultimo sondaggio anzi è risalito un decimale. Situazione speculare per il Cdx, che aveva un trend in aumento, ma non è aumentato
      ulteriormente rispetto all’ultimo sondaggio, anzi ha perso qualcosina. Di converso, il calo del Csx e la crescita del M5s sono andate ben oltre la curva del trend disegnata dai sondaggi. Insomma, i
      sondaggi ci hanno “azzeccato” solo molto all’ingrosso, ma non certo con la precisione di precedenti occasioni. Probabilmente non è colpa dei sondaggisti ma della situazione nuova, del clima di incertezza, ecc. ecc… però trovo inutile arrampicarsi sugli specchi per sostenere che in fondo i sondaggisti ci hanno preso, quando così non è.

  3. Capisco il dover parlare di trend, ed è vero che spesso sono più importanti quelli del dato del tal giorno, però se era così logica come conclusione perché non l’hanno fatta anche i sondaggisti?
    I sondaggi il giorno prima del voto (quelli che non si potevano dire ma che tutti sapevano) parlavano di un Grillo al 20% e di un centrosinistra con un buon/discreto margine. Se c’era da “correggere” bisognava farlo prima e non dopo (se no pure io sono un sondaggista).
    Nel mio piccolo avevo scritto sul mio blog (il giorno prima delle elezioni) che Grillo sarebbe arrivato intorno al 25% facendo proprio la stessa deduzione scritta nell’articolo, ovvero che molti indecisi sarebbero andati a votare per Grillo (ad onor del vero avevo detto anche che parte degli indecisi sarebbe andata a votare per il PD e in questo caso ho cannato).
    Come dice cesare qua sotto, mi pare che qua si voglia minimizzare l’errore da parte degli addetti ai lavori.

  4. stefano delbene

    I sondaggi andrebbero eliminati, non hanno basi reali (risponde solo il 20%, che rappresentatività possono avere?), influenzano il comportamento dell’elettore (il rilevamento di un trend, vero o falso che sia, genera l’effetto “profezia”), utilizzano uno strumento non adatto (il cellulare) a cogliere le sfumature di una scelta. In una fase di iper esposizione mediatica, qual’è quella che precede un’importante scadenza elettorale, sondare chi di politica non sa nulla o quasi genera comportamenti anomali, come rifiutare di rispondere o rispondere volutamente in maniera difforme dal comportamento agito. Per cui, più che non divulgarli, sarebbe bene non effettuarli proprio. I partiti ne trarrebbero sicuramente giovamento, e si rispermierebbe un mucchio di quattrini.

  5. atlantropa

    Anche a me questo tentativo, con tanto di digressione etimologica, appare un po’ patetico.
    Nella fattispecie gli errori dei sondaggi non sono consistiti tanto nel non aver saputo individuare l’esatta dimensione del consenso a Grillo — probabilmente la cosa era oggttivamente complicata dalla novità della proposta; in ogni caso, almeno a posteriori, ciò è stato irrilevante alla luce della legge elettorale — ma: (1) nell’aver dato fino all’ultimo giorno il csx 3-4 punti sopra al cdx in termini di consenso globale, quando invece alla Camera è finita sul fil di lana, e: (2) nell’aver attribuito fino all’ultimo giorno 14 regioni su 17 al csx, al punto che il dibattito pre-elettorale andava a parare sull’alleanza Bersani–Monti in vista di una “maggioranza stabile” al Senato.

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