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Reddito di cittadinanza e reddito minimo garantito

Di cosa parliamo quando diciamo “reddito di cittadinanza”? E che cosa lo distingue dal “reddito minimo garantito”? Il primo non fa distinzione tra ricchi e poveri, e di conseguenza ha un costo altissimo. Il secondo è selettivo, ha un costo più contenuto e potrebbe incorporare gli altri sussidi esistenti.

Il reddito di cittadinanza è un programma di contrasto alla povertà di tipo universalistico in cui la concessione del sussidio non è subordinata a un accertamento delle condizioni economiche e patrimoniali dell’individuo.  Il suo punto di forza è che non ha effetti distorsivi sulla decisione di lavorare. Supponiamo che lo Stato garantisca un reddito  di 1000 euro al mese  a chi non ha lavoro. Nessuno lavorerà per meno di 1000 euro. Ma difficilmente qualcuno accetterà un lavoro anche per 1200 euro: il guadagno netto sarebbe solo di 200 euro, perchè dovrebbe rinunciare al sussidio di disoccupazione di 1000 euro.   Il reddito di cittadinanza  evita questo problema, perché viene assicurato a tutti indipendentemente dalla condizione lavorativa e dal reddito. Ma proprio per questo è economicamente infattibile.Con un calcolo approssimativo si può mostrare perché. Si consideri un  reddito di cittadinanza che garantisca a ogni individuo un trasferimento mensile, indipendentemente dal reddito e dalla situazione lavorativa,  di 500 euro al mese (un importo chiaramente prudenziale); si supponga che venga corrisposto ai circa  50 milioni di individui con più di 18 anni. Il totale della spesa per  questo programma sarebbe di 300 miliardi di euro, quasi il 20 per cento del Pil. Sarebbe anche probabilmente un programma politicamente ingestibile: come giustificare  agli elettori che ogni membro della famiglia Agnelli o Berlusconi percepisce un reddito garantito ogni mese?

UN PROGRAMMA PER TUTTI MA SELETTIVO

Il reddito minimo garantito (Rmg) è un programma universale e selettivo al tempo stesso, nel senso che è basato su regole uguali per tutti (non limitato ad alcune categorie di lavoratori come nella tradizione italiana), che subordinano la concessione del sussidio ad accertamenti su reddito e patrimonio di chi lo domanda. Questo è uno schema oggi esistente, pur in forme molto diverse, in tutti i paesi dell’Unione Europea a 15 (e in diversi nuovi stati membri). Il reddito minimo garantito dovrebbe sostituire e riordinare molti schemi preesistenti, riducendo sprechi ed evitando la compresenza di tanti strumenti presenti. Dovrebbe infatti sostituire le pensioni sociali e le integrazioni al minimo nonché tutte le prestazioni di indennità civile: assegno di assistenza, indennità di frequenza minori, pensioni di inabilità, e indennità di accompagnamento.  Questi sono programmi con obiettivi meritevoli, ma sviluppati in modo non coordinato. Andrebbero perciò riunificati all’interno del Rmg, prevedendo maggiorazioni per ciascuna tipologia di beneficiari. In questo modo, le maggiorazioni per invalidi, soggetti non deambulanti e soggetti non autosufficienti sarebbero condizionate alla prova dei mezzi. Nello specifico, il Rmg dovrebbe prevedere maggiorazioni per i figli a carico (in base all’età e al numero), i familiari disabili e le famiglie monogenitore. Inoltre dovrebbe essere progettato in modo tale da non scoraggiare il lavoro part-time e il lavoro occasionale.

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RMG: QUANTO COSTA E CHI PAGA

Il Rmg dovrebbe essere finanziato a livello nazionale  con cofinanziamento a livello locale (nell’ordine del 10 per cento) delle prestazioni pecuniarie e in natura. Inoltre, bisognerebbe creare incentivi monetari alle amministrazioni locali affinché monitorino le loro prestazioni: ad esempio, si potrebbero assegnare in via preferenziale risorse alle amministrazioni locali che registrano le migliori performance nella riduzione del numero di errori sia del primo tipo (famiglie eleggibili che non sono raggiunte dall’assistenza) sia del secondo tipo (famiglie non eleggibili che hanno accesso all’assistenza), nonché nell’implementazione delle strategie di attivazione.
Ma quanto potrebbe costare il Rmg? È possibile fornire stime prudenziali (probabilmente in eccesso) secondo diverse ipotesi relativamente al suo ammontare e alle tipologie di redditi da considerare nel selezionare la platea dei beneficiari. Il Rmg andrebbe inizialmente introdotto a un livello abbastanza basso e poi incrementato anche come riconoscimento di un miglioramento nell’amministrazione dello strumento. Ad esempio, un Rmg da 500 euro potrebbe costare tra 8 e 10 miliardi di euro. Il livello più alto si raggiunge ipotizzando che, a causa dell’evasione fiscale, si riesca ad accertare solo l’85 per cento del reddito dei lavoratori autonomi e il 95 per cento di quello dei lavoratori dipendenti.

Per saperne di più:
Rmg e Reddito di cittadinanza sono discussi in maggiore dettaglio nel libro “Meno Pensioni più Welfare”, Il Mulino, 2002

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La risposta ai commenti dei lettori

55 commenti

  1. Marco

    Chiarimento meritevole.
    Ma da dove salta fuori la cifra di 8/10 mliardi? Se consideriamo i 7 milioni (e rotti) di poveri accertati da istat, con 10 miliardi a me risulta un contrbuto medio a povero di 119 € mensili.
    Dove sbaglio?
    Saluti
    marco

    • Alessio

      Complimenti per gli articoli e gli interventi (alcuni) di altissimo livello.

  2. ivan_zatarra

    Ho un dubbio dal quale vorrei riuscire a liberarmi. Si tratta di un dubbio che pur lambendo appena l’articolo da voi trattato, è ad esso inevitabilmente legato. I dati che quasi giornalmente vengono proposti da telegiornali, radio, giornali e siti internet mettono in evidenza, seppur indirettamente, la profonda cesura che esiste, se esiste, tra l’attuale disoccupazione giovanile e quella di un paio di generazioni fa. Mi riferisco in particolare a quella inevitabilmente presente quando la leva era ancora obbligatoria. Ecco il dubbio, il dato che mi manca; come venivano conteggiati quei giovani che annualmente partivano per il servizio militare? Come si ponevano nei confronti dei dati statistici sulla disoccupazione? Venivano conteggiati? Erano sospesi in una sorta di limbo statistico?
    Grazie e buon lavoro

  3. Forse sarebbe più consono segnalare il classico di Friedman “Nessun pasto è gratis”.
    Quanto agli esempi, sarebbe meglio seguire l’esempio tedesco: un tempo massimo per essere disoccupati ed al terzo rifiuto di proposta di impiego, viene tolto il reddito minimo garantito.

    • Tiberio

      ma quando mai nel mostro paese qualcuno ci ha proposto tre impieghi consecutivi e noi non abbiamo accettato, anzi il problema italiano è che nessuno ti propone un lavoro e c’è un’eccedenza di offerta rispetto alla domanda di lavoro; se fossimo in grado di copiare il modello tedesco potremmo introdurre nel nostro paese un livello di sicurezza sociale che potrebbe rasserenare gli italiani e con una buona politica economica nazionale, anzi nazionalista, che rimetta in discussione il cambio fisso imposto dall’euro potremmo crescere di nuovo ed esportare, anzi questo dovrebbe essere il vostro compito

    • Filippo Proietti

      E come in Germania il principio dello Stato sociale dovrebbe essere ancorato nella costituzione. Quindi prima di pensare a come introdurre un reddito minimo garantito sarebbe meglio fare questo passaggio. Altrimenti ogni governo fa come gli pare e la misura rimane inefficace.

  4. Anna Soci

    Potreste dirmi che ha proposto per la prima volta il reddito di cittadinanza? In quale contesto è nato questo concetto?
    Grazie.

  5. laura invernizzi

    A sostegno del reddito personale bisogna cominciare a parlare di lavoro,di come fare a creare nuove occupazioni e nuovi posti di lavoro,di come rendere attrattivo per i datori di lavoro stranieri il nostro paese.E’ inutile continuare a parlare del problema della disoccupazione avulso dal contesto della creazione di lavoro.Qui la politica vecchio stampo ha miseramente fallito per tutti le volte che non ha saputo creare le condizioni utili.Adesso è il turno degli incentivi per assumere i giovani,poi le donne.Intanto le nuove regole pensionistiche impongono di continuare giustamente a lavorare fino a più di 60 anni e come la mettiamo con le persone che perdono il lavoro intorno ai 50 anni e più nessuno le assume la loro esperienza non serve più lavoro.

  6. oscar blauman

    non vedo nessuna attenzione in questo dibattito rivolta alla qualita’ della spesa del rdc o dell rmg. Per esempio gia forniamo l’assistenza sanitaria, potremmo garantire anche un alimentazione gratuita minimale ma sana. Entrambe queste cose potrebbero poi entrare a far parte attraverso anche acquisti assicurativi di un rdc. Potremmo permettercelo come paese? L’agricoltura dei prodotti di sopravvivenza rende conto di percentuqali di pil modestissime.
    L’argomento a sfavore dell rdc del reddito di agnelli e’ inconsistente, la gente e’ piu’ intelligente di cosi’ come dimostrano i recenti risultati elettorali.

  7. raffaele principe

    Sarebbe necessario legare il salario minimo garantito alla disponibilità ad essere assunto temporaneamente, anche un solo giorno, sia da enti pubblici che privati. Ovviamente per coloro che sono nelle condizioni di lavorare. In tal modo sarebbe un investimento pubblico che avrebbe il vantaggio di far emergere il lavoro nero e sottopagato, vera piaga economica e sociale, soprattutto nel sud e per i giovani. Per non parlare dell’evasione contributiva, ma anche delle altre tasse, coem iva, irap ecc. E’ chiaro che bisognerebbe aggiungere una serie di misure dissuasive per coloro che magari si prenderebbero il sussidio e andrebbero a lavorare in nero.

  8. Io sinceramente mi chiedo come si può pensare che questo in Italia non diventi un disincentivo al lavoro.
    È vero, c’è una crisi molto ampia, si fatica a trovare lavoro, lo si perde troppo facilmente…ma siamo sicuri che una proposta di questo genere sia ‘la’ soluzione? Pro-tempore posso anche capire, con regole ben chiare…ma quei soldi non si potrebbero investire per crearli, i posti di lavoro?

  9. marco

    La proposta di sostenere l’introduzione di uno schema del tipo RMG innanzitutto a partire dalla sostituzione dei vari programmi già esistenti (a questi aggiungerei anche la social card) è più che condivisibile: in questo modo si potrebbe anche cogliere l’occasione per rendere più efficaci ed eque misure che ad oggi – stando anche quanto evidenziato dalla letteratura – non lo sono (si pensi per esempio al fatto che su assegno sociale e integrazioni al minimo non sono applicati sistemi selettivi del tipo ISEE).
    Non condivisibile, invece, è la considerazione di misure come l’indennità di accompagnamento rivolta alla tutela dei bisogni delle persone non autosufficienti. In questo caso va, infatti, preservato il principio universalistico e il riconoscimento a tutti i cittadini della misura, indipendentemente dalla condizione economica, a fronte della condizione di bisogno. Ovviamente ciò non toglie che su questa misura occorra intervenire (vedi letteratura): es. maggiore omogeneità nei sistemi di valutazione; differenziazione del contributo (ad oggi di somma fissa) in base al tipo di bisogno; decentramento della gestione agli enti territoriali (con vicolo di destinazione) e coordinamento (non sostituzione) con altre misure simili già esistenti (es. assegno di cura); definizione di piani individualizzati d’intervento in cui si stabilisce chiaramente il tipo di utilizzo delle risorse (es. remunerazione di un caregiver oppure acquisto di servizi) e si controlla l’effettiva…

    • Guido

      Scusa, ma a proposito dell’indennità di accompagnamento, io non mi angustierei più di tanto se Agnelli, Berlusconi e simili non ne avessero diritto, e probabilmente neppure loro ci farebbero caso. “A ciascuno secondo i propri bisogni, da ciascuno secondo le proprie possibilità”: questo il principio che va salvaguardato, al di là dei populismi di destra o di sinistra.

  10. Presupposti indispensabili per il Rmg sono naturalmente:
    – riduzione del lavoro nero e perciò dell’evasione fiscale e
    – una pubblica amministrazione che funzioni bene in modo da poter non solo distribuire soldi, ma anche effettuare i dovuti controlli.

  11. Leonardo

    E se si intendesse un reddito per i disoccupati?
    3 milioni di disoccupati x 800€ al mese x 12 mesi = 28,8 miliardi (1,9% PIL).

    Fattibile? Distorsivo?

  12. Luigi Celenza

    Un articolo molto ben fatto. Ma secondo voi Grillo e i suoi adepti si sono mai posti dubbi sulla fattibilità del reddito minimo garantito? Dove trovare le risorse? Come distribuirlo? Ah, dimenticavo, basta togliere gli stipendi ai parlamentari e si risolve tutto.

  13. renata targetti lenti

    Sulle differenze tra reddito di cittadinanza e reddito minimo garantito rimando ad un mio working paper pubblicato sui Quaderni del Dipartimento di Economia Pubblica di Pavia “reddito di cittadinanza e minimo vitale”
    e a un mio saggio su “Politiche pubbliche per il lavoro” a cura di Lunghini, Silva, Targetti Lenti

  14. Alex

    Nel loro programma parlano di “Sussidio di disoccupazione garantito”, ma li ho sentiti parlare effettivamente di “reddito di cittadinanza”. Hanno sicuramente un problema di comunicazione.

  15. AM

    Forse si è usato il termine di reddito di cittadinanza per far comprendere chiaramente che ne possono beneficiare solo i cittadini italiani e non gli immigrati stranieri. Altrimenti correremmo il rischio di vedere sensibilmente aumentare l’afflusso di immigrati dai Balcani, dall’Europa orientale e dagli altri continenti. A dire il vero potrebbero ricordarsi della cittadinanza italiana tanti oriundi sudamericani che hanno doppi cittadinanza.

  16. Giuliano

    Presumo che M5S intenda rivolgere il Reddito Minimo a chi è disoccupato pur essendo in età lavorativa. Quindi il numero dei beneficiari si restringe a numeri accessibili e conosciuti. Se a ciò aggiungiamo che al terzo diniego il RM non verrebbe più erogato si comprende che le cifre potrebbero essere accettabili.

  17. Danny Collaterali

    Grillo ha sempre spiegato che il reddito di cittadinanza(tra 800 e 1000 euro), così chiamato anche da altri economisti(quello che Boeri chiama reddito minimo garantito) è rivolto a chi è senza lavoro, non a tutti, lo ha descritto in tutte le città dove è stato in campagna elettorale e ha anche detto dove prendere i soldi. Andrea Fumagalli, professore di economia, ha calcolato che un reddito di cittadinanza di 720 euro/mese, necessita poco meno di 35 miliardi e che al netto dei sussidi, pensioni sociali e ammortizzatori già esistenti, le risorse da aggiungere sono pari a 15,7 miliardi. Grillo vuole mettere un tetto alle pensioni d’oro massimo 4000/5000 euro al mese, c’è chi prende anche 90000 euro al mese, in questo modo si recuperano circa 7 miliardi e poi vuole diminuire gli stipendi dei manager strapagati nella PA poi ci sono i costi della politica, abolizione rimborsi elettorali( 1 miliardo circa) abolizione delle province(più o meno 11 miliardi), i finanziamenti ai giornali e 98 miliardi di evasione delle concessionarie delle slot machine. I soldi ci sono per il reddito di cittadinanza e anche per il sostegno alla piccole e medie imprese.
    Grillo(e altri economisti) magari non avranno usato il nome corretto, quello che conta è che grazie al Movimento 5 Stelle il reddito minimo garantito è diventato un punto centrale di discussione nel sistema politico italiano.

  18. Francesco Bloise

    Quando si parla di reddito di cittadinanza bisognerebbe guardare alla spesa al netto dei risparmi connessi all’eliminazione di molti schemi pre-esistenti e dei minori costi amministrativi e di controllo. Insomma una stima più precisa potrebbe e dovrebbe essere fatta (e sarebbe molto meno di 300 MLD).

  19. pietro piscicelli

    se ho capito sarà destinato anche a tutti quelli che perdono il lavoro, il che permette la revisione del regime dei licenziamenti, anche ai lavoratori statali. insomma si potrebbe licenziare i più fannulloni degli statali sapendo che c’è comunque un reddito garantito

  20. nicola

    Pure il reddito di cittadinanza da aggiungere ai pensionati, cassintegrati, in mobilità, disoccupati con indennità, dipendenti pubblici e chi con varie prebende tira la fine del mese. Sindacati che sono aziende di servizi sussidiate, banche che percepiscono indeniità e compensi statali, ….. e via discorrendo.
    Stupefatti è da restare se ha qualcuno vien voglia di lavorare …. e rischiare.

    • Guido Sanfilippo

      Capisco la rabbia espressa ma il reddito minimo garantito, non certo quello indistinto di cittadinanza, dovrebbe sostituire, e non certo aggiungersi, alle varie attuali indennità compreso cassa integrazioni ecc.
      Sarebbero da approfondire le esatte implicazioni economiche e potrebbe diventare una battaglia che la sinistra rersponsabile dovrebbe intestarsi senza lasciarla ai grillini.

  21. sandro

    Roosevelt istituì le pensioni in piena crisi post 1929, cone le insutri che chiudevano, la disoccupazione alle stelle, i redditi delle famiglie in caduta libera..
    Questa crisi altrettanto grave è il momento di una rivoluzione dello Stato Sociale.
    La prima regola di buona amministrazione sarebbe centrlizzare nell’Inps la gestione del sussidio e dei controlli, invece di affidarla a una pletora di enti locali con sistemi informatici inefficienti e non integrabili.
    L’ISEE è un indicatore economico-patrimoniale più che datto all oscopo, e che tiene conto anche del carico famigliare. tuttavia, i benefici non devono estendersi ai figli avuti nell’ultimo anno dall’inizio del sussidio, che altrimenti si trasformerebbe in un incentivo illecito e pericoloso a una maternità non responsabile.
    Lo Stato non ha diritto alla pianificazione delle nascite, nemmeno con incentivi economici indiretti come questi. Su pensi all’Inghilterra e al numero di ragazze madri minorenni che fanno nascere figli per percepire generosi sussidi di Stato.

  22. Emilio Tognetti

    Come suggerisce la trattazione del reddito di cittadinanza, il reddito minimo garantito tende a DISINCENTIVARE la ricerca del lavoro.
    A questo proposio, mi risulta che i sussidi di disoccupazione in USA siano subordinati al fatto che il richiedente stia attivamente cercando lavoro.
    Una sana politica di reddito minimo garantito non dovrebbe includere simili norme (naturalmente per chi non è impossibilitato a lavorare)?

  23. Diego Di Caro

    la direzione è quella di un workfare (work+welfare), potremmo definirlo lavoro minimo garantito, che permette sia di evitare truffe sia di promuovere il reinserimento, tuttavia non deve realizzarsi un workfare impositivo che permette abusi fino allo schiavismo di stato. Ecco un modello che ho definito Choosy Workfare.
    Choos
    Il lavoratore riceve 600 euro al mese
    In cambio il lavoratore deve “riscattare” 300 euro e restituirli allo stato.
    Il lavoratore ha la massima libertà nel negoziare il suo salario orario con i privati, il sussuidio gli permette di offrirsi a forte sconto, poiché è sostanzialmente indifferente (fino a 300 euro) la retribuzione oraria offerta, la sua funzione utilità dipende esclusivamente dalle prospettive di assunzione, qualificazione, soddisfazione etica.
    I pagamenti avvengono mediante coupon lavoro.
    Lo stato accetta come pagamento anche la prestazione di 80 ore di lavori socialmente utili.Questa opzione è garantita a tutti in modo d non creare distruzione di prezzo nel settore privato.
    Nel caso il lavoratore guadagni di più di 300 euro, (ad esempio 7/h*80h=560) per la parte eccedente i 300 partecipa del 50% e restitutisce allo stato il resto. (modello Nit50 di Friedman) quindi restituisce allo stato 560 e riceve 730 (600+(560-300/2).
    Si evitano burocrazie e falsi disoccupati, si garntisce un salvagente, si massimizzano le possibilità di reinserimento tramite lo sconto selettivo. A differenza degli incentivi all’assunzione fissi (vedi stato di…

  24. L’articolo condanna il RdC come infattibile. Ma vari studi contraddicono l’affermazione.
    Basti cercare su internet e leggere il Green Paper on Basic Income preparato nel 2002 da un’equipe del Governo Irlandese, e per l’Italia lo studio di Balzarotti/Ponti/Silva (Il Mulino n. 365 3/1996) in cui si evidenziava come l’accorpamento degli assegni di disoccupazione, assegni familiari e della cassa integrazione avrebbe permesso di ottenere un assegno mensile per i cittadini maggiorenni di una certa rilevanza. Inoltre si dimentica che, al contrario del RMG, il RdC scoraggia il lavoro nero. L’emersione di una parte dell’economia si risolverebbe in maggiori risorse per l’erario; per non parlare dei risparmi netti sulla macchina burocratica dei “controlli” (uno sguardo nelle anagrafi è sufficiente per sapere se qualcuno è cittadino e maggiorenne). Inoltre in analisi di questo tipo si sottovalutano gli effetti economici negativi dello stigma sociale dovuto alla necessaria “prova dei mezzi” richiesta dal RMG come anche da altre forme selettive di welfare.
    Riguardo alla famiglia Agnelli e Berlusconi, gli italiani non dovrebbero temere nulla. Il RdC offre ad ogni cittadino lo stesso assegno, ma lo finanzia chiedendo di più a quanti di più possiedono. Il recupero ex-post via tassazione ha solo il vantaggio di essere meno costoso per l’erario e meno invasivo per l’utente rispetto ad una selezione ex-ante, con le verifiche (e le possibilità di truffa) che comporta.

    • Ferrariluca31

       Mi scusi, ma come favorirebbe l’emersione dal nero? Potrei capire l’istituzione di un salario minimo garantito (come è stato fatto in Brasile o in Germania) in cui il lavoratore è protetto dalla legge sul minimo di diritti economici. In Germania il salario minimo è di 4 euro per ora lavorata, se si sfora da questo limite e l’azienda propone uno stipendio che è inferiore a tale limite, allora è possibile denunciarla. Allora sì che emerge base imponibile perché i lavoratori sottopogati emergono dal buio della contrattazione disonesta. Un sistema simile non richiederebbe nemmeno finanziamenti perché è una norma di legge e basta.

      • Lei pensi solo al diffuso – e illegale –  malcostume da più parti  segnalato di lavorare in nero durante il periodo in cui si percepiscono gli assegni di disoccupazione o si è in cassa integrazione, perché lavorare in modo “dichiarato” farebbe perdere il beneficio pubblico. Dato che il RdC non cessa con l’accettazione di un nuovo lavoro si potrebbe lavorare in maniera dichiarata con benefici sia per l’erario (al quale giungeranno tasse e imposte prima non percepite) sia per il lavoratore. 

        Inoltre pensi a quanti oggi lavorano in nero perché unica opzione possibile. Il RdC offre un’altra opzione e rende il lavoratore meno ‘esposto’ all’accettare un qualsiasi lavoro, anche a nero, per sbarcare il lunario. 

  25. mario casalena

    non ho capito nella discussione la durata del RdC o RMG , inoltre sono convinto che tali redditi , ancorchè necessari sotto ogni profilo, devono essere accompagnati da contropartite vincolanti ,che il singolo cittadino fruitore deve elargire alla collettività ,sottoforma ad esempio di attivita coadiuvanti con le amministrazioni pubbliche per ristabilire il decoro civile , arginare tutte le forme di degrado che affliggono il nostro Paese e, perchè no anche in attività nelle Associazioni del Volontariato sociale.

  26. Silva Francesco

    Nel 1996 insieme a Marco Ponti e Andrea Balzarotti introducemmo in Italia l’idea di Reddito di cittadinanza partendo dalla constatazione che poco più del 40% della popolazione lavora- e quindi é in atto un massiccio processo di redistribuzione del reddito per via familiare e statale complesso, non trasparente e che produce dipendenze politiche-, e dalla considerazione che uno stato decente deve garantire comunque a tutti un reddito minimo. Quella proposta era indubbiamente interessante, ma anche utopistica, non tanto per il suo costo finanziario, ma perchè la sua attuazione incontrerebbe ostacoli istituzionali, sociali e politici insormontabili. Quindi dimentichiamola. Però…
    Nell’articolo di Boeri-Perotti si propone il reddito minimo garantito: é un sistema che richiede la prova dei mezzi e quindi subisce le stesse critiche che gli autori fanno ai sussidi di disoccupazione e inoltre ha alti costi di transazione. L’assenza di prova dei mezzi é invece il valore, anche libertario, del reddito di cittadinanza.
    Questo é forse applicabile in una prospettiva diversa, in modo focalizzato e non necessariamente in direzione welfare. Esempi. Reddito garantito a tutti i giovani tra gli m e gli n anni di età; reddito a tutte le persone portatrici di handicap ( la prove dei mezzi é qui più semplice ). Se il sistema impositivo funzionasse – dovunque compare questa priorità – il reddito di cittadinanza potrebbe essere interpretato come imposta negativa sul reddito: chi é al di sotto di un redito “di sopravvivenza” anziché pagare le tasse riceve un reddito. In estrema sintesi: evitiamo la burocrazia della prova dei mezzi e passiamo un reddito minimo là dove  vi é un’esigenza grave che emerge dai fatti o dove vogliamo “investire” per il futuro ( i giovani )

  27. Jonathan Quattropani

    sarebbe più semplice e redditizio stabilire un reddito di lavoro dipendente minimo (indipendentemente dal lavoro) di 1000 € … e modificare l’irpef: esenzione fino a 10000 € e aliquota al 50%

  28. Andro

    500 euro per 50 milioni di cittadini fa 25 miliardi non 300! il 2% e non il 20% del PIL! Basta una calcolatrice. Questo errore sta facendo il giro di tutti i siti di informazione. Consiglierei una errata corrige.

  29. Francesco Silva, è un piacere leggerti direttamente in questa discussione. Io lessi con interesse l’articolo di cui scrivi (e che ho nuovamente citato qui in un mio post). Se è finanziariamente possibile, ciò che resta da compiere è una campagna culturale che faccia vedere come, nonostante sia contro-intuitiva, quella del reddito di cittadinanza è una soluzione che risponde alla congiuntura economica, ad esigenze di giustizia e come sia, in fin dei conti, molto più efficace ed efficiente dei sistemi in atto. Il reddito di cittadinanza resta un orizzonte regolativo importante, che non mi sentirei di escludere a priori, né di considerare un’utopia irraggiungibile.

    Forse si dovrà partire in modo graduale, attraverso un limite di età e/o un’imposta negativa. Queste però dovrebbero, a mio parere, rappresentare fasi intermedie, di valutazione e sperimentazione, con il fine dichiarato di istituire un reddito di cittadinanza (sulla falsa riga di quanto sta accadendo in Brasile con il programma “bolsa familia”).

  30. lavoceinfo

    Gentile Andro,
    500 per 50 milioni fa si 25 miliardi, ma lei si è dimenticato di moltiplicare questa cifra per 12, i mesi dell’anno. Così facendo otterrà 300 miliardi, la cifra da noi indicata.
    Cordiali saluti

    • roby

      Punto primo: i calcoli andrebbero fatti per evitare equivoci TUTTI con la stessa misura temporale,e non alcune cifre in mesi ed altre in anni.
      Punto secondo: NON dovrebbero usufruirne del reddito chi lavora o percepisce di piu’ della somma stabilita (500/700 €).

  31. Giorgio Penolazzi

    Lavoro presso un comune e pongo agli estensori dell’articolo la domanda: ma quanto spendono i comuni in sussidi ai loro residenti indigenti? E quante risorse (umane, burocratiche e finanziarie) sono impegnate in questa attività sei servizi sociali degli 8000 comuni italiani? In altre parole non sottovaluterei la quantità di energie liberate dall’eventuale universalizzazione del reddito di cittadinanza (che assorbirebbe tutte le forme di sussidio ora presenti).

  32. clack

    Si dice che il Reddito di Cittadinanza avrebbe costi insostenibili
    dato che lo stato dovrebbe spendere 1000 euro a persona, per una
    somma totale elevatissima.

    Allora c’è da domandarsi come mai il “Celochiedel’Europa” che
    risale addirittura al 1992, e fa assumere carattere di massima
    urgenza per tutto quello che riguarda abbattimento dei salari, dei diritti e del
    welfare, per questo argomento non vale?     

    Ma soprattutto come fanno tutti gli altri stati europei, tranne la
    Grecia, a sostenerne la spesa?

    Per quale coincidenza l’economia dei paesi che non riconoscono il
    RdC ha risentito della crisi in maniera molto più pesante rispetto a
    quelli che invece affrontano le spese “insostenibili”
    necessarie per garantire la sopravvivenza a chi non ha un lavoro? 

    Per poter supportare la negazione del RdC, si dà per scontato che sia una forma di
    finanziamento a fondo perduto. Dimenticando che, servendo a mantenere
    il diritto alla sopravvivenza di chi non ha lavoro e quindi reddito,
    per definizione il RdC è destinato a essere speso integralmente.  

    Pertanto, il 21% del totale del suo costo rientra immediatamente
    nelle casse dello stato sotto forma di IVA sugli acquisti effettuati
    grazie ad esso.

    Inoltre, essendo il carico fiscale complessivo del 57,6% secondo
    le ultime rilevazioni, ne deriva che un ulteriore 36.6% (57,6 – 21)
    sarebbe reincamerato dallo stato sotto forma di tasse.

    Stimolando per forza di cose la propensione agli acquisti di una
    platea sempre più vasta di persone che da tempo li ha ridotti sotto
    il minimo indispensabile, il RdC produce un effetto positivo sulla
    domanda interna, che immagino sia quantificabile prudenzialmente in un moltiplicatore
    attorno all’1,3-1,5 della somma messa in circolo per il suo tramite. 

    La maggiore domanda induce per forza di cose una crescita della
    produzione destinata a soddisfarla, e quindi maggiore richiesta di
    manodopera, da cui un calo via via crescente della disoccupazione,
    che a sua volta va a ridurre il numero dei percettori del RdC e
    quindi la spesa ad esso necessaria. A questo si aggiunge l’aumento
    del gettito fiscale dovuto alle retribuzioni degli ex disoccupati
    tornati al lavoro, un aumento del PIL e un calo del rapporto
    debito/PIL, potenziale fattore di discesa del famigerato spread, da
    cui un minore indebitamento delo stato grazie alla spesa inferiore
    per gli interessi che vi gravano.

    Vanno aggiunti poi i minori costi sociali dovuti al calo
    dell’emarginazione e degli aspetti correlatiivi che vi ruotano
    attorno.

    Tutto questo senza contare i risvolti positivi sulla
    regolarizzazione e la normalizzazione per il mondo del lavoro, oltre
    all’abbattimento della precarietà, che produrrebbero ulteriori
    aumenti del PIL, del gettito fiscale e non ultimo del benessere
    sociale.  

    A conti fatti, e sono proprio i conti della colf al mercatino
    rionale che non si capisce come mai siano fuori dalla portata degli scienziati
    dell’economia, una volta a regime il RdC
    produrrebbe addirittura un saldo positivo per le casse dello stato e
    quindi un sostanziale recupero per le condizioni economiche del
    paese. 

    Sono convinto che è questo il vero motivo per cui si fa di tutto
    per continuare a negarlo, in obbedienza alla parola d’ordine che
    impone la sua devastazione, così da poterne meglio svendere le
    residue ricchezze e la popolazione. Che ridotta allo stremo accetterà
    senza protestare retribuzioni da fame per lavori da schiavi, con
    somma beatitudine di chi potrà sfruttarla. 

    • Giuseppe G B Cattaneo

      Mi ero perso questo post che condivido pienamente.

  33. elettore torinese

     Il reddito minimo deve confrontarsi con il pronblema della poverty trap, cioè il problema della emarginazione che è il vero senso profondo del concetto di povertà:
    http://www.slideshare.net/diedicar/choosy

  34. anonimo

    Bisognerebbe iniziare da chi ha perso il lavoro o da chi non lo ha mai avuto, contrastare la povertà assoluta. Ovviamente con 400 euro al mese non ci mantieni una famiglia ma almeno ci compri qualcosa per campare.In Europa magari viene chiamato reddito minimo ma il concetto è che a 18 anni o chi non lavora viene aiutato finchè non trova un lavoro, a prescindere dalle condizioni economiche del nucleo familiare di provenienza.

    • anonimo

      …dimenticavo di far notare ai pensatori economici ed impresari: 400 euro dati a chi non ha nulla equivale a darne 300 alle aziende, il povero farà solo da tramite nella scelta dei prodotti da comprare. Una distribuzione di liquidità che a medio termine metterà in moto l economia che altrimenti è stagnante.

  35. joetneo

    in questi ultimi anni dal 2007 ad oggi ancora non hanno capito i professori di economia seduti anche loro nelle poltrone e stipendiati che , chi come me senza lavoro dal 2006 e senza un reddito minimo , ditemi con quale magia devo ogni giorno mantenere la famiglia (moglie e due figli ,) l’ italia e costruita sulle chiacchiere e sulle poltrone sicure, qui i governi sono riusciti a far perdere l’ orgoglio di essere italiani , meglio scappare da questi luridi ignoranti che non hanno mai fatto una vera gavetta etc…..etc….

  36. Lorenzo Gucciardi

    Un tetto sul reddito si può sempre mettere…tipo 28.000€ per un sigle e 500€ di assegno di sostegno (da conteggiare nel reddito), se percettore di assegno di invalidità, con integrazione al minimo, fino 32.000€. per una coppia chiaramente l’aliquota del reddito sale e sale anche per ogni figlio in più fino a 3 figli, dopodichè si stabilizza. Se il percettore supera tale reddito, il sostegno si dimezza, fino ad assere sospeso totalmente se si supera un reddito di 87.750€ annui (sono esenti dal cumulo familiare gli anziani con pensione di vecchiaia [specifica: Inclusione dell’anziano nella vita sociale e nella crescita dei nipoti]). Un progetto (sono riuscito a leggerlo) in proposito sviluppato in Abruzzo giace nei cassetti di alcuni tecnocrati del dire…ma del fare ne masticano poco.

  37. massimo focosi

    E chi ha più di 50 anni ed è senza lavoro e non lo trova cosa fa?

  38. loredana

    vorrei sapere ma a oggi è uscito il minimo reddito garantito? è stato approvato?

  39. pl.mrtll

    opero da anni nella cooperazione a titolo di volontariato e di lavoro. quello che ho visto nelle strutture di accoglienza per gli immigrati e di assistenza per i disabili è qualcosa che devasta dall’interno ogni qualsiasi forma di giustizia sociale e di solidarietà collettiva. anzi, è proprio il concetto base di “bene comune” a venirne pesantemente travolto. il reddito minimo e tutte le altre formule di sostegno al reddito e lotta alla povertà in realtà disegnano un sistema sociale fortemente distorto da evasione ed elusione fiscali, in cui basta lavorare senza contratto (il lavoro nero è ancora prevalente) per campare, e bene, senza ISEE. non per decisione del datore di lavoro, specie visti gli sgravi fiscali, ma per convenienza del lavoratore/lavoratrice. che per tale via ricevono reddito di lavoro e insieme sostegno al reddito, assistenza gratuita, alloggi popolari, ecc. per cui si vedono finti poveri (se immigrati e disabili la finzione è agevole) ricevere assistenza che in realtà è regalia. si hanno situazioni di reale servitù dell’assistente, presunto “forte”, all’assistito, presunto “debole”. il tutto in grave danno della spesa pubblica, dei costi sociali, dell’economia intera. ma in cambio di cosa?… una rete di controlli effettivi ed efficaci risolverebbe i problemi

  40. AL

    Da guardare su debito/pil l’effetto, non sul debito perche il lavoro svolto come condizione al RC aumenta il PIL ( e contabiliazzato cosi in Ungheria e Slovacchia) : Se finanziato tutto su debito
    con ipotesi a) di valore di 6euro/h del lavoro svolto per 8h alla settimana di b ) 1 membro in famiglia l’effetto e’ + 0.3% … + 0.4 % su debito/pil, (0.7% con i numeri del articolo) .

    Per assurdo se 2 particiapano nelle 8 ore di lavoro setttmanale per ogni familia l ‘effetto e’ che il denito / pil si riduce !

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