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L’esitazione vaccinale: un percorso a ostacoli*

La sospensione in via precauzionale del vaccino AstraZeneca rischia di alimentare dubbi e sospetti. Per ristabilire la fiducia dei cittadini servono cautela, trasparenza e rapidità. Oltre a una corretta diffusione delle notizie da parte dei media.

Una sospensione precauzionale

Nei giorni scorsi sono emerse, in Italia e in altri paesi europei, segnalazioni di potenziali effetti avversi del vaccino AstraZeneca. Inizialmente, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), così come le autorità sanitarie di altri paesi, avevano deciso di sospendere in via cautelativa l’utilizzo di alcuni lotti (il provvedimento in Italia aveva riguardato il lotto ABV2856). Successivamente, sia in Italia sia altrove, si è deciso di interrompere temporaneamente, a titolo precauzionale, la vaccinazione con vaccino AstraZeneca, in attesa che l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) completi la sua review sul vaccino e accerti se esista o meno un nesso causale tra la somministrazione del vaccino e gli eventi avversi.

Vista l’emergenza sanitaria e il massiccio piano vaccinale in corso, le notizie hanno ricevuto una notevole copertura mediatica, che si teme possa sollevare nuovi dubbi sulla sicurezza dei vaccini e incrementare quella che in letteratura viene definita vaccine hesitancy (cioè lo scetticismo nei confronti delle vaccinazioni che può portare a rimandare o addirittura evitare il trattamento).

Già nel 2019, prima dello scoppio dell’attuale pandemia da Covid-19, l’Organizzazione mondiale della sanità includeva la vaccine hesitancy tra i dieci maggiori pericoli per la salute mondiale; è quindi opportuno in questa fase delicata del piano vaccinale non sottovalutare le implicazioni di questi eventi, a maggior ragione visto che coinvolgono più paesi e vista la facilità con cui le informazioni – a volte anche contrastanti – vengono diffuse dai media.

Le possibili conseguenze

Quale potrebbe essere l’effetto della copertura mediatica data alle decisioni di sospensione delle vaccinazioni con il vaccino AstraZeneca sulla campagna vaccinale? Possono le autorità sanitarie intervenire per evitare un eccessivo allarmismo nella popolazione?

In un lavoro di recente pubblicazione abbiamo esaminato gli effetti di un simile caso verificatosi durante la campagna vaccinale contro l’influenza del 2014 in Italia. In quel caso, i media avevano ampiamente riportato notizie riguardanti il ritiro di alcuni lotti di vaccino antinfluenzale (Fluad) in seguito ad alcune morti sospette verificatesi in concomitanza con la somministrazione del vaccino. Anche in quel caso l’Aifa agì tempestivamente e, secondo i protocolli previsti a livello europeo, ritirò i lotti sospetti. Dopo alcuni giorni e le dovute indagini la stessa Agenzia stabilì l’inesistenza di nessi causali tra la vaccinazione e gli eventi avversi; la conclusione dell’ente italiano fu confermata dopo pochi giorni anche dall’Agenzia europea per i medicinali. Per dar conto dell’eco mediatica generata nel caso in esame, la Figura 1 mostra la sequenza temporale degli eventi e l’intensità dell’attenzione mediatica nelle settimane precedenti e in quelle successive al ritiro del vaccino (avvenuta in data 27 novembre 2014).

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Figura 1 – Copertura mediatica della campagna vaccinale 2014: morti sospette e ritiro vaccino Fluad (numero articoli di stampa sui principali quotidiani nazionali, numero di decessi riportati in relazione alla vaccinazione e ricerche correlate a “vaccinazione influenzale” su Google Trends).
Fonte: Fig. 1 riportata in Brilli, Lucifora, Russo e Tonello (2020).

Per analizzare gli effetti della copertura mediatica dei casi avversi e del ritiro del vaccino sulla decisione di vaccinarsi degli individui abbiamo correlato il numero di articoli apparsi sui principali quotidiani italiani con il numero di vaccinazioni effettuate giornalmente nella stagione 2014 rispetto alle stesse misurate nella campagna dell’anno precedente (i dati giornalieri si riferiscono al numero di vaccinazioni della Città metropolitana di Milano).

I risultati mostrano che la copertura mediatica degli eventi avversi e del ritiro del vaccino hanno influenzato negativamente la copertura vaccinale. Ogni articolo di giornale sul tema ha determinato una riduzione delle vaccinazioni giornaliere di circa il 2,5 per cento. Tuttavia, l’effetto mostra poca persistenza temporale. Nella Figura 2 si vede che rispetto al giorno della vaccinazione (k=0) l’effetto delle notizie apparse k giorni prima (k negativo) dopo circa 10 giorni non è più statisticamente diverso dal trend della campagna vaccinale precedente: un intervallo di tempo corrispondente a quello trascorso tra il ritiro dei lotti e la pubblicazione delle notizie ufficiali circa l’insussistenza di un nesso causale tra eventi avversi e vaccinazione.

Figura 2 – Dinamica degli effetti della copertura mediatica dei casi sospetti nella campagna 2014 sulle vaccinazioni giornaliere.
Fonte: Fig. 3 riportata in Brilli, Lucifora, Russo e Tonello (2020).

Ristabilire la fiducia

Nello studio riportavamo due raccomandazioni. La prima riguarda la cautela che deve essere adottata dalle autorità sanitarie nel comunicare le procedure di verifica di casi avversi e la sospensione (seppur in via precauzionale) di un vaccino, data la particolare sensibilità degli individui ai rischi “percepiti” dell’immunizzazione e al rischio di over-reaction. La seconda, in relazione agli eventi avversi della vaccinazione, è quella di cercare di ristabilire quanto prima la fiducia nel vaccino sospeso: infatti i nostri risultati mostrano che l’effetto negativo sulla copertura vaccinale rientra non appena viene data conferma che non esiste un nesso causale tra i “gravi eventi avversi” e il vaccino. L’obiettivo primario delle autorità sanitarie dovrebbe essere quello di ristabilire tempestivamente e in modo trasparente la fiducia nel trattamento sanitario.

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Queste raccomandazioni valgono anche nel caso dell’attuale campagna vaccinale per Covid-19 e, vista la scala europea della campagna vaccinale, è giusto che sia l’Ema a occuparsene per evitare notizie discordanti tra i paesi. Se, come ci auguriamo, le verifiche dell’Ema confermeranno che i casi avversi non sono causalmente legati al vaccino, anche la corretta diffusione di questa informazione da parte dei media svolgerebbe un ruolo cruciale per ristabilire in tempi rapidi la fiducia dei cittadini e riprendere la campagna vaccinale.

* Le opinioni espresse in questo articolo sono personali e non riflettono necessariamente la posizione delle istituzioni di appartenenza.

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  1. Savino

    Lo scudo penale è un privilegio inaccettabile per medici e scienziati, quando i cittadini normali vengono sottoposti a controlli assurdi e restrizioni anch’esse di tipo penale. Lo scudo penale è proprio un modo per violare l’articolo 32 della Costituzione altri principi costituzionali. Il ministro Speranza che lo caldeggia dovrebbe dimettersi.

  2. Lorenzo

    I mass media svolgono un ruolo cruciale nell’orientare l’opinione pubblica. Se l’eccezione viene innalzata a simbolo (alcuni casi su milioni di somministrazioni) la campagna è già finita.

  3. Max

    Articolo molto interessante, grazie agli autori/autrici. Devo dire che nel caso Covid, sulla hesitancy contribuisce non poco la mancanza di cultura scientifica, e l’ignoranza del concetto di rischio accettabile. Quando assumiamo un farmaco leggendo il bugiardino ne accettiamo i rischi, e nella maggior parte dei casi non abbiamo gli effetti collaterali. Quando guidiamo un’auto accettiamo implicitamente il rischio di poter fare un incidente. Prendendo l’auto evidentemente consideriamo il rischio accettabile (in quanto remoto). Quindi qui bisogna stabilire: 1) nesso di causa ed effetto tra vaccino e eventi avversi; 2) anche se ci fosse, quanto remoto è il rischio di eventi avversi dovuti al vaccino.. Un po’ di cultura scientifica ma anche di semplice analisi costi benefici servirebbe a gran parte della popolazione. Il miglior vaccino contro l’hesitancy forse è la cultura e l’istruzione….spesso anche un buon “vaccino” contro l’ottusità.di certe posizioni.

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