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Chi comanda in pandemia

La Corte costituzionale ha definitivamente chiarito che la gestione delle politiche contro le epidemie spetta allo stato. Diventa così pretestuoso tutto il dibattito sul Titolo V. Ma va costruito un più corretto rapporto istituzionale centro-periferia.

Una gerarchia ben chiara

La sentenza della Corte costituzionale in merito alla legge regionale 11/2020 della Regione autonoma Valle d’Aosta chiarisce definitivamente una questione fondamentale, come sottolineato anche da autorevoli giuristi. La legge della Val d’Aosta imponeva misure di contrasto all’epidemia di Covid-19 differenti da quelle previste dalla normativa statale. La sentenza della Consulta stabilisce invece che la gestione delle politiche per affrontare la pandemia rientra nella materia “profilassi internazionale” e non in quella della “tutela della salute”. Questo significa che, in base all’articolo 117 della Costituzione, si tratta di una materia di competenza esclusiva dello stato centrale e non di una materia di legislazione concorrente tra stato e regioni. In soldoni, nel campo delle politiche di contrasto alle epidemie, lo stato comanda e le regioni ubbidiscono. O almeno così dovrebbe essere sulla base della distribuzione delle competenze come definite dalla Costituzione.

La conclusione della Corte costituzionale non sorprende alla luce della lettura del Piano pandemico nazionale, dove questa gerarchia è ovvia e reiterata; tant’è che lo avevamo notato anche noi, che giuristi non siamo, in articoli precedenti.

Una scelta politica

La sentenza della Corte costituzionale ha una serie di implicazioni importanti, sia per l’interpretazione del recente passato che per il futuro. In primo luogo, tutto il dibattito che si è scatenato in questi mesi di pandemia sul Titolo V, cioè sulla riforma costituzionale che nel 2001 ha dato maggiori competenze legislative alle regioni, è fuorviante. Ci possono essere naturalmente altre ragioni per decidere di rivedere il Titolo V; ma non si può attribuire a quest’ultimo la gestione conflittuale della pandemia tra stato e regioni. Le norme ci sono e sono chiare; e avrebbero consentito una gestione più unitaria degli interventi contro il Covid fin dall’inizio (dalla ri-organizzazione degli ospedali fino alla somministrazione dei vaccini); gestione unitaria che invece è largamente mancata.

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Pare anche difficile sostenere che il governo non abbia seguito questa strada perché mancava di competenze giuridiche appropriate; se c’è una cosa che non manca alla burocrazia italiana, deficitaria in tanti altri campi, sono proprio i buoni giuristi. Perché allora il governo ha preferito seguire una strada diversa? La ragione è probabilmente politica. Un governo debole, sostenuto da una coalizione di centro-sinistra, non se l’è sentita di andare allo scontro con regioni in larga parte sotto il controllo del centro-destra, oltretutto con presidenti fortemente legittimati dall’elezione diretta. Ha preferito dunque cercare la strada della “collaborazione istituzionale” che, tra l’altro, ha consentito ai due livelli di governo di praticare il gioco del cerino, scaricandosi addosso, a fasi alterne, le responsabilità. Se questo ha significato, e significa tuttora, una cacofonia delle proposte e delle politiche contro la pandemia, pazienza.

Guardando al futuro, si affacciano due considerazioni. Primo, per quanto riguarda la pandemia, la speranza è che la chiarezza legislativa imposta dalla sentenza della Corte costituzionale e il fatto che il governo sia ora sostenuto da una coalizione straordinariamente ampia consentano una gestione più unitaria ed efficiente delle politiche di contrasto, soprattutto nella attuale fase cruciale di distribuzione del vaccino. Il rischio è invece che le tensioni sulle scelte dolorose che comunque dovranno essere prese, in passato limitate al conflitto tra stato e regioni, si estendano ora all’interno del governo, con l’effetto di generare veti incrociati e blocco delle decisioni. Confidiamo nell’azione del presidente del Consiglio per evitare che questo avvenga.

Secondo, il sistema istituzionale italiano va comunque ripensato. Serve una camera di compensazione dei conflitti tra il centro e le periferie (non solo le regioni, ma anche i comuni). Tramontate le ipotesi di Senato federale o Senato delle regioni, con il fallimento delle ultime due proposte di riforma costituzionale (2006, 2016), vanno cercate e trovate altre soluzioni. A partire da un rafforzamento del ruolo della Conferenza permanente per i rapporti tra lo stato e le regioni. Cercasi costituzionalisti e scienziati politici per un contributo in questa direzione.

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10 commenti

  1. Savino

    Il virus ha colpito di più in tutti gli Stati federali e confederali, la risposta deve essere la più vasta possibile territorialmente.

  2. La sentenza è una (gradita) forzatura. I giudici che cambiano legge e costituzione rispetto al testo e all’intenzione del legislatore e costituente! Meglio chiarire il testo. Oltre i problemi di competenza c’è un problema di potere: i presidenti di regione (eletti direttamente e con assemblea non democratica a maggioranza certa) sono nel loro ambito molto più potenti del PdC. In caso di frizioni sulle competenze questo gioca a favore delle regioni. Questa situazione equivoca e sbilanciata è in forte contrasto con il presunto modello tedesco in cui i governi dei Länder sono supportati o censurati da assemblee democratiche e dove i conflitti si risolvono a favore dello stato federale. Piuttosto che festeggiare la sentenza da non giuristi ci sarebbe da ripensare l’intero sistema pseudo-federale italiano; i Länder esistevano prima dell’impero a guisa prussiana di Bismarck, le regioni sono state create negli anni 70, dallo stato.

    • Savino

      Ripensiamolo abolendolo e ri-centralizzando. In fondo, Cavour prima e Giolitti poi hanno dato vita alle migliori riforme amministrative unendo e centralizzando e non suddividendo l’atomo, pensando una nazione unica.

  3. Lorenzo

    Per una birichina coincidenza cronologica nel 2001 in Germania veniva approvato il piano pandemico nazionale (“È importante notare che la delega decisionale al livello regionale-comunale garantisce rapidità d’intervento e maggiore efficacia. A livello nazionale resta il coordinamento attraverso il Krisenstab …”) e in Italia con meno del 35% dei voti espressi (che nemmeno nel mio condominio sarebbe passato) veniva approvata la legge costituzionale della devoluzione alle Regioni. Tutto sommato ci è andata bene perchè l’anno scorso il governo non esprimeva esponenti del Papeete.

    • Savino

      Nel 2001 quelli del Papeete erano sul prato di Pontida, svolgevano il rito dell’ampolla e Bossi invitava ad un uso improprio del tricolore, per questo abbiamo il federalismo all’amatriciana fatto dalla sinistra.

    • MP

      In compenso hanno RUBATO TANTI SOLDI , in sintonia con l’europarlamento, ai cittadini italiani.

  4. Alberto Isoardo

    La Corte Costituzionale, la crema della casta italiana, dimostra una volta ancora l’incertezza del diritto in Italia tramite pronunciamenti saltuari e frutto, più che del diritto, della convenienza politica.
    Siamo un paese in cui i diritti individuali sono stati cancellati senza che qualcuno protestasse ufficialmente, solo qualche mugugno da parte di qualche magistrato, e con il beneplacito di tutta la stampa italiana che non si è nemmeno degnata di riportare una sentenza dell’Alta Corte olandese che ha cassato l’impostazione dei lockdown. La suddivisione dei poteri è stata tranquillamente cancellata dai DPCM rendendo pure possibili gli arresti domiciliari di massa che, nella nostra costituzione sarebbero possibili solo in caso di guerra. In un paese civile i cittadini fanno tutto ciò che non è vietato mentre lo stato procede secondo quanto scritto e nelle modalità previste. Ma questo non succede da noi. L’Alta Corte si permette di non vedere e quindi di non difendere i cittadini. Ormai tutte le istituzioni di garanzia svolgono il loro ruolo nei confronti della casta, non dei cittadini. Diventa tutto una barzelletta come l’obbligatorietà dell’azione penale che serve a denunciare un sindaco per l’inquinamento ma non l’omissione di atti di ufficio di un altro che danneggia il cittadino non producendo carte di identità o atti di morte.Viva la repubblica delle banane!

  5. carlo giulio lorenzetti settimanni

    Il nocciolo della questione attiene al significato da attribuire alla locuzione “profilassi internazionale” e alla individuazione delle materie e degli interventi riconducibili a questa funzione.in altre parole, tutti gli interventi rivolti alla prevenzione e al contrasto della pandemia, alla cura dei malati, alla somministrazione dei vaccini rientrano in questa funzione ? O da un punto di vista sia logico, sia medico sanitario è possibile e, forse, necessario distinguere alcune misure dirette chiaramente a impedire la diffusione della malattia in ambito internazionale e altre che sono dirette alla cura e all’assistenza dei malati e quindi naturalmente rientranti nella “tutela della salute”? La Corte ha evidentemente ritenuto che queste diverse attività siano tra loro inscindibili e si quindi pronunciato a favore della competenza esclusiva dello Stato. Non ci resta che attendere le motivazioni della sentenza per comprendere la logica seguita dalla Corte.

  6. bob

    il problema credo che sia solo e soltanto di onestà intellettuale. Come può funzionario uno Stato ( minuscolo) con 21 Pro Loco. La follia delle leggi concorrenti Stato – Regione. Cosa vuol dire? Questo Paese è rinato dalle ceneri di un guerra drammatica come Stato e non come una babele di pro loco. Serve a qualcosa la Storia? Non solo. La gretta politica localistica- regionalistica ha creato un vuoto culturale immane. Ha plasmato e abituato il popolino a ragionare con una visione dell'”orto della propria casa”. Ha creato mediocri e patetici personaggi politici che davanti a improbabili microfoni di altrettante improbabili pseudo – tv si atteggiano a Governatori mettendoci alla berlina davanti a tutto il mondo.
    Neanche il grande Totò era arrivato a tanto.

  7. bob

    “La Corte ha evidentemente ritenuto che queste diverse attività siano tra loro inscindibili e si quindi pronunciato a favore della competenza esclusiva dello Stato” Mi perdoni. C’era bisogno dell’intervento della Corte Costituzionale? Oppure un dose minima di buonsenso e di onestà intellettuale? Cosa dice?

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