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Chi impara di meno con la didattica online

Sostituire la didattica in presenza con quella online potrebbe avere effetti negativi sulle competenze degli studenti. Non sembrano nuocere all’apprendimento, invece, le modalità miste. I più penalizzati? Potrebbero essere gli studenti a bassa abilità.

Vantaggi e svantaggi della didattica online

L’emergenza sanitaria derivante dalla diffusione del coronavirus ha costretto le scuole e le università italiane, così come quelle di tanti altri paesi, a modificare radicalmente, nel 2020, il modo in cui facevano didattica e dalle lezioni in presenza si è passati a quelle online. Non possiamo escludere che le condizioni epidemiologiche impongano ancora il ricorso a questa modalità didattica. Inoltre, da più parti si discute delle opportunità che potrebbero derivare dal nuovo sistema di insegnamento. Ma cosa sappiamo degli effetti che produce la didattica a distanza sulle competenze degli studenti? L’evidenza scientifica mostra effetti negativi soprattutto per gli studenti a bassa abilità.

Dal punto di vista teorico, la didattica a distanza presenta sia vantaggi che svantaggi rispetto alla didattica in presenza. Tra i vantaggi, quello derivante dai minori costi che comporta, dato che la stessa lezione può essere seguita da un gran numero di studenti. Inoltre, vi è la possibilità, per gli studenti, di seguire le lezioni quando preferiscono, di evitare aule troppo affollate, di avere l’opportunità di rivedere le lezioni per comprendere aspetti non immediatamente chiari. Vi è anche un risparmio in termini di costi di mobilità sia per docenti che studenti, con risvolti positivi sia privati (in termini di maggiore disponibilità di tempo, minore spesa per trasporti) che sociali (ad esempio minore inquinamento).

Vi sono certamente anche una serie di importanti svantaggi, tra cui i danni che possono derivare dalla mancanza di interazione diretta tra pari, nonché le difficoltà per gli studenti meno determinati e con maggiori problemi di procrastinazione a mantenere il passo con il programma.

Capire in che modo i diversi effetti vadano a influenzare le competenze acquisite dagli studenti non è certamente facile: richiede innanzitutto la disponibilità di dati adeguati, nonché una metodologia empirica che permetta di individuare un effetto causale.

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Evidenza sugli effetti

L’evidenza disponibile riguarda esclusivamente la formazione universitaria. Infatti, per quanto relativamente nuovi per il nostro paese, i corsi universitari online sono presenti ormai da diversi anni negli Stati Uniti e in diversi paesi avanzati. In molte università, già prima dell’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del coronavirus, era possibile scegliere di seguire alcuni corsi o anche solo alcune lezioni online. Sulla base di queste esperienze si sono potute realizzare le prime valutazioni degli effetti.

Nel comprendere in che modo la didattica online influenza le competenze acquisite, il problema principale è quello derivante dall’autoselezione degli studenti che generalmente possono scegliere se seguire i corsi online oppure in presenza. Poiché la scelta può essere diversa a seconda delle caratteristiche (osservabili e non osservabili) degli studenti, vi è il rischio di attribuire alla modalità didattica prescelta un impatto che invece è dovuto alle caratteristiche degli studenti stessi, che possono influenzare direttamente la performance accademica.

Molti degli studi esistenti, non risolvendo questi problemi, sono solo descrittivi e non hanno l’ambizione di riuscire a stimare l’impatto della didattica online. Altri invece, grazie a tecniche sperimentali, fanno qualche passo in avanti. Il primo studio che ha cercato di analizzare l’effetto causale della didattica online è dovuto a David Figlio, Mark Rush e Lu Yin (2013) che, per risolvere i problemi di autoselezione, ricorrono a un esperimento in cui gli studenti iscritti a un corso di microeconomia in una università degli Stati Uniti vengono assegnati in modo casuale a due modalità didattiche alternative: una in presenza e l’altra online. I risultati mostrano effetti negativi delle lezioni online che si concentrano tra gli studenti maschi e tra quelli a più bassa abilità.

Ulteriore evidenza sugli effetti negativi della didattica online viene fornita da un altro studio che confronta lezioni in presenza con lezioni in modalità “blended” (quelle online sono alternate con incontri in presenza) e lezioni interamente online. In base a questa analisi, l’assegnazione al corso online comporta un peggiore risultato in termini di voto all’esame di circa 10 punti su 100. In modo simile Eric Bettinger, Lindsay Fox, Susanna Loeb e Eric Taylor (2017) mostrano che i corsi online producono un effetto negativo sulla performance accademica degli studenti e aumentano il rischio di abbandono. Il vantaggio della loro analisi è che, a differenza degli altri studi che offrivano evidenza relativa a singoli corsi universitari, ne esamina ben 700 diversi.

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Al contrario, la letteratura esistente è meno netta riguardo agli effetti della didattica mista rispetto a quella totalmente in presenza. Mentre diversi studi indicano una sostanziale equivalenza tra le due, un recente lavoro, che analizza gli effetti derivanti dalla possibilità di seguire le lezioni in streaming invece che esclusivamente in presenza, mostra un impatto negativo sui risultati ottenuti dagli studenti a bassa abilità e positivo invece per quelli ad alta capacità. A giustificazione del risultato gli autori sostengono che se non ci fosse stata la possibilità di seguire le lezioni in streaming, gli studenti ad alta abilità non le avrebbero seguite affatto (adesso almeno le seguono in streaming), mentre quelli a bassa abilità le avrebbero seguite in presenza.

In conclusione, la letteratura esistente mette in guardia rispetto agli esiti che potrebbero derivare dalla sostituzione della didattica in presenza con quella online, ma suggeriscono anche che modalità di didattica mista potrebbero, se non apportare benefici, almeno non nuocere all’apprendimento degli studenti. Tuttavia, gli studenti a bassa abilità sono quelli che rischiano di pagare il costo più alto e che meritano particolare attenzione da parte dei decisori.

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  1. Antonio Carbone

    È vero che gli studi hanno preso in considerazione il settore universitario, ma considerando che gli studenti (universitari) a “bassa abilità” sono penalizzati, che dire di quelli a “nulla abilità” (almeno informatica) di prima e seconda elementare!? Questi, l’abilità devono ancora formarsela!
    Salvo rare voci, non si sente proprio parlare degli enormi danni formativi che avranno i più piccoli.
    Un silenzio e una mancanza d’azione specifica che giudico veramente colpevoli!

    • giuseppina

      Una buona idea in questo periodo particolare, in cui non può essere sempre garantita la didattica in presenza, sarebbe stata fare corsi on line di materie attinenti all’informatica (coding ecc). Corsi del genere sono ben fruibili a distanza e poco diffusi nelle scuole italiane. Oltretutto già esistono corsi gratuiti destinati ai bambini -minimo 8 anni- e ai ragazzi (per es. Programma il futuro). La momentanea difficoltà potrebbe diventare un’opportunità. Resta il problema degli studenti meno seguiti dalle famiglie o con minore disponibilità di mezzi tecnici; in questi casi probabilmente la didattica mista aiuterebbe anche più del solito e una formazione informatica renderebbe i ragazzi più autonomi..

  2. Giovanni Acerboni

    Che cosa intende per Didattica a distanza? Da almeno 25 anni i bravi docenti la utilizzano, ma non è certo quella in Teams o simili improvvisata dalle scuole durante il lockdown. Se lei intende quest’ultima (come mi pare), le sue considerazioni fanno molto molto male e ingiustamente alla Didattica a distanza, che è tutt’altra cosa. Se invece lei si riferisce a modalità evolute di Didattica a distanza, allora gradirei qualche dettaglio in più, per capire in quali attività alcuni studenti vengono penalizzati.

  3. Ruben Benatti

    Nessuno considera il fatto che scuola e soprattutto università sono soprattutto socializzazione, scambio e dialogo. Non solo una persona che parla e le altre che ascoltano. Se si eliminano quelle, tanto vale dare i libri agli studenti e che si arrangino. Può essere utile la DAD come supporto in certi casi, ma non deve diventare la regola, come invece prima o poi ci porteranno a fare. Nessuno si preoccupa degli esami che diventano una farsa, degli studenti che si disconnettono o fanno quello che vogliono, che non tutti possono permettersi una connessione adeguata, non tutte le famiglie possono permettersi più computer, non tutti gli studenti hanno una stanza tutta per sè… la DAD può piacere solo agli studenti che non hanno voglia di studiare o ai docenti che non hanno voglia di lavorare…

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