Mentre la trasformazione del coronavirus in una pandemia e il blocco dei voli Europa-Usa deciso da Trump fanno crollare le borse, anche la recessione italiana si diffonde oltre turismo, moda e beni durevoli fino agli esercizi commerciali, arrivando nel mercato interno. Per ridare fiducia ci vorrebbe l’aiuto della politica.
Proprio quello che ieri, alla sua prima uscita importante da presidente della Bce, Christine Lagarde ha fatto mancare da Francoforte. Compito della Bce non è dare la colpa agli altri ma tenere insieme l’euro con i tanti strumenti a sua disposizione. E anche sul fronte dei governi si vedono i primi impegni (15 miliardi dal governo italiano, solo 25 dalla commissione Ue a 27) in un quadro di ancora imperfetto riconoscimento della gravità dei danni. Eppure la leadership europea ha tutti gli strumenti (e studi basati sulle esperienze precedenti) per cogliere la gravità della crisi. Che potrebbe essere peggiore del passato perché l’economia mondiale è sempre più grande e interconnessa.
Nell’emergenza la scuola trasferisce online studenti e docenti. Con buona volontà ma vari problemi: la banda larga diffusa a macchia di leopardo, la diversità – tra famiglie ricche e povere – di connessione, l’impreparazione di molti professori e quella dei nativi digitali, abili sui social media ma meno nell’imparare a distanza. Altro che un metro di distanza per non infettarsi! Nelle carceri italiane ci sono 51 mila posti ma 61 mila detenuti, con picchi di sovraffollamento proprio in Lombardia. Così le restrizioni per far fronte all’epidemia sono state la scintilla nella polveriera e hanno scatenato violentissime rivolte.
Chissà se da questo tsunami usciremo tutti meno liberi, come è accaduto altre volte. Già oggi il rapporto annuale sulle libertà nel mondo registra la recessione qualitativa di alcune democrazie, anche europee.

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